Capitolo 11

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Quando mi svegliai al mattino ero molto più riposata, ma una certa dose di spossatezza non mi aveva ancora abbandonata.

Sebbene avessi voglia di risolvere la questione con mia sorella non ero disposta a fare un singolo passo indietro. Sarebbe stato molto più facile evitarsi per un po'.

Può sembrare difficile abitando nella stessa casa, ma il palazzo è molto grande e ricco di luoghi perfetti in cui nascondersi. In più avevo un asso nella manica, conoscevo alla perfezione le abitudini di mia sorella.

Appena sveglia non aspettai nemmeno che Alan bussasse alla mia porta per dirmi di scendere. Mi precipitai immediatamente fuori e mi diressi spedita in sala da pranzo per la colazione.

Alan sembrò stupito, sgranò gli occhi nel vedermi uscire, ma non commentò. In tutta risposta affrettò il passo per raggiungermi.

Helena sin da bambina è stata una dormigliona, non si è mai svegliata presto in tutta la sua vita fatta eccezione per il giorno in cui era partita per l'accampamento, a differenza mia, e in questo momento era tutto ciò che mi interessava. Contavo sul mio largo anticipo per mangiare qualcosa e poi andare a trovare nostro padre. Magari gli avrei potuto leggere un racconto nuovo, così feci un velocissimo salto in biblioteca e presi il primo libro che trovai poggiato sul tavolo.

Quando arrivai in sala da pranzo, tuttavia, la vista che mi si parò davanti mi lasciò quasi a bocca aperta.

Mia sorella era lì, seduta al suo solito posto, alla destra del posto normalmente di nostro padre e con suo marito seduto accanto. Stavano bisbigliando qualcosa ma quando mi videro arrivare tacquero immediatamente.

-Se lei non vuole iniziare la conversazione di certo non intendo farlo io!-

Mi ricomposi in fretta, presi posto di fronte a lei, alla sinistra della sedia di nostro padre. Se non fossi stata sul punto di morire di fame molto probabilmente me ne sarei andata.

Dopo qualche istante ci raggiunse anche Edward. Rimase sorpreso di vederci e io capì di aver avuto la stessa faccia entrando.

Normalmente il suo posto era davanti a quello di nostro padre, lo stesso che un tempo era appartenuto a Jon prima che sposasse Helena, il posto riservato agli ospiti.

Tuttavia, non avevo voglia di sentirmi ancora alienata, non a casa mia, così lo invitai a sedersi accanto a me. Invito che lui accettò di buon grado, con sguardi fulminanti provenienti da mia sorella. Decisi di non darle soddisfazioni di alcun genere, così cominciai a sfogliare il libro che avevo in mano, facendo finta di leggere, grazie al cielo non lo avevo preso sottosopra.

"Pensavo che avessi a cuore le regole e l'etichetta, Lay" iniziò Helena intavolando un discorso. Sapevo perfettamente dove voleva andare a parare.

"Si infatti" risposi io con aria disinteressata, sapevo che la cosa l'avrebbe fatta innervosire.

"Mi stupisce allora che tu abbia chiesto al nostro ospite di cambiare la sua consona posizione a tavola, Lay" il modo in cui diceva il mio nome mi faceva arrabbiare tantissimo, ma decisi di mantenere un atteggiamento calmo e pacato, e soprattutto indifferente.

"Non è poi un così grande scandalo, in fondo è qui da più di un mese. Se facciamo bene i conti forse ha passato più tempo tra queste mura dello stesso Jon" continuai senza mai staccare gli occhi dalle pagine del libro.

Passammo qualche altro minuto in silenzio mentre mangiavamo la nostra colazione. Mi sembrò che Helena mangiasse meno del solito e più lentamente, ma non potrei giurarci, lo notavo solo con la coda dell'occhio in fondo.

Quando ormai avevamo tutti finito Hel riprovò ad attaccare bottone "Per quanto riguarda quelle rivolte di cui mi parlavi ieri sera..."

"Si?"

"Cosa hai sentito di preciso?"

"Non ti preoccupare, me ne occuperò personalmente non appena avrò saputo come sta nostro padre" sapevo di star tirando molto una corda fin troppo sottile, ma ormai era tardi per rimangiarsi qualcosa, e se qui c'era qualcuna che doveva fare un passo indietro quella era lei.

La sua risposta non si fece attendere.

"IO STO CERCANDO DI AIUTARTI" sbottò Helena tirando un pugno sul tavolo che fece tintinnare i bicchieri

"Ma come puoi notare non ho bisogno del tuo aiuto. Sono capacissima di cavarmela da sola" risposi pacatamente.

"E COME? RINTANANDOTI NEI TUOI LIBRI?! TU NON HAI IDEA DI COME SIA IL MONDO REALE! NON HAI VISTO QUELLO CHE HO VISTO IO! QUELLA NON È LA REALTÀ! QUESTO LO È! I TUOI LIBRI NON SONO ALTRO CHE DELLE STORIELLE CHE SERVONO A DISTRARTI DELL'ORRORE DEL MONDO REALE. APRI GLI OCCHI!" mi disse urlando, facendo riferimento al libro che tenevo in mano.

In risposta a tutto questo io non feci assolutamente nulla. Lasciai che sbollentasse da sola e solo dopo che abbandonò la sala arrabbiata con suo marito al seguito chiusi il libro e mi appoggiai allo schienale della sedia.

Grazie al cielo c'era lì Edward a rassicurarmi, a dirmi che avevo fatto la cosa giusta, anche se...quelle parole rimbombavano nella mia testa, più per autoconvincermi che per la loro veridicità.

Feci un profondo respiro, mi congedai dal mio ospite, scusandomi per la scena a cui aveva assistito e mi diressi come da programma al capezzale di mio padre, con Alan al seguito.

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora