Capitolo 15.

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Passarono i giorni dopo l'accaduto e sembrava essere tornato quasi tutto alla normalità; Jungwon continuava a trovare rose nell'armadietto, aveva chiarito con Heeseung, il quale però continuava a pensare al ragazzo con cui aveva passato la serata, malgrado l'amico lo avesse rimproverato molto a riguardo, ma Jungwon come poteva capire quei sentimenti? Credeva che essi andassero a comando, che fosse tutto un gioco di logica.
Per quanto riguarda Jongseong, continuava a giocare a sedurre mortali come al suo solito, anche se tutto questo era diventata una noiosissima routine; odiava sempre di più che i suoi nuovi amanti gli si gettassero tra le braccia e lo facevano anche contro la sua volontà. Specialmente le ninfe iniziavano a stargli sui nervi. Ciò non fece altro che fomentarlo a vincere la scommessa fatta con Sunghoon. Quest'ultimo non aveva più rivolto la parola al cugino, dopo essere stato umiliato dall'inganno dei pharmaka nel bicchiere, e si era promesso che non si sarebbe più avvicinato a quel ragazzo di cui non ricordava nemmeno il nome.

Un pomeriggio Jongseong stava camminando come al suo solito. Lo faceva spesso da quando Sunghoon non veniva più al loro albero a chiacchierare. Teneva una sigaretta tra le mani, che, però, buttò a terra dopo essere arrivato a metà. La calpestò dicendo: "questa roba fa davvero schifo." Non capiva perché certi mortali ne erano così ossessionati. Inoltre non capiva il motivo per cui dovevano rovinare i loro deboli polmoni, per il solo piacere di farlo. Chi li capisce i mortali?!

Era una giornata limpidissima e soffiava un vento fresco che mitigava il clima, fattosi più tiepido in poco tempo. Ignorava tutti i mortali che gli passavano affianco, mentre passeggiava per i quartieri. Vedeva i ragazzi apparentemente della sua età- che aveva spacciato per vera; lui dimostrava effettivamente diciassette anni, ma aveva in realtà qualche secolo- riuniti in gruppetti; alcuni facevano scorribande in giro, altri si accontentavano delle battute, scherzi e di racconti vari e altri ancora passavano il loro tempo a dare fastidio agli altri. Erano proprio come i lupi- così pensava- gli immortali non hanno proprio bisogno di fare branco per sentirsi realizzati.

Ad un certo punto uscì da un vicolo uno di questi gruppetti, quattro ragazzi che marciavano via, come se stessero nascondendo qualcosa. Non aveva fatto in tempo a vederli bene, che erano già lontani. Ipotizzò che avessero picchiato qualcuno, o avessero imbrattato i muri di quel vicolo.

Non si era sbagliato. Infatti, puntando un occhio nel vicolo, aveva trovato Jungwon, accucciato in un angolo. Nascondeva il viso tra le braccia, che stringevano le gambe, come per proteggersi da qualcosa. Un'insolita rabbia gli stava facendo ribollire il sangue nelle vene. La ignorò.

Gli si avvicinò piano.

Jungwon, sentendo i passi, non si mosse; sperava di non essere visto. Ma non appena si sentì che qualcuno si era fermato davanti a lui, strinse di più la presa. Respirava a fatica e tremava.

"Jungwon... " Mormorò Jongseong. "Sono io. Stai calmo." Parlava lentamente per non spaventarlo. Si accovacciò.

"Jongseong..." Era senza voce. Sollevò la testa e i due stabilirono un contatto visivo. "T-ti prego, vattene."

Ignorò quell'ordine e la sua attenzione si spostò sui numerosi lividi che Jungwon aveva su tutto il collo e lungo le braccia, sull'occhio nero e il sangue secco sotto al naso. "Guarda cosa ti hanno fatto... Se ti lascio solo per due minuti, per comprare qualcosa per medicarti, mi prometti che rimani qui?"

"No."

"Allora verrai con me."

"Ti ho detto di andartene."

"Lo so, ma non ti lascerò qui così."

Jungwon distolse lo sguardo in gesto di rifiuto e non disse più una parola, sperando che se ne andasse, ma questo non accadde. Jongseong era veramente testardo e questo non faceva altro che mandare il mortale su tutte le furie. Dopo qualche minuto dovette cedere.

Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora