Parcheggiammo l'auto nel parcheggio della locanda e chiesi a Brian di lasciarmi il diario, sentivo il bisogno di leggerlo, di esaminarlo, pagina per pagina, parola per parola, come se le note lette da Brian non fossero abbastanza, era come se qualcosa di quel diario mi stava chiamando, come se si rivolgesse a me.
Brian mi lanciò un'occhiata perplessa, ma non disse nulla. Tirò fuori il diario dallo zaino e me lo porse. Sentii il peso del libro nelle mie mani, non solo fisico, ma anche simbolico. Quell'oggetto conteneva qualcosa di più delle parole scritte; era un mistero, un enigma che dovevo risolvere.
"Grazie," sussurrai, cercando di nascondere l'agitazione nella mia voce.
Mi diressi verso la mia stanza e mi chiusi dentro, accendendo solo una piccola lampada sul comodino. Mi sedetti sul letto e aprii il diario. Le pagine erano ingiallite dal tempo, alcune erano macchiate e i bordi si stavano sgretolando. Ogni pagina sembrava urlare per essere letta, ogni parola sembrava un frammento di un puzzle che dovevo ricomporre.
Iniziai a leggere dall'inizio, cercando di cogliere ogni dettaglio, ogni sfumatura. Le prime pagine erano piene di annotazioni casuali, pensieri sparsi, ma man mano che andavo avanti, le parole cominciavano a formare un quadro più chiaro. C'erano descrizioni di luoghi che non avevo mai sentito nominare, nomi di persone che sembravano importanti ma che per me erano sconosciuti. E poi, come una corrente sotterranea, c'erano delle ripetizioni, delle frasi che comparivano più volte, come un ritornello ossessivo.
"La chiave è nel passato", lessi per l'ennesima volta. Ma cosa significava? Quale passato? E di quale chiave parlava?
Continuai a sfogliare, con gli occhi che bruciavano per la stanchezza e la mente che ribolliva di domande. Ad un certo punto, trovai una serie di numeri e lettere apparentemente casuali. Sembravano una sorta di codice. Li trascrissi su un foglio a parte, cercando di trovare un senso, una logica. Niente.
Era quasi l'alba quando trovai una pagina diversa dalle altre. Era una pagina piegata, nascosta tra due pagine vuote. Con mani tremanti la dispiegai e vidi che c'era un disegno, una mappa. Una mappa del luogo in cui ci trovavamo, ma con delle indicazioni che non avevo mai visto prima. C'erano dei simboli, delle frecce, e al centro un punto segnato con una X.
Il cuore cominciò a battermi forte nel petto. Ero sulla strada giusta, ne ero sicura. Ma cosa avrei trovato alla fine di quella mappa? E perché mi sentivo così legata a quel diario, come se mi conoscesse, come se parlasse direttamente a me?
Non avevo tempo per rispondere a quelle domande. Dovevo agire. Spensi la lampada, nascosi il diario sotto il cuscino e cercai di dormire qualche ora, sapendo che il giorno seguente sarebbe stato cruciale. Avevo bisogno di tutte le mie energie per affrontare quello che mi aspettava.
***
"Pronto? Signor Thompson è lei?" chiesi al telefono mentre mi allacciavo le scarpe.
"Buongiorno Savannah, si, sono io, come vanno le indagini? avete trovato qualcosa di succoso?" chiese con la sua solita voce pacata.
"si..parecchie cose, oggi entrerò io stessa nella casa per verificare il tutto, non si preoccupi, domani io e Brian saremo di Ritorno" dissi agguantando lo zaino con l'attrezzatura necessaria prima di uscire.
"state attenti, mi raccomando" disse prima di terminare la chiamata.
Raggiunsi Brian nel salone della locanda, il diario ben nascosto nella mia borsa. Lui mi guardò con una curiosità mista a preoccupazione.
"Dove andiamo oggi?" chiese, tentando di nascondere l'impazienza.
"La casa degli specchi," risposi con sicurezza. "Ho la sensazione che sia lì che dobbiamo cercare."
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Oakdale's mirror
Mystery / Thriller"𝒄𝒉𝒊 𝒔𝒆𝒊?" 𝒎𝒐𝒓𝒎𝒐𝒓𝒐̀. "𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒅𝒆𝒔𝒕𝒊𝒏𝒐" Nel piccolo villaggio di Oakdale, si erge una vecchia casa abbandonata nota come la Casa degli Specchi. Savannah, una giovane giornalista alla ricerca di uno scoop sensazionale...