'caos'

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jack pov's

Si può chiamare caos qualcosa in cui si trova la pace?

La sveglia suona, distraendomi dai miei pensieri, pensieri che ormai da anni sono dedicati tutti a lei.

Guardo il soffitto, che ho fissato per tutta la notte, senza riuscire a chiudere occhio. Recupero dal comodino una foto: eravamo bambini, eppure con un peso addosso che neanche gli adulti sanno sopportare. Le risate autentiche si contavano sulle dita di una mano, nascoste tra mille altre false.

Guardo quella foto, le margherite incastrate tra i suoi ricci biondo cenere, e posso ancora sentire la sua risata invadermi il petto.

Scendo dal letto con l'unico desiderio di vedere i suoi occhi. Esco dalla stanza in uniforme e mi dirigo verso la porta d'ingresso.

La voce di mia madre mi ferma.

"Hey, amore, stai andando a scuola?"

"Amore." Quella parola mi rimbomba in testa. "Amore." Continua a usarla come se io un giorno potessi perdonarla per l'inferno che mi ha fatto passare, come se potessi dimenticare le bottiglie di birra spaccate a terra e le urla che riempivano la casa. Eppure, siamo ancora qui, sotto lo stesso tetto, e lei mi chiama "amore."

La ignoro ed esco.

Sull'autobus, mi siedo in fondo, sperando che nessuna ragazzina in cerca di attenzioni mi segua, con quelle gonne decisamente troppo corte. Guardo il telefono e penso alla verifica imminente. Non so nulla, ma tanto è geostoria. Leggerò gli appunti del secchione che siede accanto a me.

Poi, la vedo. È diversa... stanca, decisamente stanca. Si siede accanto a me e, appena fa in tempo, si addormenta sulla mia spalla.

L'istinto di proteggerla si fa strada dentro di me, come se fosse già mia, e intreccio le dita nei suoi capelli. Francesco mi si avvicina e sta per fare un commento, ma lo fermo subito: "Lei rimane qui."

Mi guarda e, senza discutere, si siede più avanti. Accarezzo i suoi capelli, inalando il suo profumo come se fosse una droga, e inizio a desiderare di più.

Lei si sveglia quando arriviamo davanti alla scuola e l'autista suona il clacson. Lo strangolerei.

"Gioiellino, va tutto bene?" le chiedo, notando la sua espressione stanca. Non l'ho mai vista così. Dev'essere successo qualcosa, perché ricordo perfettamente la descrizione che mio fratello mi ha dato, urlando, quando mi sono allontanato da lei.

Cavolo, Moon, chi ti ha fatto questo? Chiunque sia... giuro che lo faccio a pezzi.

"Gioiellino?" le accarezzo i capelli, mentre il pensiero di quello che potrebbe essere successo mi preoccupa più del dovuto.

Lei sobbalza e mormora uno "scusa" prima di scendere dall'autobus di corsa.

Più tardi, nel giardino della scuola, mi accendo una sigaretta, sentendo la nicotina invadermi i polmoni e ignorando le solite ragazze che chiacchierano attorno a me.

Quando la campanella suona, entro in classe e lancio un'occhiata al banco in fondo, dove è seduta Moon.

Il compito sta andando bene, nonostante il tempo sembri volare, finché un rumore di sedia non attira la mia attenzione. Com'è possibile che qualcuno abbia finito in mezz'ora?!

"Signorina Black, se non si risiede dovrò annullarle il compito." Nessuna risposta. Lei se ne va, lasciando il professore incredulo.

Cavolo, devo seguirla.

Mi alzo, ignorando il professore frustrato, ed esco dalla classe. Al diavolo quel maledetto tema.

La trovo in un'aula vuota, visibilmente nel panico. Quanto vorrei toglierle quel dolore, quanto vorrei poterlo trasferire tutto su di me. La faccio appoggiare al mio petto e cerco di distrarla finché il suo respiro non si calma.

"Perché l'hai fatto?" mormora.

"Cosa?" chiedo, facendo il finto tonto e portando una mano al pacchetto di sigarette. Ma mi fermo. Forse la farebbero stare peggio, così rinuncio, almeno per ora.

"Ti annullerà il compito..." sussurra.

"Non mi importa" rispondo subito.

"Non ti capisco... se questo è uno dei tuoi stupidi giochetti per rinfacciarmi le cose," mi minaccia.

"Moon, cos'hai?" Lei si irrigidisce.

"Niente..." la sento sussurrare. "Non è vero."

"Non ho niente!" ribadisce, alzando la voce.

"Bugiarda."

"Non chiamarmi bugiarda!" mi urla in faccia.

"Perché? Mi stai mentendo." Sento che si innervosisce ancora di più.

"Ma cosa vuoi esattamente da me?! Prima fai il gentile, poi sei uno stronzo, poi di nuovo gentile, e infine mi dai della bugiarda! Perché non puoi lasciarmi in pace?! Cosa vuoi da me?!"

Oh, gioiellino... è diverso. Io voglio te. Ma so che ti farei solo del male...e non solo a te...

Mi alzo e prendo il pacchetto di sigarette.

"Lo fai di nuovo... mi lasci sola di nuovo... senza una spiegazione, ma mi sono stancata, Jack. Non parlarmi, non guardarmi. Non voglio più vederti!" mi urla mentre mi allontano, poi mi supera e se ne va.

Don't Leave Me AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora