Capitolo 24 ~ Famigerata

13 1 0
                                    

JESSICA

"Ti ho detto che non mi occorre protezione, tante grazie, ma puoi andare!" protestai, sforzandomi di ignorare lo stregone che sbirciava le mie operazioni nello schermo. Il mio cuore eseguì una capriola: Radagast si era connesso dal mio stesso indirizzo IP, pertanto... Era lì. Nel mio stesso Caffè, agganciato alla medesima rete wi-fi!
"Sì, spiegalo ai cacciatori di taglie che stanno setacciando Parigi per trovarti... Per curiosità, chi stai pedinando tu?" indagò lo stregone al mio fianco.

«No, non conosco il titolo esatto, ma traducendo il testo ho trovato degli accenni a un seguito. Posso chiederti come ti sei procurato il primo diario? Sarebbe di grande aiuto!»

Ero distratta dall'atto di inviare un virus accanto al mio messaggio di risposta, al fine di hackerare la webcam del laptop di Radagast e scoprire che faccia avesse. A quel punto, avrei potuto seguirlo fino a casa e condurre ulteriori ricerche.
"Quale parte di 'sono cazzi miei e della Lunare' non ti entra in testa...? Aspetta, che hai detto sui cacciatori... C'é una taglia sulla mia testa!? Chi l'ha piazzata, quando... E perché non hai iniziato con questo!?"

Trattenermi dall'urlare ai quattro angoli del globo fu arduo ma lo esclamai comunque abbastanza forte da attirarmi un'occhiata allarmata da parte dello stregone.
Io non ero una criminale. In passato avevo indugiato nel fascino dell'illecito, sì, ma non avevo mai commesso gravi crimini come derubare qualcuno... E quel capitolo della mia vita non si sarebbe mai riaperto se non fosse stata un'emergenza. Intendevo entrare nella cyber security dopo la laurea e rimanere pulita... Che io sapessi non ero latitante!

"Da questa mattina." rispose lo stregone "Non sono certo di chi sia il mandante, ma ti posso dire che é del giro. E non volevo causarti un attacco di panico..."

Del giro. Parafrasi per: 'una creatura magica'.
Dunque, non ero ricercata, non dalla polizia "babbana". Dopo un'istante di sollievo, realizzai che lo scenario che dipingeva era anche peggiore.

"Ah, non volevi?" Chiesi a un passo dall'isteria, e lanciai un'occhiata tormentata al lavoro che dovevo compiere... mentre invero l'istinto di sopravvivenza mi gridava di scappare da Parigi a gambe levate. "Oh, shit...!"

"Jessica" la voce del semisconosciuto trapassò la coltre del mio terrore con fredda calma "Jessica, Ethan non lo sapeva quando mi ha chiesto di spiarti e io ho agito di mia spontanea volontà nel rivelarmi a te, perché non avrò modo di proteggerti se tu stessa non me lo consentirai. Devo portarti via da qui e sarebbe d'aiuto se tu mi seguissi spontaneamente."

Quegli occhi che mi avevano spaventata in areoporto si offrirono a me con onestà e determinazione. Compresi in un istante che lui era probabilmente il solo stregone a Parigi che non dovessi temere, per quanto non sapessi nulla di lui e nonostante l'aura di potere e pericolo che emanava non si fosse mai sopita.
"Io... Non posso andarmene subito dal bar. Tra l'altro... Neppure so come ti chiami! Come so che sei effettivamente un Corvo, che non sarai proprio tu a consegnarmi e incassare la taglia!?"

Ero certa che si sarebbe infuriato e avrebbe optato per tramutarmi in un orologio da taschino per potermi trasportare con comodità. Invece, lo stregone si limitò ad inarcare un sopracciglio con aria interrogativa.
"Dimitri" si presentò in tono asciutto; quindi, dopo aver controllato i dintorni, sollevò una mano verso il mio zaino, facendolo levitare di qualche centimetro... E le sue iridi si fecero nere come la pece, il che mi causò un piccolo sobbalzo. Il mio zaino toccò terra dopo un istante e l'oscurità arretrò dal suo sguardo. "Soltanto gli occhi dei Corvi assumono il colore degli uccelli della notte, Opaca... E per quanto riguarda la questione della taglia, come ti ho accennato, se fossi qui per nuocerti, non ci sarebbe stato bisogno di questa conversazione."

TENEBRIS - Il canto della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora