Evianne passa una settimana al Nido. Fa le trecce ai capelli corvini di Lja e improvvisa lunghe conversazioni con l'amico immaginario di Pue, un elefante giallo che parla soltanto all'incontrario. Le piace passare del tempo con loro, con quei visini scuri che sprizzano sorrisi sdentati e le ricordano i giorni trascorsi all'orfanotrofio accanto a sua madre. Le filastrocche e le gare con le trottole l'aiutano a calmare il cuore.
Quando i bambini si addormentano, apre la finestrella per consultare il cielo. Luva e Vala. Shadee e lei. E troppe, troppe, troppe bugie. Più rivive il confronto con Hondo, più i pensieri si fondono in una melma così appiccicosa da renderle impossibile dividerli. Hondo ha scoperto chi è, ma ha detto che manterrà il segreto fino al momento opportuno, un fatto sospetto. Dietro quell'atto di finta gentilezza si nasconde un piano ancora più grande, del quale lei conosce soltanto un misero tassello.
Evianne si stringe nello scialle, mentre la brezza della sera le accarezza il viso. È un vento leggero che profuma di rosmarino fresco. Qualunque dio lo abbia inviato deve essere un amico perché vi ha infuso un soffio di pace e serenità. Sotto il suo tocco gentile non ha più paura e non si sente persa, si ripete al contrario di avere raggiunto un nuovo stadio della partita: il fiore viola è legato a un nome, Hondo; Hondo non sembra intenzionato a rivelare la sua identità, e Shadee... Shadee non le ha mentito. Ora che è di nuovo lucida, si vergogna di avere dubitato di lui. Uno come Hondo deve avere mille spie sparse per il deserto e le oasi dei Rovi. Forse qualcuno li ha visti in riva al Lago Oceano, quando lei gli ha sfilato il cappuccio di spilli; forse Hondo stesso, mentre cercava Isedu, ha raccolto indizi da un pescatore su una barca tirata in secca. No, Shadee non l'ha tradita, riportando a un estraneo ogni loro piccolo attimo, ogni loro piccola intimità. Vorrebbe vederlo subito – così tanto! – vorrebbe correre da lui e raccontargli tutto, ma non lo farà, non fino a quando non avrà riordinato i pensieri. Perché spetta a lei, adesso, passare all'azione.
La mattina successiva, a colazione, si spalma una fetta di marmellata e comunica agli Erranti la sua scelta. «Stanotte tornerò a Reggia Blu.»
Bulbun smette di parlare all'incontrario con l'elefante giallo di Pue e la fissa come se anche a lei fosse spuntata la proboscide. «Qualcuno di voi potrebbe dirle che l'incontro con Hondo era reale e non se l'è sognato?»
Odia quando si comporta come se non fosse presente. «Lo so che è reale, ma ci ho pensato. Hondo ha un piano e io devo scoprire di cosa si tratta. Se resto al Nido, non saprò cosa sta escogitando e non riuscirò mai a trovare i bambini di Fontebella.»
I tre Erranti si barricano dietro un silenzio perfetto, si scambiano occhiate confuse. Al Nido, oltre al canto di una cinciallegra, si sentono solo i bisticci di Lja e Mbo che si contendono il cavalluccio di legno.
Dopo qualche minuto Chenzira sospira. «Devo trovare Jaja a ogni costo. Se fosse qui, sarebbe tutto più semplice. Deve tornare a Spinarupe e reclamare il trono al posto del padre.»
Peccato non sia così semplice! Evianne non ha più visto in sogno né la Dama di Sabbia né il principe Jaja. Ripensa alle poche battute che si sono scambiati durante i loro incontri nel tempio, ricorda una filastrocca che continuava a ripetere come un'ossessione, qualcosa a proposito di una lanterna.
«La mia lanterna d'argento rischiara una grande stanza» recita a voce alta, ma che vuole dire? Dalle espressioni confuse degli Erranti capisce che nemmeno loro lo sanno, e allora cerca di recuperare qualche altro particolare sul santuario che ha visitato in sogno. «È in disuso. Sulle pareti ci sono dei disegni simili a sirene. Nel soffitto c'è un buco che permette di vedere le stelle.»
Nandi tira un calcio a una pallina di stoffa. «Potrebbe essere ovunque. La regina ha fatto realizzare mille templi quando era in vita, ma dopo la sua morte la maggior parte è stata abbandonata.»
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Una storia di ali e spilli
خيال (فانتازيا)Le Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...