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Come stai?
Bene, come se il cuore
Mi stesse squarciando il petto

















«Col cazzo, vai a lavorare con qualcun altro» sibilo. Strattono di nuovo il braccio e mi libero finalmente dalla sua presa. Il sogno dura poco perché mi afferra di nuovo, ma questa volta circonda la mia vita con un braccio.

«Lasciami!» urlo

«Oh no, tu verrai con me» il suo braccio mi stringe ancora di più e io fatico a respirare. Non così. Non da dietro

«Quale parte di "vai a lavorare con qualcun altro" non hai capito, coglione?» il tremolio della mia voce tradisce la sicurezza con cui faccio uscire le parole dalla mia bocca. Mi irrigidisco e non tento neanche più di togliermelo di dosso. Mi rendo conto che allenta la presa contro di me e sento finalmente il respiro entrare nei miei polmoni.

«Non toccarmi mai più» sibilo col fiatone. Il ragazzo di cui non ricordo il nome aggrotta la fronte e per la prima volta non vedo la sua espressione arrogante. Allarga le braccia e apre la bocca per ribattere, ma lo fermo ancora prima che possa proferire parola.

«Non osare mai più senza il mio consenso» mi volto e corro verso il bagno. È la seconda volta che mi rifugio qui dentro e non è ancora arrivata l'ora di pranzo. Non posso neanche sciacquarmi il viso perché mi sono appena rifatta il trucco. Che vita di merda. Ho passato una vita piena di sventure, però mai mi sono sentita così... sporca. A parte quello che mi ha fatto a quindici anni. Non la supererò mai, lo so. Ce l'ho impresso nella mia mente quel ricordo, anzi, quell'incubo. Ce l'ho tatuato sulla mia pelle, nei miei capelli e soprattutto nel mio cuore. Il cuore non si può cambiare. Non può essere bruciato. Bruci tu per primo ed è una cosa che io non posso permettermi di fare. Ho una persona nella mia breve vita che ha bisogno di me, anche se non me lo dimostra al cento per cento. Jayden. Devo stargli vicino, ha già subito cose che non si possono neanche immaginare. Io so quello che ha passato. Lui di me no.

Mi lavo le mani e le braccia sfregandomi la pelle con le unghie più e più volte, fino a vedere il sangue colorarmi la pelle bianca. Non fa male, non fa mai male. Prendo della carta e mi asciugo, abbasso le maniche della maglietta a righe colorate e bianche ed esco di nuovo fuori. Il corridoio è vuoto e mi sento libera di saltellare vicino agli armadietti, come facevo da bambina, e trovo il mio. Lo apro e afferro il mio blocco degli appunti e la mia penna preferita. Sfrego le dita contro la pagina ruvida che ho aperto e, solo dopo aver sentito a pieno la carta, mi metto a scrivere.


Mamma,

questa è la trecentododicesima lettera che ti scrivo e non sarà l'ultima. Ieri sono stata adottata insieme a Jayden da una coppia di giovani trentenni. Non ho capito perché abbiano deciso di condividere la loro vita con degli adolescenti invece di andare in giro per il mondo a visitare le città più belle dell'universo. Non farò mai domande. Non parlerò mai. Non sei tu ma, soprattutto, non siamo noi due. Non ti ho mai vista, non ti ho mai toccata, non ho mai sentito il suono della tua voce. Non ho mai sentito il tuo profumo, per davvero. Non importa. Quando ti raggiungerò, avremo il tempo di fare tutto quello che ci siamo perse. Oggi è il mio primo giorno di scuola e non può andare peggio di così. Ho risposto male ad un professore e sono scappata dalla classe. Inoltre, mi sono imbattuta in un ragazzo così arrogante e presuntuoso da farmi venire la voglia di strapparmi i capelli per non perdere la testa. In realtà lui l'avevo già incontrato due giorni fa. In compenso, ho conosciuto una ragazza molto carina. Si chiama Eris e ha delle lentiggini cosparse sul piccolo nasino che si ritrova. Proprio come te. Ho immaginato quel momento due volte. Sono scappata due volte e non è ancora l'ora di pranzo. Devo resistere. Sono spericolata, nessuno mi ha educata e sono anche parecchio insopportabile e difficile da gestire, ma cercherò di fare del mio meglio per non creare problemi a nessuno. Nonostante io sappia che sono io stessa il problema, l'ostacolo degli altri. Pazienza, migliorerò. Era questo che mi dicevi quando ancora non riuscivo a comprendere le tue parole, vero? "Devi essere paziente, Alcestis, nella vita si migliora sempre." L'hai detto giusto?


Promise-noi e nessun altroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora