CAPITOLO XXXV

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«Una festa, ha detto? E quando?» Amanda spalancò gli occhi. «Questa sera?» Si alzò dal letto, scostando con calma le coperte. Aveva un cerchio in testa e non si sentiva affatto bene. Magari con un paio di aspirine sarebbe tornata come nuova. «Senta, io non credo che—»

Fu bruscamente interrotta e investita da un fiume di parole che le fece sbuffare. «D'accordo, mi ha convinta. Comunque, ci... ci saranno tutti?» domandò, sulle spine.

«Perfetto. Allora a stasera, e... grazie mille.»

Riattaccò, sconsolata e lusingata allo stesso tempo. Non sentiva Alessandro da quasi tre settimane, tantomeno l'aveva più visto. E adesso, invece, stava per scontrarsi con lui a quella festa. Una festa in suo onore. Una festa organizzata per "il nuovo fenomeno editoriale". Per il "nuovo astro nascente dell'editoria italiana degli ultimi dieci anni", come le aveva detto spesso una certa persona.

Sta' calma. D'altra parte, non ci sarà soltanto lui. Sempre ammesso che venga sul serio. Ci sarà il caro Baiocchi, il perfido Galeazzi, la coordinatrice Martinelli... I soliti, insomma.

Amanda sbuffò. In pratica, si sarebbe trattato di una specie di "riunione aziendale".

«Amanda? Posso entrare?»

La ragazza si voltò e gli diede il via libera. La camera di suo zio era piuttosto in disordine, ma sperava che suo padre sarebbe stato clemente.

«Lo so, qui dentro sembra sia successo un quarantotto. Però ti prometto che sistemerò tutto quanto prima di uscire.»

Federico sorrise. «Questa camera è tornata "viva" da quando ci hai messo piede, figlia mia. Non devi scusarti proprio di niente, anzi. Sono stracontento che tu sia qui, anche se... mi piacerebbe tanto vederti sorridere.»

«Ma io sono contenta, pa'. Te l'assicuro. Ho parlato con Francesco e mi sento molto meglio, e—»

«Mancherebbe ancora qualcosa, però. Anzi, qualcuno.»

Amanda sospirò. «Stasera ci vedremo, credo. La mia casa editrice ha organizzato una festa in mio onore, anche se penso che sarà terribilmente noiosa.»

Federico le sorrise, intenerito. «Non ti vedo molto entusiasta, in effetti. Però dai, cerca di goderti il momento.»

«Me lo diceva sempre anche lui

Il padre la strinse a sé. «Forza, scegli il tuo vestito migliore e preparati. Vedrai che, in ogni caso, sarà una festa tutta da ricordare.»


Amanda aveva impiegato quasi una giornata intera per scegliere il vestito più adatto per quella "festa". Non avrebbe voluto sembrare troppo formale, ma non avrebbe nemmeno potuto conciarsi come se stesse per andare al tanto sospirato appuntamento con il ragazzo di turno. Alla fine, optò per un grazioso vestitino azzurro con scollo a cuore, che le arrivava a metà ginocchio e, per quanto detestasse le scarpe col tacco, questa volta decise di fare un'eccezione. D'altra parte, sarebbe stato un gran sorriso di circostanza, quello che avrebbe dovuto sfoggiare davanti ai suoi benefattori.

Non appena uscì dalla stanza, fece un bel respiro e si preparò alla serata. Federico sbucò dalla porta della cucina e si bloccò di colpo. Gli occhi gli brillavano e un sorriso dolce gli ammorbidì i tratti del viso. «Tesoro, sei... sei un vero incanto.» Le si avvicinò e le diede un tenero buffetto sulla guancia. «Mi sa tanto che stasera lo stenderai, il tuo povero agente», disse poi, sogghignando.

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