Capitolo 33

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La sera del rituale

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La sera del rituale...

Da quando ero stato librato dal rubino, mi prendevo spesso dei momenti per me stesso. La ragazzina non aveva affatto bisogno della mia presenza al suo fianco e ciò mi garantiva la possibilità di girovagare in città e godermi attimi di pura libertà. Non mi pentivo affatto di essere scontroso con lei, se ciò mi consentiva di potermene stare a zonzo in tranquillità. Entrai nella casa che il cielo era ormai buio. Tutte le luci erano spente, tranne quella del bagno. Mi avvicinai, la porta accostata lasciava fuoriuscire una sottile nube di vapore. Mi appoggiai allo stipite e spalancai quel pezzo di legno stando attento a non compiere il minimo rumore. Lei era lì, in piedi davanti allo specchio con indosso solo un asciugamano. Si osservava le ciocche dei capelli con aria nervosa e non ne capivo affatto il motivo. Sembrava che le preoccupazioni di Tara fossero del tutto infondate sulla figlia. La ragazza appariva una semplice umana, una sciamana del tutto inesperta al suo mestiere.

«Cosa stai facendo?» Le chiesi. Si voltò di scatto, come se l'avessi sorpresa a rubare qualcosa e poi si strinse l'accappatoio più addosso, lasciando che aderisse completamente al corpo mostrando le sue forme sinuose.

«Si può sapere cosa ci fai qui? Esci!» Strillò inviperita.

«Cosa stavi facendo?» Domandai ancora non muovendomi di un solo centimetro. Già, perché preoccuparmi di un tale esserino? Sembrava innocua e Magdalena non si era mostrata per rivendicarla per ben venticinque lunghi anni. Quella mezza sciamana si era preoccupata per niente ed era morta per niente...

«Sono affari miei e adesso esci!»

«Ti stavi guardando i capelli...» Continuai vedendola ingoiare un groppo di saliva. Era nervosa, glielo leggevo in faccia.

«Non guardavo i capelli, ma le rughe!» Mentì portando una mano sulla testa. Aggrottai la fronte con aria confusa.

«Rughe?»

«Tu non te le guardi mai?» Cercò di sviare l'argomento. Mi stava prendendo in giro ed era una cosa che non tolleravo affatto, non da una mocciosa come lei.

«Non vedo l'ora che tu esegua il rituale» ringhiai pronto ad andarmene, ma la sua voce mi richiamò all'istante.

«Xavier, dove sei stato tutto il giorno?» Cosa accidenti le importava? Si metteva a fare la padrona?

«Non sono affari che ti riguardano.»

«Oggi uno come te mi ha infastidita.» Ero pronto a chiudere la conversazione, sicuro di andarmene vittorioso, ma le sue parole mi fecero accigliare.

«Uno come me?» Saggiai attentamente quelle parole. A cosa si riferiva? Uno Shen comune, un Demonium o...

«Cosa voleva?» Continuai quando lei non rispose.

«Beh... Niente di che...»

«Sapresti descriverlo?»

Sembrò pensarci su, come a rievocare esattamente il ricordo di quella creatura paranormale che aveva visto e poi rispose.

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora