Capitolo 15

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Il respiro è solitamente qualcosa di silenzioso, almeno finché non necessiti del più tombale dei silenzi, allora riesci a udirlo. Veloce, incalzante, pesante e terribilmente rumoroso. Il mio petto sembrava aver iniziato a danzare e il cuore, fragile come quello di un leprotto colto alla sprovvista, batteva con violenza contro il costato.

Lo sguardo fisso verso il nemico, attendevo con terrore l'ora della mia morte. Riuscivo a percepire tutte le mie emozioni con un'intensità mai provata prima. La più piccola marachella compariva nella mia testa con il senso di colpa a braccetto. La mia mente riciclava tutti i sorrisi, i litigi, le carezze e i momenti vissuti fino a quel momento e mai, come allora, mi parvero magnifici. Era incredibile persino vivere. La mia esistenza, che fino a qualche settimana prima avevo tanto desiderato cambiare, appariva perfetta. In quell'istante, rannicchiata a un cespuglio di spine, i graffi che frizzano sulla pelle sudata, mi attaccai alla mia piccola e insignificante vit, come mai prima di allora.

«Juno, il cerchio è perfetto?» Sussurrò la Sorella al mio fianco, mal celando un rantolo di dolore.

«Io... Sono scivolata e credo di aver rotto il cerchio ma...» Le parole venivano difficili da pronunciare, mentre i miei occhi continuavano a vagare sullo Shen che, lentamente, avanzava verso di noi con fare minaccioso.

«L'ho ricostruito! Credo...»

«Maledizione!» Imprecò la ragazza. Avrei voluto ribattere a quell'affermazione, dopotutto non ero una sciamana e non ero stata addestrata a tale compito, ma la mia attenzione venne catturata dallo Shen che iniziò ad annusare l'ara interessato, poi la sua testa calva si abbassò. Il suo respiro ansante fece sollevare una piccola porzione di foglie dal terreno, poi la sua lingua uscì dalla bocca e saggiò qualcosa.

«Cosa sta facendo?» Chiesi perplessa e stando bene attenta a non muovere un millimetro del mio corpo. Improvvisamente dentro di me era nata la consapevolezza che se mi fossi mossa, il cerchio si sarebbe spezzato e la creatura mi avrebbe vista.

«Sta sentendo il mio sangue e questo vuol dire che il cerchio è debole.» Ed ecco la certezza. Ciò che avevo costruito era instabile, proprio come me. Se soltanto Xavier non mi avesse abbandonata in quella situazione... Ma certo!

«Ivory, colpiscimi!» esclamai voltandomi verso la ragazza. La Sorella mi fissò allibita, contesa tra l'incredulità e la serietà.

«Cosa?»

«Lo so che sembra strano...» Non terminai la frase perché la sua mano si scagliò con forza sulla mia guancia. Un dolore lancinante mi colpì il volto e mi spinse a voltare la testa di lato.

«Ahia! Ma sei impazzita?» Le urlai toccando la parte lesa. Mi aveva colpita senza farsi troppe domande e quello che più mi lasciava inebetita era la soddisfazione che nutriva in quel momento.

«Volevo farlo da ore» si scusò. Lo Shen continuava ad annusare l'aria intorno a noi, ma non prendeva minimamente in considerazione l'idea di allontanarsi dal cerchio, come se percepisse la nostra presenza. I minuti trascorsero in silenzio. Il sudore iniziò a colare lungo il collo, giù verso i seni e incollando la maglietta alla pelle. Per quale motivo Xavier ci metteva tanto? Avrebbe dovuto sentire il dolore provocato dallo schiaffo di Ivory, allora perché non correva da me?

Un lieve sussurro lontano iniziò a espandersi nel sottobosco. Una lieve brezza scivolò rapida tra la fitta boscaglia, scompigliando appena i miei capelli e solleticando la pelle fino a farmi percorrere da numerosi brividi di freddo.

«Che cosa è stato?» Domandai voltando la testa in tutte le direzioni. Era stato appena udibile, ma lo avevo sentito bene, era un fischio, quasi un sibilo. Ivory si sedette meglio e digrignò i denti per il dolore causato dalla ferita sulla spalla.

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora