Capitolo 12

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"Ehm ehm" si schiarì la gola Alan dietro di me subito dopo aver lasciato il capezzale di mio padre.

Il medico purtroppo non aveva buone notizie da comunicarci, non era riuscito a trovare nulla nei suoi volumi e nostro padre continuava a peggiorare, per quanto fosse possibile. Però aveva il cuore di un vero guerriero, non sembrava avere intenzione di arrendersi a detta sua.

Avevo letto comunque per lui per un'oretta, speravo potesse farlo sentire un po' meglio, anche se non avevo ricevuto nessuna risposta.

Non avevo idea di dove fosse finita Helena, probabilmente nei suoi famosi tre stadi, per cui il mio solito angolo lettura, la tomba di nostra madre, era fuori uso, almeno per oggi.

Mi ero spostata quindi nella biblioteca grande per leggere (si, nel palazzo ci sono varie stanze adibite a biblioteche).

"Che cosa c'è Alan?" gli chiesi dolcemente.

"Principessa...posso parlare liberamente?"

Una strana richiesta da parte sua, ma che accettai all'istante, poggiando il libro che stavo leggendo sul comodino di lato al divanetto su cui mi tirai subito su a sedere. In genere amo leggere accovacciandomi come una bambina poggiando la schiena sul bracciolo del divano e con la lampada alle mie spalle. Non proprio una posizione consona ad una principessa, men che mai ad una futura regina.

"Principessa, posso chiedere cosa è accaduto tra voi e vostra sorella? Il vostro comportamento oggi a colazione è stato...come dire...atipico"

Ero così abituata alla presenza di Alan che il fatto che non conoscesse ogni cosa mi stupì molto. L'avevo sempre visto come la mia ombra negli ultimi dieci anni, non concepivo nemmeno l'idea che lui non fosse realmente sempre al mio fianco.

"Abbiamo litigato, nulla di più" tagliai corto io, ma lui non si rassegnò.

"Si, questo lo avevo intuito, su cosa, se posso chiedere?" la dolcezza con cui me lo chiese non mi lasciò altra scelta che aprirmi con lui. Era molto bravo in questo, riusciva sempre a tirarmi fuori ogni pensiero. In tanti anni non avevo mai capito come fosse finito a fare la guardia reale. Sarebbe stato perfetto come insegnante o letterato.

"Riguarda la situazione di nostro padre...sta molto male come hai potuto notare e...Hel ha iniziato a dare di matto parlando della successione, dei regni confinanti e cose del genere"

Poggiò la spada a terra e si sedette sul tavolino da tè di fronte a me, con uno sguardo di sincero interesse. Una parte di me iniziò a domandarsi come quell'esile tavolino riuscisse a reggere il suo peso e quello dell'armatura che indossava.

Gli raccontai della nostra discussione nei minimi dettagli, di quello che avevo provato e delle orribili cose che le avevo detto. Nemmeno con Edward la sera prima ero stata tanto dettagliata e sincera, ma qualcosa in Alan mi faceva venir voglia di parlare, di dirgli ogni cosa. Probabilmente il suo atteggiamento di vero interesse. Ormai avevo speso tutte le mie lacrime nella notte quindi la conversazione che venne fuori adesso era molto più matura e consapevole, non legata come l'altra ad emozioni troppo forti da gestire.

Gli dissi anche di Edward, di come fosse venuto in camera mia la sera prima e di come lo avessi messo al corrente della situazione. Quando sentì il suo nome Alan per un momento cambiò espressione diventando più dura.

-Perché non gli piace? Non ha sentito quanto è stato buono con me? Non capisco perché siano tutti così freddi con lui-

Mi lasciò finire il mio racconto con calma, senza incalzarmi in alcun modo, ma mostrando comunque un vero, profondo interesse per quanto gli stavo raccontando.

"Se posso..." mi disse poco dopo che ebbi finito "...capisco come voi vi siate sentita per le parole di vostra sorella, l'idea di non sentirsi all'altezza, di non essere apprezzati dai membri della propria famiglia..."

-È vero! Capisce veramente. Non parla tanto per dire!-

"...Tuttavia..."

-Ed ecco il colpo in arrivo-

"...capisco anche il punto di vista di vostra sorella"

"Come puoi dire una cosa del genere?!" gli chiesi alzando notevolmente il tono di voce.

"Tenterò di spiegarmi meglio. Da quanto mi avete riferito, entrambe dalla morte della regina vi siete addossate il compito di fare da madre l'una all'altra, di proteggervi a vicenda. La vostra idea di protezione è quella di incoraggiare vostra sorella a spiccare il volo, mentre il suo è quello di chiudervi in una gabbia dorata.

Da quanto ho inteso, la sua proposta di...occuparsi del problema, deriva esclusivamente dal fatto che non vuole che voi veniate ferita in alcun modo, né fisicamente né mentalmente.

Addossandosi ogni responsabilità sarebbe in grado di addossarsi anche ogni colpa, attirando su di sé l'eventuale odio dei cittadini e dei regni confinanti invece che su di voi.

Non dico che sia giusto, tantomeno che si sia espressa nel migliore dei modi...ma se queste sono veramente le sue intenzioni non posso del tutto biasimarla. Al suo posto anzi, temo che farei lo stesso"

Rimasi ad ascoltarlo finire il suo discorso. Ammetto che non avevo pensato a questa eventuale spiegazione del suo comportamento, talmente ero accecata dalle mie emozioni l'altra sera, ma sarebbe stato da Hel.

"Ma tu non hai un fratello o una sorella per cui potresti fare una cosa del genere. Non puoi dire o sapere che ti comporteresti in questo modo per loro."

"No, non c'è l'ho. Ma lo farei per voi"

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora