Non riuscivo a togliermi quella notte dalla testa. Lo desideravo.
"Tieni Miller, fa in fretta". Wilson batté sul mio braccio il fascicolo concernente i due conducenti il carico, destandomi dai pensieri.
"Portalo a Pascal, è nell'archivio".Cazzo, non potevo andare lì e restare chiusa con lui in quella stanza.
"Ok".
Percepivo ancora il freddo acciaio sulla pelle. Strofinai il polso destro dove era rimasto un piccolo segno.
"Salve, devo entrare", dissi all'agente preposto. Aprì la porta con la tessera magnetica.
"E per uscire devo spingere il pulsante rosso", sottolineai la frase che ripeteva ogni volta. L'uomo mi guardò di sbieco. Accennai col capo per scusarmi.
Ero nervosa."Ehm, agente, Wilson ha voluto le portassi questo."
Pascal era ad una scrivania a leggere su Rodriguez. Non alzò gli occhi né fece alcun accenno.
Appoggiai il fascicolo sulla scrivania, alzai le spalle e girai per andarmene. Arrivai alla porta, vicino a quel dannato pulsante per aprirla, ma vidi la sua mano sinistra poggiarsi al muro, impedendomi di uscire. Il calore del suo corpo si fece sentire alle mie spalle."Pensavi forse che ti avrei lasciata andare così?", sussurrò al mio orecchio. Sospirai.
"Pedro, non pensavo facessi sul serio a scoparmi al lavoro", dissi girando appena il capo verso di lui.
Mi strinse a sé, da dietro, inoltrando la mano sinistra sotto la mia camicia, accarezzandomi il ventre. Piano scese, infilandola nel mio intimo. Appoggiai il capo all'indietro, strusciandomi contro la sua faccia. Avvertivo il suo respiro eccitato nel mio orecchio.
Mi girò, appoggiandomi alla porta blindata, ed iniziò a baciarmi la punta del naso, la guancia. Incrociò i miei occhi e non riuscii a resistere. Gli leccai lentamente le labbra, i baffi."Karen sei tu che mi provochi, vedi? Non ne hai avuto abbastanza ieri?"
"Non ne ho mai abbastanza di te..." e lanciai uno sguardo alla scrivania alla quale era seduto ed intese.
Cominciammo a baciarci, appassionatamente. Veloce gli aprii i pantaloni ed iniziai a toccarlo. Era così duro.
Chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore. Mi aprì la camicia verde militare e cominciò a palpeggiare il mio seno.
Mi accompagnò dolcemente al bordo della scrivania, facendomi camminare all'indietro, nel mentre ci baciavamo ancora. Mi alzò di peso e sedette lì, per poi frenetico calare prima i miei e poi i suoi pantaloni."Pedro, ci possono...scoprire", sussurrai, quasi pentita di quello che stava per succedere. Non mi rispose.
Entrò subito in me, che accolsi già bagnata. Le sue spinte mi rompevano il fiato."Shh niña, ci sono quasi...mi fai eccitare troppo". Non riuscivo a non gemere mentre mi prendeva. Mi toccava il fondo e faceva male in quella posizione. Mi aggrappai con le braccia dietro la sua nuca e lui appoggiò il capo sulla mia spalla. Mi sdraiai di più per farlo entrare meglio e ancora più in fondo. Mi alzo le gambe portandosele al petto e lo sentii scivolare dentro fino a toccare il suo bacino. Era completamente immerso. Si abbassò su di me, succhiava e borse a i capezzoli duri e strinsi forte i suoi capelli. Dopo qualche colpo ben assestato, venne, soffocando il piacere nell'incavo del mio collo.
Guardarlo ansimare con la bocca socchiusa non aveva prezzo. Presi il suo viso tra le mani ed affondai la lingua nella sua bocca, leccando tutto ciò che c'era da leccare."Karen, come devo fare con te...", sussurrò mentre ci sistemavamo i vestiti. Lo fissavo, e più lo guardavo, più mi rendevo conto di provare qualcosa per quel bellissimo bruno.
Aggiustai la coda scompigliata.
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AMOR LOCO
Любовные романыKaren Miller, agente della DEA, viene temporaneamente trasferita in Colombia, dove incontra l'affascinante agente dagli occhi bruni. ATTENZIONE: linguaggio scurrile, linguaggio esplicito, scene di sesso esplicite. La storia è frutto di fantasia e il...