Capitolo 4

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Dato che questa gitarella in paese non era prevista, non avevo portato con me indumenti adatti per mescolarmi tra la folla. Per un momento pensai di ritornare indietro, ma poi una voce mi fece desistere.

"NON SI PUÒ ANDARE AVANTI COSÌ!" gridava un uomo in mezzo alla folla, su quello che doveva essere un palco di fortuna, formato da quattro casse di legno impilate alla rinfusa.

"IO DICO, CHE È GIUNTO IL MOMENTO DI DIRE BASTA!

BASTA CON LE TASSE MILITARI, BASTA CON I TRIBUTI PER L'ESERCITO, BASTA CON QUESTE GUERRE INFINITE!

E TUTTE PER COSA? PER PERMETTERE AL NOSTRO RE DI ABBELLIRE LA SUA SALA O ALLE SUE FIGLIE DI AVERE ABITI PIÙ BELLI?

E NOI? COSA SIAMO, CARNE DA MACELLO? COSA RESTA A NOI?"

"NIENTE!" gli facevano coro le persone intorno, sorprendentemente più numerose di quanto mi sarei mai potuta aspettare.

Sarei voluta restare, avvicinarmi per sentire meglio, quella gente parlava di me e dei miei cari, o meglio, li infangava, ma Edward mi bloccò.

"No, meglio non andare là. Se ti riconoscessero...non mi sembrano grandi fan tuoi o della tua famiglia"

Aveva ragione. Gli risposi con un cenno della testa prima di girare i nostri cavalli e tornare al sicuro dietro le mura del palazzo.

Le grida si sentivano ancora a grande distanza, o forse era solo la mia mente che stava ripetendo ancora e ancora quelle parole che aveva sentito. Tutta quella gente...non erano solo una manciata di persone, ne avevo contate almeno una cinquantina, ed erano tutti molto infuriati.

C'erano uomini, probabilmente alcuni di loro avevano anche combattuto, mentre altri avevano l'età e il temperamento di chi in guerra ha perso un figlio. Per non parlare di quelle donne e quei bambini...quanti padri di famiglia non saranno mai tornati a casa?

"È così che ci vedono?" chiesi con voce spezzata all'unica persona abbastanza vicina da potermi rispondere "Come delle ragazzine viziate? Non sanno cosa abbiamo dovuto patire anche noi per questa guerra?"

"Loro sembrano non vederla così. Forse perché non erano coinvolti in prima persona..."

"Ma lo erano. Li hai sentiti. Hanno pagato, con soldi, cibo e alcuni addirittura con la vita, propria o di quella dei loro cari!" dissi, con le lacrime che si facevano strada sulle mie guance. Ciò che avevo pensato nel tragitto di andata aveva perso tutto il suo interesse in un secondo, di fronte al dolore che stavo provando in quel momento.

Davvero la mia priorità era stata uno stupido confronto con mia sorella quando nel mondo reale stava succedendo tutto questo?

Se da un lato mi sentivo offesa per il modo in cui quegli uomini consideravano me e la mia famiglia, dall'altro mi sentivo come...colpevole.

Dove era stato il palazzo in tutto questo periodo? Dove ero stata io?

-Come posso...come posso fargli capire che anche noi abbiamo combattuto le nostre battaglie? Come posso mostrargli che siamo più simili di quanto immaginano?-

Parlare con loro non mi sembra la più grande delle idee. Vedendoli in questo modo, così infervorati, rischierei solo di ricevere pomodori in faccia, o qualcosa di più duro e affilato...

Ma allora cosa?

-È questo che so fare io, parlare. La diplomazia è il mio campo, e si è visto quanto è stato utile recentemente...-

Il mio sguardo abbassato mise a fuoco la lettera che avevo messo alla rinfusa nella tasca del mio vestito

-Hel! Ci penserà Hel! In fondo ha detto che sta tornando no?! Risolverà tutto in un battito baleno, come sempre del resto...-

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