Capitolo 43-Papà

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Narra Ruggero

Quelle parole continuano a rimbombare nella mia mente "Sarà papà", "Sarà papà" ... non so cosa provare, cosa pensare... guardo dritto negli occhi del medico sperando che mi stia facendo uno scherzo, o forse non lo spero per niente.

Quando mi giro mi accorgo che Karolcita non c'è più... certo, sarà scappata via dopo questa notizia.

"Congratulazioni!"

Mi accorgo che mi sta porgendo. La stringo fingendo il miglior sorriso che possa mostrare.

Non so se sono triste, o felice... la notizia mi ha scosso tantissimo, ho bisogno di tempo per realizzare che tutto quello che mi sta succedendo non è un sogno.

Tempo che lui non mi dà, visto che mi chiede se voglio vederla.

Entro nella stanza camminando lentamente e cercando di non fare troppo rumore.

Vedo Candelaria lì, nel letto al centro della stanza... così, sembra così indifesa e debole... chissà se voleva fare veramente qualche pazzia... col bambino poi, uccidere anche lui che non c'entra niente...

Avrei tante domande da farle ma non potrebbe rispondere quindi prendo la sedia e la posiziono accanto al suo letto.

Le accarezzo la mano guardando il suo viso ferito alla fronte, e cercando così di capire cos'è successo quando sono uscito di casa, nel silenzio più totale, dopo averla .

Decido di avvicinarmi al medico per chiedere dettagli su quello che è successo:

"I nostri paramedici stavano facendo il solito giro serale e hanno trovato una macchina con il cofano rotto. Evidentemente la benzina era scoppiata ed infatti la macchina era in fiamme. L'hanno portata qui praticamente in fin di vita, ma siamo riusciti ad animarla. Aveva una ferita alla testa che poi ha provocato un'emorragia esterna, a causa della quale, quando si sveglierà, probabilmente farà fatica a ricordare cos'è successo o, come non speriamo ovviamente, potrebbe avere un'amnesia totale della quale non sappiamo né cosa riguarderà né quanto durerà. Inoltre aveva alcune ferite da taglio sulle gambe e sul petto, una di quelle sul petto era molto profonda a non siamo riusciti a chiudere del tutto. Ora respira grazie a quel tubo che ha in bocca perché non è ancora completamente capace di farlo da sola, le abbiamo dovuto inoltre attaccare un catetere. La lasceremo in coma per qualche altro giorno, settimana se serve, sperando che possa riprendersi al più presto."

Povera Candelaria... stava male, ed io ho fatto finta di niente... vorrei risolvere tutto, ma non so da dove cominciare...

Anzi, lo so.

Prendo il telefono e apro la chat Karolcita:

"Scusami, ma forse questa storia non sarebbe mai dovuta iniziare... non ti dimenticherò mai."

Spengo il telefono e lo rimetto nella tasca dei miei jeans.

Saluto il medico, che mi dice che tornerà tra due ore per un controllo e mi risiedo accanto a Candelaria.

Guardo fuori dalla finestra: ha cominciato a piovere.

C'è un'atmosfera così triste... so benissimo che potrei perdere Candelaria e mio figlio da un momento all'altro.

"Mio figlio" ... che strano dirlo: sono padre... in realtà, non lo sono ancora ma è come se lo fossi... non avevo mai pensato a questa possibilità, quella di essere padre, o almeno non da così giovane... ma ora questo bambino c'è ed io sono in dovere di prendermi cura di lui, gli darò tutto l'amore possibile e mi prenderò tutto il tempo necessario per stare con lui.

Per quanto riguarda i miei sentimenti verso Karol, questo è stata la dimostrazione a causa della quale non potremmo mai stare insieme: devo mettere da parte quello che provo per lei, e dare tutto questo amore al piccolo.

Cercherò, per lui, di riconciliarmi con Candelaria e, se lei sarà d'accordo, non la lascerò più: non permetterò che arrivi, di nuovo, a tutto questo.

I giorni passano lentamente, non lascio mai la stanza d'ospedale ed il suo letto, sto sempre vicino a lei perché, infondo, in questo momento il suo bene è l'unica cosa che importa.

I medici e le infermiere passano ogni tanto a controllare il suo stato ma mai una buone notizia, un sorriso, dei miglioramenti.

Sono due settimane che è questa la sua situazione. A lavoro ho chiesto un permesso un po' più lungo e, se sarà necessario, prenderò proprio una pausa dal mondo dello spettacolo.

Un giorno, però, il medico che la tiene in cura la visita un po' più a lungo e, alla fine del controllo, mi prende in disparte e mi dice:

"Ruggero, la situazione è questa: non vediamo i miglioramenti che speravamo, anzi, più passano i giorni meno risponde agli stimoli e più ha bisogno di macchine per respirare e nutrirsi. Insomma, è praticamente in stato vegetativo. La decisione è tua: o la lasciamo attaccata alle macchine senza speranze di risveglio, o la stacchiamo e la lasciamo morire. Cosa facciamo?"

Non ci penso due volte:

"Lasciamola attaccata alle macchine! È in stato vegetativo, ma almeno e viva!"

"Ruggero, capisco che tu sia scosso, ma lasciarla attaccata alle macchine sarebbe come lasciarla ugualmente morta... ragiona."

"Fino a stanotte: se dopo le cinque non ha dato risposte, la potete staccare."

"Fino alle cinque."

Riferisce il da farsi ad un suo assistente e poi mi lascia solo nella stanza.

Mi avvicino a Candelaria, inginocchiandomi vicino al suo letto.

Le stringo la mano e, scoppiando in un pianto esasperato, le sussurro:

"Cande, amore mio, ti prego ritorna qui... ho sbagliato, ho sbagliato tutto e vorrei risolvere... non avrei mai dovuto lasciarti, andarmene via... è tutta colpa mia..."

Finisco l'ultima frase e alzo la testa, guardando i suoi occhi chiusi...

Pian piano, con molta fatica, li comincia ad aprire.

"Cande, Cande amore mio! Sei tornata!"

Le bacio la mano e poi mi allontano per chiamare i dottori.

Arrivano e mi allontanano da lei, chiedendomi di uscire dalla stanza.

Dopo una ventina di minuti escono ed il medico che la tiene in cura si avvicina:

"Ruggero, la signorina sta bene ma..."

Sono troppo entusiasta per sentire un altro "ma" e corro nella stanza senza fargli finire il suo discorso.

Lo ignoro mentre urla il mio nome e cerca di fermarmi, entro nella stanza.

"Cande! Cande come stai!?"

Lei aggrotta la fronte e mi dice con una vocina spezzata:

"Voi chi siete?"




"Parecía todo un sueño

pero nada es eterno"

-Mayte Meyer🤍


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