4. A piccoli passi Isabelle

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Isabelle

Sono uscita dalla doccia almeno dieci minuti fa e mi sono maledettamente incantata già al primo specchio disponibile: quello del bagno. Sto studiando il mio viso da allora, ed è l'unica parte del mio corpo che riesco a tollerare. Mi piace il mio viso, non il suo contorno che vorrei molto più snello, ma va bene quello che vedo qui, i problemi sorgono viceversa se abbasso gli occhi.

Un bel respiro e decido sia arrivato il momento di asciugare i miei lunghi capelli castani. Mia madre quando ero ancora una bambina aveva l'abitudine di tagliarli fino alle orecchie, ma quando sono diventata abbastanza grande per lei ho deciso di farli crescere. Ringrazio il cielo sia così ora, perché amo i miei capelli, sono il mio mantello fortunato quando serve e spero possano aiutarmi questa sera a nascondere il mio viso troppo rotondo e quei fastidiosi rotolini dietro la schiena.

Passo più tempo del dovuto a fare una bella piega ai capelli per poi passare alla mia crema per il corpo preferita rigorosamente al cocco. E dopo essermi sbarazzata dell'accappatoio, senza guardarmi troppo indosso l'intimo in pizzo nero per poi infilare il mio pigiama di flanella rosa cipria prima di passare a vestirmi per la serata. Vorrei buttare tutto all'aria, riprendere il libro che stavo leggendo ma le parole di mio fratello mi ritornano in testa.

Ho promesso. A piccoli passi Isabelle.

Via al trucco che faccio con molta attenzione. Il mio guardaroba farà pena a tanti ma non i miei profumi, le mie creme o la mia postazione make-up. Col tempo ho sviluppato una forte ossessione per queste cose, perché non ho la forma fisica che vorrei ma posso mostrarmi comunque al meglio. Quindi non un capello fuori posto, non un'unghia rotta ma rigorosamente smaltate, non un'uscita senza un filo trucco e soprattutto senza profumo.

Devo essere quantomeno sopportabile.

Faccio partire Midnights di Taylor in sottofondo mentre mi preparo, così dopo aver messo l'ultimo strato di mascara e di cipria, ci sono.

Ora viene la parte che odio: devo vestirmi.

La camicetta che Lottie mi ha consigliato di indossare mi piace molto a dire il vero, messa solo una volta per andare a cena fuori con alcuni amici dei miei genitori e basta. Nera ovviamente, chiusura a portafoglio con bottoni interni, scollo a v e due carinissimi finti bottoni appena sotto al seno. Segna il mio punto vita e mette in evidenza il seno senza dubbio, ma era stata ritenuta perfetta per me perché mi permetteva di coprire due zone rosse: la mia pancia e le mie braccia grazie le maniche fino al gomito.

Poteva andare bene per stasera così come i pantaloni sempre neri aderenti. E cerco di non far passare con astio evidente gli occhi sulle mie cosce ma di concentrarmi sullo sticker che Will ha incollato sul mio specchio "you can do it".

Oggi sono riuscita a cavarmela alla fine, tuttavia sono comunque rimasta nella mia mediocrità. Nulla di troppo appariscente, nulla di troppo sexy. Passabile, eppure, non così tanto da attirare l'attenzione di qualcuno. E tutto questo nero mi culla, mi abbraccia e mi fa stare tranquilla mentre volteggio da una parte e l'altra per osservarmi o meglio ispezionarmi da ogni prospettiva. Indosso gli stivali parecchio alti che avevo tirato fuori accanto al comodino e li indosso.

Sei ridicola. 

Mi sposto dallo specchio e chiudo l'armadio per ora, perché so già che tornerò a specchiarmi un altro paio di volte ma almeno oggi non ho pianto.

Prendo posto sulla sedia della mia scrivania e dal portagioie posto sullo scaffale in alto prendo due punto luce che indosso ai lobi, unico accessorio che mi concedo. I miei occhi si posano invece sul ruby woo di mac regalatomi da Ivy a Natale, le sue parole sono state "hai delle labbra a cuore che starebbero benissimo con questo rossetto, e la tua carnagione chiara sarà il contorno perfetto. Sei in palette"

La Principessa Di FangoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora