capitolo 2

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Il mattino dopo sentii un disperato bisogno di dover riconsegnare il libro al proprietario. Seguii il mio istinto, mi alzai, misi i primi vestiti a portata di mano e uscii.
Ma proprio sull’uscio della porta ad aspettarmi c’era mia sorella minore, Intras; una bambina di 12 anni ma con una grandissima maturità a mio parere, splendidi capelli afro raccolti in più treccine felicemente fatte da Abele che di capelli se ne intendeva. 

Intras: “dove vai fratellone?”
Ray: “devo restituire una cosa, appena gli altri si svegliano li avverti tu?”

Lei annuì e tornò a giocare, gli accarezzai i capelli sorridendo prima di andar via.
Amavo la mia sorellina e avrei fatto di tutto per lei e per vederla felice, secondo gli altri la viziavo, secondo me gli dimostravo semplicemente affetto.

Salii sul mio cavallo  e corsi, corsi come se fosse una questione di vita o di morte.
Arrivato fui subito accolto nonostante la mia inaspettata visita, venni portato da Alan che si trovava nella sua stanza, era seduto sul letto con le gambe accavallate mentre leggeva.
Non gli diedi il tempo di capire che ero lì che subito presi la parola, gli parlai del libro e di quanto mi fosse piaciuto, gli raccontai le mie parti preferite e quelle che mi erano piaciute di meno.
Riuscii a passare da un argomento all’altro come se nulla fosse, gli parlai anche in generale di me e dei miei amici, di com’era andato il viaggio di andata e ritorno, di cosa ho pensato la prima volta che l’ho visto e di cosa penso ora.
Insomma, gli parlai come un logorroico eppure lui mi guardava con quegli occhi, quegli occhi dove mi sentivo sprofondare, una sensazione mai provata prima, che cosa mi stava succedendo? Che cosa volevo io da lui?

Feci un sospiro, un sospiro liberatorio, non avevo mai trovato qualcuno disposto ad ascoltarmi come lui.

Alan: “sono felice che ti sia piaciuto”

Ha parlato? Mi prese così tanto alla sprovvista sentire la sua voce che sentii le guance farsi rosse e una strana sensazione allo stomaco, una specie di vuoto che veniva riempito, una sensazione mai provata e troppo complessa da spiegare.

Ray: “eh?”

Non uscì altro dalle mie labbra, non riuscivo a dire altro.
Alan la prese sul ridere.

Alan: “sono felice che il libro ti sia piaciuto, sono felice che ti sia aperto con me”

Mi sorride.
Mi sentivo sprofondare in un mare di gioia, che cos’era?

Ray: “quindi…-”

Alan: “sì, parlo anche io”

Mi sorrise, io ricambiai, c’era qualcosa in lui, qualcosa di così astratto.
Qualcosa di nuovo, mi faceva quasi paura, non volevo esplorare più a fondo questo nuovo sentimento.
Distolsi lo sguardo, guardai il libro che aveva tra le mani.

Ray: “quello invece? Di cosa parla?”
Alan: “è un antico libro che parla di miti e profezie”

Alan mi mostrò la pagina che stava leggendo.

Alan: “questa viene chiamata ‘la gemma del potere’, si narra che chiunque abbia questa gemma possa governare l’intero mondo”

Guardai attentamente la gemma e con non curanza parlai.

Ray: “è uguale a quella che ho io”
Alan: “cosa?”
Ray: “sì sì è identica”

Ci misi qualche secondo a capire.

Ray: “ah sì! C’è l’ho io!”

Alan mi guardò, era in uno stato di shock.
Alan: “stai scherzando?”
Ray: “ti sembro uno che scherza?”
Alan: “hai anche capito come attivarla?”
Ray: “no, è questo il problema”

Alan si mise a scorrere le pagine del libro.

Alan: “per attivarla c’è bisogno di una formula ma non so quale”
Ray: “hai idea di dove può essere?”
Alan: “gli antichi scrissero la formula su un foglio di carta e lo nascosero, ma non so dove e non c’è neanche scritto”

Mi misi a riflettere, avevo delle nuove informazioni più che utili, quel ragazzo era in gamba e sicuramente ci capiva più di me.

Ray: “sei disposto ad aiutarmi?”
Alan: “lo farei ma la causa per cui ti serve non la trovo giusta, non puoi governare l’intero mondo”
Ray: “giuro di non distruggere il tuo regno”
Alan: “devi pensare anche agli altri regni, anche quelli che non conosci”

Non la capivo tutta quella bontà, forse il problema ero io ? forse ero io guerrafondaio?

Ray: “meglio che abbiamo noi sia la gemma che la formula che qualche altro pazzo, uno come te mi servirebbe nel team, sei intelligente e pensi prima di agire”
Alan: “puoi riuscirci anche tu se ti impegni”
Ray: “sono troppo testardo per cambiare ma non troppo per ascoltare le opinioni altrui”

Gli sorrisi per poi aggiungere.

Ray: “puoi vivere con noi, giuro di trattarti come un principe e anche meglio se è quello che vuoi”
Alan: “va bene, sono disposto ad aiutarti ma solo perché meglio che l’abbiamo noi che qualche pazzo. Poi non ho bisogno di essere trattato in modo diverso dagli altri”
Ray: “disposto a vivere con me e con il resto della squadra?”

Il ragazzo ci pensò, inizialmente non era convinto ma dopo averci riflettuto annuì.

Alan: “va bene”
Ray: “fai le valigie, vieni già da ora”
Alan: “con mio padre chi ci parla?”
Ray: “io, tu fai le valigie, nei peggiori dei casi ti rapisco”

Uscii dalla stanza, mi bastava poco per ambientarmi, quanti giorni ero stato lì? Due? Forse tre, ma già conoscevo tutte le stanze essenziali.
Andai nella sala del trono dove mi aspettavo di trovare Cooper, infatti così fu.

Ray: “sire, ho una proposta”
Cooper: “spero una proposta ragionevole”
Ray: “Alan viene a stare qualche giorno da me”
Cooper: “perché?”
Ray: “per conoscerci meglio, così da stringere ancora di più il nostro legame, 2 settimane e ve lo riporto”
Cooper ci pensò ma alla fine acconsentì, non che mi sarei aspettato un no come risposta.
Andai fuori, poco dopo mi raggiunse Alan con il fratello.

Geard: “trattamelo bene o vedi”
Ray: “lo tratterò con il dovuto rispetto e ti assicuro che non gli farò mancare nulla”

I due fratelli si diedero un ultimo abbraccio prima di separarsi per un tempo indeterminato.
Avevo detto 2 settimane ma tutti eravamo coscienti che quella data si sarebbe prolungata a un possibile per sempre.
Forse Geard più del padre ne era cosciente.

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