Capitolo 19

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Ancora barcollante e non del tutto guarito, decido di alzarmi dal letto e andare in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.

Questa notte ho sudato parecchio e ho la gola talmente tanto secca, che il deserto del Gobi, in confronto, sembra una distesa di acqua limpida.

Mi fa ancora un po' male la testa, ma cerco di non pensarci, magari il dolore passerà da solo se non gli presto attenzione.

Arrivato in cucina, noto che al tavolo grande, intenti a mangiare un bel piatto di carbonara, ci sono i miei fratelli.

Cerco di non guardarli e di passare oltre, anche se l'odore del guanciale appena cotto mi fa aprire una voragine allo stomaco.

Lui, d'accordo con la mia testa, inizia ad emettere strani suoni, segno che sono in via di guarigione, ma non gliela darò vinta, non vorrei ritrovarmi nel water a rimettere.

<<Ecco il bell'addormentato>> esclama d'un tratto Jacopo, arrotolando uno spaghetto sulla forchetta e continuando a guardare il suo piatto. Non si può dire lo stesso di Jader, che invece mi guarda sorridendo, quasi sfottendomi.

Continuo a fare quello che sto facendo, ovvero tento di ignorarli, ma le loro continue risate mi destabilizzano e mi fanno innervosire, perciò mi ritrovo a girarmi con ancora la bottiglia in mano e uno sguardo minaccioso, ma anche provato dalla febbre.

Ciò scaturisce in loro una risata ancora più forte delle altre.

<<Cosa c'è de tanto divertente?>> chiedo loro, posizionandomi con il fondoschiena su un mobile della cucina, accanto al frigo e incrociando le braccia, dopo aver posato bottiglia e bicchiere accanto a me, mi è pure passata la sete.

<<No niente fratellino, davvero>> annuncia Jader, poggiando i gomiti sul tavolo e sorridendo come uno che sta per fare una battuta, che probabilmente farà ridere solo lui.

<<OK, solo perchè sò er più piccolo dei tre, non ve autorizza a prendemme sempre in giro, qualsiasi cosa io faccia>> intervengo arrabbiato e amareggiato.

Il problema è che non capisco il perchè, ho sempre avuto un buon rapporto con i miei fratelli, questi battibecchi, se così si possono definire, li abbiamo sempre avuti e abbiamo quasi sempre finito con lo scherzarci su, ma questa volta è diverso, questa volta stanno entrando in un terreno inesplorato e so come sono loro, so che non approvano nessuna delle ragazze che porto a casa, so che, non appena ne hanno l'occasione, tentano di trovare più difetti, che pregi e ciò mi costringe a demordere.

Lo hanno fatto con Cecilia, per loro era troppo esibizionista e libertina, mi hanno convinto a seguirla più e più volte, ma ho sempre desistito.

Poi è arrivato il momento in cui ho scoperto il tradimento e loro erano lì, a dirmi che me l'avevano detto e cose varie.

Ci sono ritornato insieme, come uno stupido, bisogna ammetterlo, ma ero innamorato e sono voluto essere cieco di fronte a tutte le cattiverie che mi aveva fatto.

Lo hanno fatto persino con Chiara, la sua unica colpa era quella di essere bionda, per loro le bionde erano tutte meno intelligenti. Avevano detto che mi avrebbe fatto soffrire, che se ne sarebbe andata alla prima occasione e invece sono stato io a lasciarla, troppo scosso dai loro giudizi, dalle loro critiche.

Probabilmente avevano avuto i loro buoni motivi, magari apprensione, voglia di proteggermi, ma non lascerò che rovinino anche questa cosa bella che mi è capitata.

<<Chi è quella sventola che è entrata in camera tua?>> esordisce Jacopo, poggiando tutto sul tavolo e dandomi la sua totale attenzione.

<<È n'amica>> esclamo scuotendo leggermente la testa.

<<E quando volevi presentarcela?>> rincara la dose il fratello più grande, facendomi fare una smorfia di divertimento.

Il mio sorriso di scherno non deve essere passato inosservato, perchè entrambi mi guardano con un cipiglio strano sul viso.

"Mai", sarebbe stata la risposta più corretta, perchè in realtà non so se ci sarà mai un "noi", ma invece, contro ogni mia aspettativa, mi trovo a rispondere diversamente: <<quanno le cose sarebbero state più chiare>>.

Loro non ribattono, al contrario, tornano a mangiare come se nulla fosse successo, il che mi fa preoccupare e non poco. Mi metto seduto davanti a loro e attendo una qualche ramanzina, un qualcosa che mi invogli a chiudere una cosa che ancora non ho iniziato, invece niente, loro continuano a mangiare, come se non avessi detto alcun chè.

<<Quindi?>> chiedo piuttosto sorpreso <<niente delucidazioni sul fatto che è bionda? Che non fa pe' me? Niente de niente?>>.

Il fratello di mezzo alza la testa nella mia direzione e sorride, ma al contrario di poco fa, sembra un sorriso sincero.

<<Sembra una ragazza apposto, vedi solo di non fartela scappare>>.

Deve essere sicuramente la febbre che mi fa sentire cose non sono state assolutamente dette, ma non ci faccio caso e dopo averli guardati per altri cinque minuti, completamente sorpreso e spaesato, mi alzo e mi dirigo nuovamente in camera a chiamare Nicholas.

Ho bisogno di lui in questo momento e chi meglio di lui è in grado di darmi consigli utili?

Risponde al secondo squillo.

"Ehi bello, che piacere sentirti, come stai?" domanda subito, con un tono allegro che mi fa quasi divertire.

"Te sei drogato pure tu per caso?" gli chiedo a mia volta, rimettendomi lungo sul letto e osservando il soffitto "a ogni modo, c'avrei bisogno de te, quando se potemo vedé?".

Spero che la sua risposta sia affermativa, ho un macigno che pesa sullo stomaco e sono sicuro che parlarne con lui potrebbe aiutarmi.

"Anche subito se vuoi, passo da te?".

"No, incontriamose ar bar sotto casa, quello dell'altra volta, ciò proprio bisogno de 'n buon caffè" esordisco sospirando.

Non dovrei uscire in queste condizioni, ma non ne posso più di stare chiuso in camera come un appestato, in più un po' di aria pulita non può che farmi bene.

"Ma tu non stai ancora male?" chiede infatti facendomi alzare gli occhi al cielo, ci mancava soltanto lui a preoccuparsi per me.

"Passato tutto" mento sorridendo più a me stesso, che alla persona dall'altra parte del telefono "dai, t'aspetto là, non metterce tanto come sempre" lo informo iniziando già a mettermi le scarpe.

"Dieci minuti e sono da te" esclama lui attaccando il telefono.

Avrei tutto il tempo per prepararmi, ma non ho voglia.

Il termometro è sul comodino, sembra mi stia fissando, quindi lo ignoro e inizio a dirigermi verso l'ingresso, senza dire nulla ai miei fratelli, altrimenti chi li sente?

L'aria fresca e pungente mi invade il viso e mi fa sentire vivo, nonostante mi sento più morto che altro, ma devo fingere che sia tutto apposto.

Dannata influenza.

Spazio autrice:

Ciao a tutti.
Allora ho fatto un corso di romanesco, quindi se trovate parole come "ciai", "ciò", se vedemo", "potemo" e cose simili, non è perché sono diventata improvvisamente analfabeta, ma è perché i romani scrivono davvero così, quindi mi sono fatta una ricerca e tadaaaan. Spero voi possiate capirci qualcosa😂
Ad ogni modo, date la colpa a Joseph, è lui che parla così :D

Salvami da me - HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora