Cap. 1 - Debbie

50 1 0
                                    

Ciao!
Questa è la mia prima fan fiction in assoluto e mi auguro quindi che possa piacervi.
Ci tengo a dire che ho iniziato a scriverla qualche mese dopo aver letto "The 8th floor", qui su Wattpad, che ho amato alla follia.
Potrebbero esserci alcune somiglianze, visto che i personaggi sono gli stessi, ma ho cercato di essere il più originale possibile.
Buona lettura! 🩷🤍🧡

L'aria di New York profumava già di primavera nonostante fosse solamente il 14 di febbraio, il giorno di San Valentino.
Debbie Ocean era rientrata tardi la sera prima, e dormiva profondamente nel suo letto da più di otto ore... il che era piuttosto insolito considerata la sua routine frenetica che le permetteva raramente di avere un momento per riposarsi, o semplicemente respirare.
Non era da lei perdere il controllo, ma quel sabato, quel giorno, aveva sentito il bisogno di spegnere la mente, di zittire i suoi pensieri e dimenticare ogni sua convinzione.
Aveva trascorso l'intera serata con le amiche al Shivers, un locale molto popolare della zona, a pochi passi dal centro. Daphne, una tra le sue amiche più care, e suo marito l'avevano riaccompagnata al suo appartamento intorno alle 3 del mattino, ma di questo, Debbie non ricordava nulla.
Della folle e movimentata serata precedente ricordava solo di aver ballato fino a non reggersi più in piedi, tanto, troppo alcol e qualche scommessa con le carte. Era certa di aver vinto anche una centinaia di dollari, ed in effetti la sua memoria non la stava tradendo.
Un raggio di sole le batteva sul viso, perciò arricciò il naso, stropicciò gli occhi e con un lamento, alzò la testa.
"Cristo santo."- Borbottò, con la nausea. Si appoggiò sui gomiti e inspirò profondamente, nella speranza che un po' d'aria fresca spazzasse via i postumi della sbornia. Si passò una mano tra i capelli castani e si mise a sedere. Realizzò quando appoggiò le mani sulle cosce che ancora indossava il vestitino nero con le paillettes e pure i collant che aveva messo per uscire. "Accidenti."- sospirò, accarezzando la calzamaglia, ormai da buttare, perché strappata in più punti. Sfilò le calze ancora assonnata, nonostante fosse già ora di pranzo, poi si diresse in soggiorno e le gettò tra i rifiuti; un po' a malincuore dato che erano le sue preferite: nere velate con su ricamate delle rose. Camminando si tolse il vestito sfilandolo dalle braccia, lo lasciò cadere sul pavimento in legno e si diresse verso la doccia, e sciacquò via un po' di confusione.
Quando si fu rivestita, Tammy, la sua migliore amica, la chiamò sul cellulare.
"Tam, ehi. Buongiorno."- rispose Debbie, tenendosi il turbante per i capelli con la mano libera.
"Deb! Dio, menomale che mi hai risposto! Ero già pronta a venire a casa tua."- disse allarmata Tammy. "Pensavo fossi stata male."-
"Sto benone. Ho appena fatto una doccia, mi sento come nuova."- cercò di tranquillizzarla la mora.
"Dio, Ocean, hai bevuto come una spugna ieri sera. Eri fuori di te. Ma ti ricordi in che condizioni eri?"- ora più che preoccupata, sembrava una madre infuriata.
"No."- ridacchiò Debbie. "Ma te lo ripeto, sto bene. Mi sono solo divertita, tutto qui. Non c'è bisogno di farmi la ramanzina. Ho 40 anni, Tam, non 13."- disse ancora, giocando con i capelli tra le dita. La sentì sospirare dall'altra parte del telefono e sorrise.
Come farei senza di te, Tam? -pensò.
"Hai ragione. Perdonami. Solo che... Dio! Sei impegnativa, lo sai?"-
"Lo so."- rise ancora Debbie.
"Che hai intenzione di fare oggi?"- domandò Tammy.
"Non ne ho idea."- rispose l'altra, con la testa tra le nuvole.
"Io esco con Rick, te lo ricordi? Certo che non te lo ricordi... beh, l'uomo che ho incontrato ieri sera. È davvero molto carino, ed ha un amico altrettanto carino che vorrebbe tanto conoscerti."- Tam sembrò elettrizzata.
"Ma sei fuori?"- Debbie aggrottò le sopracciglia. "Non voglio uscire con nessuno, specialmente oggi."-
"Andiamo Deb. Fidati di me, sembra davvero il tuo tipo. Cosa ti costa? Fallo per me."- Tammy quasi squittì.
"Tam... andiamo. Non oggi. Non a San Valentino."- lo pronunciò come fosse maledetto.
"Oh, Dio. Ancora questa storia. Debbie, è successo tanti anni fa. Smettila di stare così ancorata al passato. Altrimenti, come fai ad andare avanti?"- Tammy sapeva sempre come colpire, con le sue frasi filosofiche.
"D'accordo, Shakespeare."- così la chiamava. "Lasciamici pensare su, d'accordo? Non ti prometto nulla."- disse, scocciata.
"Grazie! Grazie tesoro!"- ora squittì per davvero. Debbie scosse la testa, e terminata la telefonata, desiderò ubriacarsi tutto daccapo.

Valentine's curseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora