Capitolo 3

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Mi ero addormentata sul pullman, per fortuna Grace mi ha svegliato. Ho passato la notte ancora insonne. Devo solo tranquillizzarmi. Quando hai ansia e attacchi di panico, la cosa che ti disturba tantissimo sono le sensazioni che provi.

"Ehi, tutto bene?" disse Grace mentre andavamo verso l'aula di matematica.

"Si," risposi alla mia migliore amica, che mi guardava con un'espressione confusa per la mia risposta. "Hai passato un'altra notte insonne, Sharon?" chiese con una voce morbida, segno della sua preoccupazione.

"Già," risposi, lasciando trasparire la stanchezza nelle mie parole. "È solo un periodo in cui l'ansia non mi dà tregua," esclamai alla fine, cercando di spiegare quello che stavo attraversando.

"Immagino che non sia facile combattere i fantasmi del passato di quella scuola. Forse dopo le lezioni possiamo prendere un caffè insieme e vedere se oggi abbiamo fortuna con la stanza," suggerì Grace con un sorriso incoraggiante.

Il suo pensiero mi fece sorridere, riducendo un po' della tensione che sentivo. Io e Grace ci eravamo conosciute circa quattro anni fa, e sin dall'inizio sembrava che ci conoscessimo da una vita. Lei mi ha sempre difeso, rendendomi confortevole nella sua compagnia. Ancora oggi le sono grata per questo.

"Così si fa questo problema!" esclamò Grace furiosa, guardando in cerca di aiuto. "Non fare quegli occhi, la matematica è un vero incubo," dissi, aggiungendomi alla conversazione insieme a Jerry. "A chi lo dici," ribatté Jerry. "Qualcuno che fa copiare?" chiese Poppy. "Tranquilli, dopo li do anche a voi," disse Flora, la migliore amica di Jessica. "Grazie, ci salvate sempre!" esclamò divertito Jerry, mentre Grace mi fece sorridere. Che scemi loro due insieme.

Poco Dopo che la professoressa Chiara ha spiegato per la terza volta come si risolve questo argomento, finalmente suona la campanella per andare alla lezione di storia.

Certamente! Ecco una correzione del testo:

Mentre salivamo le scale per raggiungere l'aula di storia, Jerry ribatté a Flora: "Come fai a essere sempre così brava in matematica?"

Flora rispose con sicurezza: "Beh, per me la matematica è facile."

Grace interruppe, esclamando: "Ma com'è possibile che non si capisca niente?"

"Effettivamente, non ha tutti i torti, Grace," provai a dire anche io.

Flora ridacchiò e disse: "Se volete, posso dare ripetizioni a tutti!"

"Si, per favore, non ce la faccio più a prendere sempre 4 in matematica," disse Jerry, sorridendo.

"Tu hai 4, ma io ho 3 in matematica," ribatté Poppy.

"Wow, 3 è un voto abbastanza basso," disse Flora.

Entriamo nell'aula di storia, dove il professor Fabio è intento a parlare con Mason vicino alla lavagna piena di appunti. Quando i nostri sguardi si incrociano, mi colpisce un senso di paralisi istantanea, come se il tempo si fermasse per un breve istante.

"Buongiorno ragazzi e ragazze, fra qualche minuto iniziamo," disse il prof Fabio. Alcuni studenti risposero con un "va bene," mentre altri annuirono. Mentre mi sedetti, Grace mi guardò con il suo sorriso malizioso.

"Non guardarmi così!" esclamò imbarazzata. "Perché è qui l'angelo sceso sulla terra," disse Grace sorridendo.

"Che ne so," risposi divertita. "Forse l'hai chiamato con la mente," aggiunse Jerry.

"Non ci mettere anche tu," esclamai ridendo. "Mi basta solo Grace," risposi a Jerry.

Ecco una versione corretta e arricchita del testo:

Poco dopo, il prof Fabio mi chiamò. "Stai tranquilla, Sharon," mi disse Grace mentre mi avviavo verso la cattedra. Mentre mi avvicinavo, tutto mi sembrava confuso e notai Mason, il professore di comunicazione, che mi osservava.

"Mi dica," dissi al prof Fabio.

"Oggi lavorerai con il prof Mason," mi spiegò Fabio. Mason si avvicinò e, senza farsi notare dal prof Fabio, mi aiutò a rilassarmi con un tocco sulla spalla.

"In cosa consiste?" provai a chiedere, cercando di non far tremare la mia voce.

"Visto che hai difficoltà ad aprirti con i professori e anche con te stessa, abbiamo pensato che durante ogni lezione uscirai con il prof Mason per raccontargli come va la tua giornata a scuola e se hai avuto difficoltà," spiegò Fabio.

La cosa mi spaventava tantissimo e iniziai a tremare.

Mason, percependo il mio disagio, mi guardò con occhi rassicuranti e disse: "Non preoccuparti, Sharon. Sarà solo una chiacchierata. Non c'è nulla di cui aver paura."

Annuii lentamente, anche se dentro di me la paura non accennava a diminuire. Fabio, notando la mia esitazione, aggiunse: "Vedrai che ti farà bene. Mason è qui per aiutarti, non per giudicarti in fondo é un psisicologo "

Con un respiro profondo, seguii Mason fuori dall'aula. Percorremmo il corridoio in silenzio fino a raggiungere una piccola sala di lettura. Mason mi fece cenno di sedermi su una delle comode poltrone.

"Allora, Sharon," iniziò Mason con voce calma, "raccontami della tua giornata. Cosa ti preoccupa di più in questo momento?"

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