6. Volteggiando nella mia foschia

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Isabelle

«Non so di che cosa tu stia parlando» le rispondo torturandomi le mani.

Oh Isabelle ti stai tradendo da sola.

«ISABELLE puoi prendere in giro Ivy e "coso" ma non me, sputa il rospo anzi sai ti concedo due minuti così, nel frattempo, esco da questo parcheggio infernale e andiamo via da questa festa del cazzo» annuncia facendo partire la macchina e immettersi nella strada principale da dove siamo arrivate.

Ora ho due scelte davanti a me, la prima che è la più facile, raccontare la verità a Lottie e chiederle un consiglio se effettivamente mi sono immaginata tutto quello che è accaduto con lo sconosciuto, oppure la seconda ossia mentire, cosa impossibile con Sherlock Holmes qui accanto a me.

Dio non riesco a smettere di pensare a quel ragazzo e lo so di ingannare me stessa o meglio dire illudermi di qualcosa che non ha alcun senso, ma non posso far a meno a essere elettrizzata all'idea di rivederlo.

Così bello e così delicatamente silenzioso. 

Sono solo stupita che abbia mostrato un interesse nei miei confronti, non è mai accaduto in 20 anni di vita perché proprio ora? E se la sua fosse stata solo educazione quella di parlarmi?

È Charlotte a riportarmi alla realtà

«Allora?» picchietta le dita sul volante mentre prende a mano a mano velocità «sto aspettando caramellina»

«Sei arrabbiata con me?» le chiedo con una vocina infantile che purtroppo non riesco a tenere a bada. Lottie è una delle poche persone di cui mi fido e mi dispiace sempre tanto discuterci, perché è l'unica con cui un minimo riesco a lasciarmi andare.

«Ma no, Belle, sono solo preoccupata per te. So che nascondi qualcosa e so anche che il più delle volte preferisci tacere piuttosto che disturbare gli altri, perciò, dimmi caramellina cosa è accaduto?» afferma con voce meno frettolosa e più calma adesso, e io tiro un sospiro di sollievo.

Mi volto verso di lei e timidamente mi apro in un sorriso mentre mi stringo nelle spalle, perché in fin dei conti la paura che ho è quella di apparire come una sciocca ragazzina e forse in questo momento lo sono, come chiameresti chi del resto non ha mai messo il naso fuori dalla propria cameretta immaginaria.

Tralascio la parte più turbolenta della serata e ometto qualche dettaglio raccontando a Lottie la verità: «Dopo averti persa di vista, mi sono un po' spaventata» ammetto mentre lei sospira «così sono uscita a prendere una boccata d'aria nel cortile di servizio sul retro»

Ma lei mi interrompe già «ESISTE UN CORTILE SUL RETRO?»

Alzo gli occhi al cielo «Si, dopo la cucina, comunque dicevo di essere uscita sul retro e..»

«C'è una cucina?» mi interrompe nuovamente

«Lottie sta zitta, fammi finire» le dico ridendo

Mi fa segno di aver cucito le labbra e spero sia la volta buona, cosi prendo un respiro e continuo.

«Dicevo, mi sono ritrovata sul retro in religioso silenzio a godere della pace intorno a me, tuttavia così concentrata non ho visto entrare qualcuno. Si trattava di un ragazzo, e prima che tu aggiunga altro non conosco il suo nome. Mi ha chiesto perché mi trovassi lì, ma in imbarazzo non ho risposto e così semplicemente si è posto accanto a me in silenzio ad osservare il cielo» le racconto tutto d'un fiato.

«Tranquilla, ho avuto il coraggio di dire il mio nome per accorgermi solo dopo mi stesse fissando da molto vicino e dopo, prima di andare via, mi ha chiesto di rivederci "allo stesso posto al solito orario"» confesso mentre continuo a torturare le mie mani e abbasso subito dopo il finestrino per prendere un po' d'aria.

La Principessa Di FangoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora