Capitolo 6

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La carrozza non si era ancora fermata ma il mio cuore batteva già a mille. Da quando Hel era partita per l'accampamento l'anno scorso ed era tornata con quelle cicatrici, ogni volta che la perdevo di vista mi sentivo mancare.

Ho già perso la mamma, non so cosa farei se dovessi perdere anche lei.

La porta della carrozza si aprì e Hel comparve immediatamente. Tipico suo non aspettare che qualcun altro l'aprisse per lei né che un uomo le porgesse la mano per aiutarla a scendere. È sempre in prima linea in qualunque circostanza.

Lasciai il braccio di Edward quasi senza accorgermene e mi avvicinai a lei con passo svelto, senza mai perdere però la compostezza che si addice ad una principessa.

Tralasciai le regole reali che imponevano a mio padre di darle il primo saluto di ben tornata e l'abbracciai.

"Ben tornata a casa Hel!" le dissi quasi in un bisbiglio mentre il mio volto si poggiava sulla sua spalla.

"Mi sei mancata anche tu sorellina" mi rispose lei, completando il mio abbraccio.

"E ben tornato anche te Jon. Com'è stato il viaggio?" chiesi al mio nuovo cognato con un abbraccio molto più leggero, dopotutto ormai faceva parte della famiglia.

"Tutto bene, grazie Layla. Ci siamo divertiti un mondo"

"Si, un mondo" ribattè Hel scambiandogli uno sguardo complice e un sorriso a trentadue denti.

A quel punto si intromise nostro padre "Bene, sono felice di sentirlo" e allargò le braccia per ricevere un abbraccio da sua figlia, abbraccio che arrivò all'istante.

Dopo esserci scambiati i convenevoli presi sottobraccio mia sorella e la condussi alla tavola da pranzo, in fondo non avevamo ancora fatto colazione. Il tutto mentre continuavo a chiederle aggiornamenti su tutto quello che non mi aveva raccontato per lettera.

Ovviamente non mi disse molto di più, tipico di Hel.

"Ti racconterò tutto Lay, te lo prometto. Ma prima dimmi qualcosa tu, hai delle novità dai nostri confini come ti avevo chiesto?" mi chiese non appena ci sedemmo a tavola per mangiare.

"Uff, ancora con questi confini Hel. Basta, non pensarci più. La guerra è finita. Hai vinto. Ora è il momento che ti concentri su altro, per esempio c'è..."

"Sai che non è così semplice Lay. Una guerra non finisce quando il suo capo viene sconfitto, ma quando tutti cessano di lottare. Non ho forse ragione padre?"

"Non hai tutti i torti figlia mia. Da quanto ho sentito ci sono ancora dei disordini sul confine ad Est. Nulla di esagerato per come mi dicono i miei comandanti"

"Sarà meglio che ci dia un'occhiata. L'ultima cosa che voglio è che scoppi un altro scontro"

"Se posso, ci sono altre cose di cui dovremmo occuparci ho sentito..." provai ad intromettermi nella conversazione, senza successo.

"E per quanto riguarda il confine a Nord? Anche quello era stato colpito molto duramente nelle ultime fasi della guerra?" continuò lei imperterrita.

"Di quello non ne so molto, dato che ora abbiamo unito a quella zona anche il regno di tuo marito la maggior parte delle informazioni che arrivano sono per lui. Mi rifiuto categoricamente di aprire missive indirizzate a qualcun altro" la assecondò nostro padre, abbozzando il suo solito sorriso sarcastico all'ultima frase.

"Vi ringrazio, ma non c'è problema. Ormai i nostri regni sono uniti" disse Jon prendendo la mano di mia sorella e guardandola teneramente negli occhi "Il mio territorio è il vostro!"

-Quanto vorrei che Edward mi guardasse così-

"E voi, avete per caso delle novità? Dopotutto è del vostro territorio che stiamo parlando" disse Hel rivolta ad Edward.

"Temo di non saperne granché. Purtroppo sono venuto a conoscenza che non è ancora sicuro per me tornare in patria. La maggior parte delle persone ancora non mi accetta come sovrano e preferirebbe vedere la mia testa su una picca" commentò Edward, leggermente rattristato dalla constatazione

"La cosa non cambierà se rimanete qui senza fare nulla. Almeno avete qualcuno di fidato al vostro palazzo che possa assistervi? Una corte di servitori fedeli che vi addestri a gestire il vostro regno?" continuò ad incalzarlo Hel.

"Non è un campo di battaglia Hel. Non si può addestrare qualcuno perché diventi re, semmai gli si può insegnare" le risposi, in tono forse un po' troppo acido.

-Non capisco perché non si fidi di lui. Anche nella sua lettera mi diceva di stargli lontana, ma non ne capisco il motivo. In fondo lei l'ha visto solo al suo matrimonio e niente di più. Io invece ho passato più di un mese con lui, a conoscerlo, e mi è sembrata una gran bella persona-

La conversazione si interruppe qui, così come la colazione. Non appena i nostri piatti furono svuotati in fretta i due sposini andarono subito in camera da letto a riposarsi dopo il lungo viaggio, nostro padre si ritirò nel suo studio, Edward andò a fare una passeggiata per schiarirsi le idee e io rimasi lì, in silenzio, da sola, a guardare il piatto vuoto.

Avevo così tante cose da dire e non ero riuscita a dirne una.

"Glielo dirò più tardi" dissi a me stessa ad alta voce, quasi senza accorgermene, e immediatamente sentì lo sguardo interrogativo di Alan sulla mia nuca.

Ma non disse nulla.

Rimasi così, invisibile per tutti, ancora per qualche minuto. Non avevo idea che tra non molto avrei dato voce a tutti i miei pensieri.

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