E' l'ultimo giorno di fiorile, tesoro

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PIERRE

Come io sia riuscito a sopravvivere poco più di venti anni in questa casa solo Dio lo sa; sono venti minuti che mi sono alzato e venti minuti che la nuova domestica mi assilla per dirmi che la colazione è pronta e che se non mi sbrigo si raffredderà l'omelette. Qualcuno mi tiri fuori da questa gabbia di matti.

<<Arrivo Maria, arrivo>> tranquillizzo la povera donna che forse ha il terrore di quella schizzata di mia madre e del suo altrettanto sfigato nuovo compagno. Ho scommesso con Ernie il maggiordomo di fiducia che questo nuovo Mathias non resisterà più di un anno. Mia madre cambia nuovo "amico" con la stessa frequenza con cui Maria mi tira pazzo da ventuno minuti a questa parte.

<<La colazione diventerà fredda, signorino Pierre>>,giuro che mi barrico qui dentro e non esco più fino a quando non saranno tutti stecchiti e non potranno più emettere un suono. Giuro che è la volta buona.

<<Oh, ma guarda chi ha deciso di  dilettarci  con la sua presenza>>, poggia la mano con grazia immensa sull'avambraccio dello squinternato, simpatica eh? La contessa Leoni non ha nulla da fare se non infastidire chiunque le sia attorno, d'altra parte non biasimo i miei fratelli per aver abbandonato il nido quanto prima possibile. Li biasimo eccome però per aver deciso bene di lasciarmi a soffrire qui,  io essendo l'ultimo di tre ho avuto la fortuna -cogliete l'ironia vi prego- di attirare su di me tutte le attenzioni di mia madre che, parole sue, sentirà il nido vuoto non appena spiegherò le mie belle ali da cigno. 

<<Mamma>> saluto con un cenno e i Ray-ban che per poco non mi cadono dal ponte del naso, qui sul patio c'è una gran luce, <<Mathias>> allungo il mento verso costui giusto per non essere rimproverato; lo sfigato neanche si accorge della mia presenza tanto è indaffarato a leggere il Times. Peccato che qui siamo in Italia e che quel Times è di circa una settimana fa, devo assolutamente chiedere che spacciatore lo rifornisca.

<<Allora caro, l'università come va? >> c'è qualcosa nel fondo della mia mente che prude: come qualcosa che dovrei ricordare ma non riesco. E' come quando sei in aereo, appena decollati, appena partito per un lungo viaggio e ti sembra di aver dimenticato qualcosa a casa ma non sai cosa. Prendo un pasticcino dal piatto poco più avanti di me e in un boccone è sparito, dall'altro lato del piccolo tavolo vedo occhiate di disapprovazione. Oh no, la mia etichetta!

<<Mi laureo a luglio, te l'ho già detto>> sospiro mentre dal centro del tavolo perfettamente imbandito recupero dello zucchero per il mio caffè. Penso che me ne vorrà un altro mentre sento mia madre e Mathias parlare dei loro amici e di chi mi potrebbe assumere una volta discussa quella tesi.

Nessuno di quelli squilibrati, vorrei dire ma dato che è la contessa a pagare per i miei studi è meglio che tenga la bocca chiusa o almeno fino a quando non metterò una distanza considerevole tra noi. O fino a quando no capirò che cosa voglio fare esattamente dopo la laurea.  Potrei fare un master, iniziare a lavorare- <<Lo sapevo di aver dimenticato qualche->> boccheggio mentre mi rendo conto di quell'errore madornale, mi schiaffo una mano in volto e mi maledico per la seconda volta in troppo poco tempo per la mia stupidità. No, forse mi sto sbagliando. Manteniamo la calma.

<<Che giorno è oggi?>> domando affannato, gli occhi sicuramente sbarrati e i Ray-ban ora caduti di fronte a me, fortunatamente poco distante dal caffè, a causa del raptus improvviso.

I due commensali  mi osservano con la massima tranquillità come se avessi chiesto loro di passarmi un croissant. Si guardano confusi fino a quando con estrema nonchalance mia madre mi guarda e serafica mi dice :<< E' l'ultimo giorno di fiorile, tesoro>>. Maledetta laurea in storia contemporanea e maledetto Napoleone che ha scelto di cambiare il diavolo di calendario. Perchè proprio a me?  <<Che giorno è>> ripeto con gli occhi fuori dalle orbite e le mani piantate agli angoli di quella tavola perfettamente apparecchiata che ospita fin troppo cibo per tre sole persone, <<Del calendario corrente>> mi ricordo di dover specificare.

Mentre aspetto una risposta e cerco con lo sguardo un cellulare o una qualsiasi fonte di tecnologia per verificare più velocemente  possibile la data odierna sento Mathias abbassare il fottuto Times e alzare l'angolo della bocca che con lentezza estrema apre e se ne esordisce con:<< den nittonde maj>>.

Sono circondato da idioti, è ufficiale. <<Grazie>> sussurro a denti stretti mentre spingo con troppa forza indietro la sedia e mi fiondo alla ricerca del mio computer pregando davvero che sia tutto un equivoco. Se non lo fosse potrei rischiare la mia laurea: la mia unica scialuppa di salvataggio da tutto questo covo di svitati. Sento qualcosa come "signorino, non ha finito la colazione" ma evito di rispondere per non fare la figura del maleducato.

<<La prego, mi dia un'altra chance>> imploro la docente al telefono. Non ho dato l'esame finale e la mia docente non vuole organizzare una sessione speciale solo per "gli idioti", come mi ha gentilmente informato.

<< La prego, sono stati giorni difficili per me, mia zia è passata a miglior vita. Ero molto legato a lei>> mi gioco la carta del morto nella speranza che la tristezza nella mia voce faccia effetto. Potrei pensare di far scendere una lacrima, potrei sfruttare l'ampiezza della mia stanza per percorrere qualche metro correndo e simulare un fiatone dato dalla difficoltà di tenere le emozioni. Quella donna è una volpe, penso che non si stia bevendo neanche questa cazzata. Mi farebbe rimpiangere quella lacrima fino alla morte. 

<< Si rendo conto che mi sta chiamando di domenica, sul cellulare personale>> anche dal telefono posso sentire la sua inquietudine, penso che se potesse mi avrebbe già strangolato.

<<Certo, certo e per questo->> provo a fare il pentito ma mi blocca ancor prima di finire il mio discorso di scuse, <<Non faccia il ridicolo e metta da parte la sua apologia pietosa, la prossima sessione sarà a settembre. Discorso chiuso>>. Sono finito.

In fretta e furia prendo un borsone dall'armadio alla rinfusa e lo carico di vestiti. Ma come si fa a dimenticarsi di un esame? Che idiota. Non esiste che io mi arrenda ora, devo stressarla fino a al cedimento, sono bravo in questo, forse è per questo che mio padre preferisce gli atri due: io gli svuotavo le tasche  a forza di lamentele e, diciamoci  la verità, ho smesso solo  pochi anni fa. 

<<Signorino, tutto bene lì dentro? >> Maria, mancava solo lei. Biascico qualcosa che dovrebbe suonare come una scusa o forse una rassicurazione sul fatto che non sto cercando di soffocarmi con il cuscino e farla finita in quel modo, cosa che tra l'altro è fisicamente impossibile.

<<Sento che sta frugando nell'armadio>> dall'altra parte della porta quella donna, che sta diventando il mio nuovo tormento, continua a farmi saltare i nervi come corde di violino usurato. Dove sono le scarpe? mi domando mentre perlustro la stanza in cerca di qualsiasi calzatura.

<<Sua madre deve sapere che sta male>> schiamazza la domestica. No, mia madre non ci vuole. Non ho dodici anni. L'unica è scappare così, con ciò che indosso  e prendere l'auto prima che lei mi veda.

<<Forza chiuditi, stupido sacco>> impreco con il fiatone dato da questa improvvisa quest sta mettendo alla prova i miei polmoni. Con il mio fidato Vuitton in spalla mi passo una mano tra i capelli giusto davanti allo specchio perché di fretta sì , ma spettinato mai e, neanche fossi il ragazzaccio della figlia del prete,  controllo prima di aprire la porta della camera. Bingo! Non c'è nessuno in vista.

<< Pierre Oscar Leoni>> ma da dove sbuca?  Un ticchettio infernale mi fa congelare sul posto, anche di spalle posso visualizzare il portamento altezzoso di quella donna. Maria, la pagherai cara.

<<Dove pensi di andare così di soppiatto, non ti abbiamo insegnato l'educazione in questa casa?>> la regina Vittoria qui presente vuole farmi il terzo grado ma non capisce che ho una certa fretta.

<<Torno a Padova>> taglio corto, non ho  tempo per le sue stranezze, non ora che mi gioco la mia libertà.

<<Salutami Mathias>> grido mentre percorro la scalinata che porta all'esterno  e in un battibaleno senza nemmeno stare attento a non pestare il tappeto rosso che, Dio mi sostenga, è al centro della scalinata in pieno stile Bridgerton salto  in macchina: direzione docente di bioingegneria chimica .

Devo assolutamente uscire da questa gabbia di matti il prima possibile. 


Ciao tosi,
Si capisce che sono veneta, sì?
Comunque spero tutto bene per tutti e che questa storiella sia piacevole e che magari vi provochi un sorriso come lo fa per me
Ciaoo e un bacione a chiunque stia leggendo<3

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