SYDNEY
🪷🪷🪷
Mi ero sempre chiesta se la vita fosse pura illusione o straordinaria realtà.
Mi stavo ponendo la stessa domanda da più di un'ora, mentre sedevo su una delle chaise long della piscina esterna. La risposta più semplice sarebbe stata "pura illusione", perché a Saettle la brezza mattutina non aveva voce ma era soffocata dal chiasso delle auto e dalle fastidiose imprecazioni della gente. A casa di Damian Archer no, la mattina era il miglior momento della giornata. C'era pace. E la pace era solo un'illusione per chi aveva vissuto una vita come la mia.
Fissai l'origami di carta che avevo appena costruito. Fissai il fiore centrale per circa dieci minuti, ispezionai meticolosamente le punte, ma non c'era nulla che non andasse. La realtà era una sola ed era anche difficile da ammettere. Cercavo di distrarmi in qualsiasi modo per dimenticare gli avvenimenti della sera precedente.
Gemetti e strappai l'ennesimo foglio di carta.I miei pensieri mi erano sempre parsi dei fidati compagni di viaggio, ma nelle ultime ore erano diventati pericolosi compagni di cella.
Gli eventi positivi del mio arrivo in California facevano da ombra agli intensi attimi di confronto con Damian.Era decisamente strano.
Strano il modo in cui le mie aspettative si erano ridotte in cenere, strano come la mia vita si fosse inaspettatamente ribaltata e... irritante la mia curiosità verso un uomo decisamente lontano dalle mie corde.
Che per giunta conoscevo appena, ma che avevo odiato nello stesso istante in cui avevo chiuso la porta del suo ufficio.Mi sedetti a bordo piscina e posai delicatamente la mia piccola opera d'arte. La visione dell' origami che galleggiava mi diede sollievo, tanto da farmi ammiccare un sorriso. Era la mia tradizione di buon auspicio, come se quel foglio spiegazzato avesse la capacità di scacciar via ogni male. E ci credevo pure.
<<È questo che fai nella vita? Inquinare le piscine degli altri?>>
Il rombo della voce Damian mi fece accapponare la pelle. Mi voltai e lo trovai a pochi passi da me, con addosso un semplice pantaloncino sportivo e nient'altro. I capelli umidi tirati indietro e una distesa di pelle olivastra che brillava sotto la luce mattutina.
Le mie guance scottarono e maledissi me stessa e il giorno in cui avevo accettato questo lavoro.
Mi alzai di scatto e recuperai l'origami. <<Scusami, non volevo sporcare nulla, mi dispiace.>>
Non rispose alle mie scuse. In silenzio mi raggiunse in due falcate. Gli occhi color whisky mi osservavano di sottecchi, e nonostante scorsi una scintilla di curiosità, la sua espressione non celava nessuna emozione.
<<Perché proprio un fiore di loto?>> Chiese.
Mi schiarii la voce e portai indietro una ciocca di capelli nervosamente, non mi aspettavo quel genere di domanda. <<Sono delle piante strane. Hanno la capacità di invadere interi laghi ma non hanno bisogno di molta cura, solo il necessario. Mi hanno sempre incuriosito.>> Le parole mi uscirono di bocca velocemente e solo dopo mi accorsi di aver trattenuto il respiro.
Damian inclinò appena la testa di lato e notai l'ombra di un sorrisetto che creava una piccola fossetta all'angolo della bocca.
Ero incredula, così tanto che dovetti sbattere più volte le ciglia per assicurarmi che quel sorrisino fosse reale.
<<Ne parli con la stessa foga di mia figlia quando parla delle principesse.>> Constatò, tra il divertito e l'annoiato, passando una mano tra i capelli folti.
STAI LEGGENDO
Until Then
RomanceSydney Winslet è una ragazza senza prospettive, cresciuta in una realtà familiare che le ha impedito di spiccare il volo. Sentendosi soffocare tra le mura di casa sua, è costretta a lasciare la città di Saettle per lavorare come babysitter della fa...