Evianne continua a guardare il fiore viola come uno spettro che ha appena assunto consistenza. Sono petali che ai suoi occhi si plasmano in un volto, compongono i lineamenti di Shadee, di una bocca baciata che si piega per comporre una nuova bugia. Le ha mentito. Sapeva quanto significasse quel fiore per lei, eppure ha scelto di tradirla. Non ci deve pensare adesso. Sarebbe da sciocchi perdere di vista l'obiettivo davanti a una prova così preziosa, perché in quei quaderni ci sono le risposte che ha sempre cercato. Li sfoglia e legge i nomi sulla lista. Appartengono tutti a bambini, lo capisce dai dati che si accastellano nelle varie colonne. Per ognuno di loro vengono riportate l'età e le condizioni fisiche. Ci sono anche riferimenti all'aura magica, se latente o effettiva. Alcuni sono sbarrati da una riga come se ritenuti inadatti ma per cosa? Ha ancora meno senso ciò che scopre dopo: i nomi dei bambini – Chaga, Duma, Roho – non sono tipici di Fontebella, ma di Spinarupe.
«Che significa?» chiede al rotolo magico di Chenzira.
Mi chiedo come ho fatto a non collegare prima i due episodi. Dodici, forse tredici anni fa. Ero da poco arrivato a Spinarupe. Nandi si era sistemata in un orfanotrofio di periferia. Una notte due di quei bambini sono scomparsi nel nulla. Erano figli di nessuno e quindi nessuno li ha mai cercati.
«Orfani di Spinarupe?» La coincidenza la fa agghiacciare. È come se avesse aperto un vaso che contiene un universo di segreti, ma sono scollegati, scritti in una lingua incomprensibile. «Forse non appartenevano a Spinarupe. Forse i bambini di cui mi parli erano stranieri sotto copertura e provenivano da Fontebella.»
No. Nandi li conosceva, non avevano i tratti somatici della Rugiada. Non ha potuto indagare sulla loro scomparsa. Era nuova e re Tavare l'avrebbe fatta uccidere al primo passo falso. Non se l'è mai perdonato.
Evianne ripercorre la lista di nomi. Orfani, figli di nessuno, proprio come i bambini scomparsi a Fontebella. E non si tratta solo di loro. Ci sono altre liste di qualche anno prima e di qualche anno dopo, in riferimento ad altre città dei Rovi, come se il sequestro di quegli innocenti fosse avvenuto con un contagocce per non destare sospetti. Non capisce. Per quale motivo qualcuno – Hondo? – avrebbe rapito degli sconosciuti da entrambe le Bolle? Ora, tredici anni fa? E come sono associati al fiore viola?
«Nessuno li ha mai ritrovati» commenta tra sé e sé. La voce attiva l'incanto di Liesna e trasmette il messaggio a Chenzira.
È possibile che ci sia un collegamento tra le scomparse a Fontebella e quelle del passato. Dobbiamo capire cosa sta succedendo.
Come se fosse facile. Evianne si sente sfinita. Il cervello scricchiola a furia di pensare. Ha sempre cercato di capire cosa si nascondesse dietro la violenza, ma adesso non sa più farlo, non quando a rimetterci sono dei bambini indifesi.
«Devo scoprire cosa ha in mente Hondo.»
E noi dobbiamo rintracciare Jaja. Partiamo stanotte per il santuario del Petalo Bianco. È il primo tempio in direzione di Rocciabuia. Speriamo di trovare un indizio. Sii discreta.
Altro che discreta! Evianne vorrebbe gridare e sbattere in faccia quella lista agli Spilli, a Kemala, a re Tavare, a Shadee... soprattutto a Shadee! Lo ha idealizzato, credeva di conoscerlo perché ha visto il suo volto, ma non ha pensato che sotto al cappuccio vi fosse un'altra maschera.
Shadee non farebbe del male a nessuno.
Chenzira non ha perso il brutto vizio di rubarle i pensieri. Continua a scrivere in una calligrafia di scintille.
Se sa qualcosa, deve essere un dato scollegato e recente. Probabilmente lui stesso non sa come comportarsi. Devi dargli il tempo di capire e di spiegare. Non ti ho insegnato a non lasciarti ingannare dagli abbagli perché l'evidenza non è mai così evidente?
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Una storia di ali e spilli
FantasíaLe Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...