Capitolo 4

5 0 0
                                    

William

Non avrei mai capito i continui repentini cambi d'umore di Kara.

Sull'areo c'era stata una sorta di tregua, di affinità, ma adesso è come se mi volesse sparito dal pianeta Terra.

Bhe, quello lo vuole sempre, ma sono dettagli.

Eravamo uno di fianco all'altro, e Kara barbottava parole incomprensibili, ma credo erano insulti.

Arrivati davanti alla porta di camera nostra, Kara infilò la chiave nella toppa e la girò.

Una volta aperta, restammo entrambi di stucco.

Era una stanza enorme, nel lato destro c'era un letto a una piazza e mezzo, affiancato da un armadio ad una sola anta, mentre nel lato sinistro c'era una letto a una piazza con accanto una scrivania.

Le pareti erano di marmo lucido con venature che andavano a scemare dal nero intenso, al grigio chiaro.

Davanti a noi si presentò una enorme vetrata, che dava visuale alla piscina trovatosi dietro l'hotel e un pezzo della città di Las Vegas.

Puntai subito il letto ad una pizza e mezza, ma forse non solo io.

<<Quello è mio>>

Disse Kara, avvicinandosi al letto, che ovviamente avevo messo occhi io prima.

<<Cosa?! No, l'ho visto prima io>>

Dissi, mettendomi davanti a lei, con la braccia spalancate, per bloccargli il passaggio.

Lei roteò gli occhi e con scatto felino, passò sotto il mio braccio destro, e si tuffò nel letto.

Restai interdetto, ma non gliela avrei lasciata vinta.

Mi girai verso di lei con un sorrisino sulle labbra, e alzai su e giù le sopracciglia. Kara capì le mia intenzione, e infatti si coprì con il cuscino.

Mi tuffai sopra di lei, ma puntai le mani sul materasso altrimenti l'avrei schiacciata.

<<AA!! LEVATI DA DOSSO>>

Urlò Kara.

<<E tu levati dal mio letto>>

Dissi, iniziando a farle il solletico nei fianchi. Si contorciò tutta e aveva le lacrime agli occhi.

<<Mai!>>

Disse. Volse le gambe sul mio bacino, mise le mani sulle mia spalle e mi fece cadere all'indietro.

Sbattei la testa sulla tastiera del letto.

<<AHIA!>>

Dissi, toccadomi il tasto dolente della testa con le mani.

Kara incominciò a ridere, e io ripresi a rifarle il solletico.

<<BASTA!>>

Disse ridendo.

Cercava di spostarmi le mie mani dai suoi fianchi, ma ero troppo minute rispetto alle mie.

Il suo bacino si muoveva sul mio, e il centro del suo sesso sfregava col mio. Diventai rosso come un peperone, e lei se ne accorse.

Fece un sorriso timido, e si mise accanto a me.

Appoggiai le mani sul grembo, e calò un silenzio imbarazzante. Devo ringraziare il tempismo di chi bussò alla porta.

<<È aperto>>

Dissi, mettendomi seduto sul letto. Azione ripetuta anche da Kara.

Ugo entrò nella stanza, indossava un jeans blu e una camicia bianca.

•Il grande colpo al Double Down Saloon•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora