It's like a film in my head
Our memories and our mistakes
I won't forget this, this, this
Memories, Joy and Grief
«Angelo».
Fu un sussurro, ma Rob aprì di scatto gli occhi.
Si raddrizzò sul sedile comodo e si guardò intorno, sbattendo le palpebre per schiarirsi la vista. Tutto era immerso nella penombra: i finestrini del bus, già di per sé oscurati, erano stati coperti da spesse tende nere e l'unica luce veniva dal soffitto dell'abitacolo ed era di un rilassante blu che invitava al sonno.
Nel buio individuò la figura di Phoenix, accucciata sull'altro sedile, opposto e laterale al suo.
«Siamo quasi arrivati all'hotel».
«Oh», disse, «siamo già a Las Vegas? Credevo di essermi appisolato solo per un attimo».
«Bello, te lo dico col cuore: hai russato per quattro ore di fila, dal momento in cui hai poggiato il culo lì sopra ad adesso», intervenne Joel.
Rob non lo vedeva, ma doveva essere dietro di lui, su un'altro sedile.
Che poi chiamare "sedile" quegli aggeggi era una grossa offesa. Erano delle vere e proprie poltrone accessoriate: gli schienali si potevano reclinare all'indietro e la parte inferiore poteva essere sollevata, facendolo quasi diventare un letto molto, molto confortevole.
Rob ignorò la battuta e scostò la tenda di poco per vedere la città che si nascondeva dietro. Le luci apparivano meno luminose attraverso il vetro oscurato, ma era sicuro che da fuori dovessero abbagliare.
Non era mai stato a Las Vegas, ma ne aveva sempre sentito parlare come la città dei divertimenti, delle baldorie e dei matrimoni segreti.
Il bus proseguì ancora per dieci minuti. Il silenzio avvolgeva l'interno del veicolo. Con la coda dell'occhio, Rob vedeva Phoenix con la testa appoggiata al poggiatesta e gli occhi socchiusi. Aveva i capelli raccolti in un codino frettoloso, alcune ciocche sfuggivano dall'elastico e gli ricadevano sulle palpebre.
Dietro di lui, sentiva il respiro di Joel e Blade. Non era sicuro che il moro fosse sveglio, ma doveva essere così, altrimenti avrebbe già sentito i suoi brontolii.
Stava iniziando a credere che Stella ci avesse visto bene con il suo soprannome: quell'uomo era Brontolo, fatto e finito.
Il bus si fermò in un vicolo laterale e piuttosto nascosto.
«Scendiamo qui?», chiese Rob.
Phoenix stava prendendo il borsone dal vano posto sopra i sedili, ma si voltò: «È più sicuro e più comodo per noi, entrare dal retro. I paparazzi si saranno già accampati davanti all'ingresso principale».
«Esatto», disse Joel. «Dopo le prime due volte, abbiamo capito che è meglio evitare i paparazzi quando hai appena finito un viaggio di quattro ore filate e vorresti solamente buttarti in un letto e chiudere gli occhi».
Rob capiva il loro ragionamento. Il pensiero di incontrare dei giornalisti o dei fotografi con la bava agli angoli della bocca e gli occhi semichiusi dal sonno non lo entusiasmava per niente.
Fece passare gli altri e poi Blade, che da quando si era svegliato aveva solo emesso un gemito animalesco per poi tacere in un silenzio religioso; infine, scese anche lui dal bus. Uscito, trovò Perry e Addie, che erano saliti su un altro mezzo per discutere di cose a loro sconosciute.
STAI LEGGENDO
How to love Phoenix Kant [Trilogia How To #2]
Romansa𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐢𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 [...] I Joy and Grief sono la rockband del momento. Se una loro canzone passa alla radio, stai certo che la canteranno tutti. E che dire dei suoi membri? Sono da perdere la testa. Il cantante, J...