𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐝𝐢𝐜𝐢:

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Ma vederla fu amarla, amare solo lei,
e amare per sempre.
(Roberto Burns)

Tamponai i capelli bagnati, con l'asciugamano e, dopo aver spento la luce del bagno, tornai nella mia mia camera da letto, aprì la cassettiera prendendo dei vestiti puliti.

Ero rientrata da un'ora scarsa, avevo giusto avuto il tempo di farmi una doccia e togliere il vestiti della sera prima, visto che mi ero fermata a dormire a casa di Can e non mi ero cambiata, benché alla fine avessi dormito una sua felpa.

Era difficile da credere, eppure era accaduto, ma la cosa che più mi imbarazzava fu il fatto che mi fossi risvegliata con la guancia poggiata sulla sua spalla, accucciata a lui. Avevo dormito bene, più che bene in realtà, e sembrava lo stesso per lui, tant'è che quando avevo lasciato la sua camera, dormiva ancora, con l'espressione serena.

Ma dopo quello che gli era accaduto la sera prima, volevo solo che riposasse, che non avesse pensieri e fosse tranquillo.

«Sei impazzito?» chiesi alzando la voce, non appena mi trovai Can davanti la soglia della portafinestra, che mi fissava, «Mi hai spaventata a morte!» lo rimproverai, «Scusa...» disse con un sorrisetto, «Che stai facendo lì fuori?» gli chiesi, aggrottando la fronte, il suo sguardo però cadde lungo la mia figura, e, non appena ricordai di avere addosso solo una maglietta a maniche corte, lunga fino alle ginocchia, arrossii di colpo.

«Volevo solo sapere se fosse tutto apposto visto che quando mi sono svegliato non c'eri più...» spiegò con aria innocente, incontrando poi il mio sguardo, «Sto bene Can, avevo solo bisogno di fare una doccia e cambiarmi...» gli dissi, lui annuì, «Tu stai bene?» gli chiesi, «Si, sto bene» confermò annuendo, con un mezzo sorriso.

«Posso aiutarti in qualche modo?» gli chiesi ancora, «Ti va di fare colazione con me?» chiese di rimando con un sorriso, ignorando la mia domanda, annuii immediatamente, «Certo, perchè no!» concordai, «Perfetto! Ti aspetto di là allora» disse con un cenno del capo, «Vengo subito!» confermai, mi sorrise un'ultima volta prima di darmi le spalle e incamminarsi verso il suo appartamento.

Prima dormivamo insieme, e adesso questo?
Le cose sembravano stare cambiando fra di noi.

Mi cambiai di fretta e tornai nel bagno, presi il phon dal cassetto, e asciugai i capelli. Decisi poi di legarli in una treccia visto che non avevo il tempo necessario per sistemarli. Spensi la luce e tornai nella mia camera, afferrai il cellulare e uscii, socchiudendo la porta.

«Can?» lo richiamai, mentre entravo nel suo appartamento, «In cucina!» mi rispose alzando il tono di voce cosicché lo sentissi, entrai e lo raggiunsi, trovandolo seduto al tavolo, intento a leggere qualcosa nello schermo del cellulare.

«Hai fatto in fretta» constatò, «Non mi piace fare aspettare le persone» chiarii, scrollando le spalle, sorrise e si voltò, «Stai morendo di fame, non è vero?» mi chiese divertito, «Il mio stomaco brontola già!» confessai facendolo ridere, «Che cosa vuoi mangiare ragazzina?» chiese, prima di alzarsi, sorrisi a quel nomignolo, «Non lo so, dipende cos'hai...» risposi, seguendolo con lo sguardo.

Per un istante mi bloccai, realizzando ancora una volta, che fosse di una bellezza assurda.
Ti toglieva il respiro, completamente.

«Oppure... potrei preparare qualcosa» proposi, lui si voltò, «Vuoi cucinare per me?» chiese sorpreso, «Si, ma non montarti la testa» replicai, lui sorrise, «Ok, la cucina è tutta tua» affermò, divertito, «Davvero?» chiesi contenta, lui annuì, «Se non ti scoccia..» commentò, «No, io amo cucinare!» confessai, lui nel frattempo tornò a sedersi.

«Ah si?» chiese interessato, «Si, ma non te ne approfittare! Non diventerà un'abitudine!» gli dissi, puntandogli un dito contro, lui sorrise, «Tra l'altro mi devi ancora un pranzo» aggiunsi, lui annuì, «Mi farò perdonare, te lo prometto»

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora