Nonostante frema dal desiderio di rivedere Shadee, Evianne promette a Chenzira di non andare a cercarlo.
«Metterai in pericolo te stessa e il suo ruolo se gli parlerai davanti alla casata. Appena capirò cosa intende fare Jaja, lo attireremo qui e gli diremo tutto.»
Una settimana dopo però qualcosa scombussola i piani, colpa di una nuova missiva che ha lasciato Reggia Blu per giungere al Nido. È Bulbun a recapitarla. Si fionda nello stanzone dalle pareti annerite e lancia un grido di disperazione.
«Perché io?» Si porta una mano alla fronte come se volesse simulare uno svenimento e poi crolla sulla sedia accanto a Nandi che annota le spese di ricostruzione. «Tortura, tormento! Me misero! Me infelice!»
La solita Nandi avrebbe già interrotto il suo teatrino tirandogli un pugno sulla testa dai riccioli crespi, ma dopo il rapimento dei tre orfani la sua tenacia si è spenta.
Pur di mettere fine alla recita di Bulbun, Evianne gli ruba il cilindretto di pergamena e legge. «Re Tavare chiede la presenza mia e di Bulbun a Reggia Blu per una cena, stasera.»
Informa Chenzira, che è appena rincasato, e rilegge la scritta almeno tre volte, mentre Bulbun continua a recitare il suo copione, quasi fosse all'atto conclusivo di una tragedia. Rifiutare la cena sarebbe la scelta più ovvia, ma non è così sciocca da illudersi di averne il potere. Quello non è un invito di cortesia, è un ordine, e se lo violerà si troverà l'esercito degli Spilli fuori dal Nido. Appoggia il cartoncino sul tavolo e si massaggia il polso per costringerlo a rallentare il battito. Non è il momento di lasciarsi confondere da ansie e paure. Deve reggere il confronto con re Tavare per il bene della sua patria, degli Erranti e forse anche di Shadee.
«Bulbun, ci andremo.» È certa che il re abbia invitato anche lui per metterla a suo agio e convincerla ad abbassare la guardia, un errore che non commetterà. «Bulbun, dovrei essere io quella agitata, non tu. Spia in terra nemica che va dritta nella tana del leone, ricordi?»
Bulbun sbuffa. «Sono più degli sciacalli che dei leoni. E adesso il vero problema.» Solleva entrambe le mani sopra il capo in un gesto carico di enfasi. «Cosa mi metto?»
Nella mezz'ora successiva Bulbun svuota ciò che il fuoco ha risparmiato del suo prezioso guardaroba e si cimenta in un'arringa contro il grigio che sbatte. Evianne gli è grata perché con i suoi vaneggiamenti riesce a stemperare la tensione, anche se una parte di lei vorrebbe concentrarsi per studiare le mosse del sovrano.
«Ti guardo le spalle» le sussurra Chenzira.
Nandi cerca un vestito decente in cui infilarla. Se ne esce con una tunica nera, orlata da un sottile gioco di filigrana dorata.
«Hai ancora le pergamene magiche di Liesna che ti ho dato?»
Evianne annuisce. Altro che cena, lo stomaco è allacciato da un groppo. È sempre stata intraprendente, eppure in quel momento vorrebbe solo sparire.
Lo sguardo di Chenzira si carica di un fuoco ambrato. «È la nostra notte. Nostra e non sua.»
Evianne non fa in tempo a chiedergli spiegazioni che si ritrova all'interno di Reggia Blu assieme a Bulbun, vestito in una tunica fucsia con il colletto di pizzo. Li accolgono due Spilli con i cappucci e le casacche allacciate fino al collo. Oltre a Maissa, re Tavare deve avere strappato la lingua anche a loro, perché li ricevono senza proferir suono.
Evianne finge di assistere allo sfarzo di Reggia Blu come se lo vedesse per la prima volta e non avesse passato mille notti a fare da spia nei meandri di quel palazzo. Lungo i corridoi che conducono alla mensa degli Spilli, le lampade a olio sono disposte a ritmo regolare, intervallate da grandi quadri e arazzi che ritraggono gli antenati della casata e scene di un passato glorioso.
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Una storia di ali e spilli
FantasyLe Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...