Prologo

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Francia 1824

Quella notte pioveva. Pioveva a dirotto. Pioveva così forte che il rombo del tuono sembrava un rullio funesto. Giurava disastro.
La pioggia sussurrava storie d'amore e morte, parole che il vento sparpagliava tra gli alberi. Ma non c'erano orecchie, non c'erano spettatori. V'erano solo un uomo e una donna, tristi teatranti in balia della tragedia.
«Cercate di capire! Ve ne prego!» Le parole gli uscirono in un accento storpio, come se il Francese non fosse la sua lingua madre.
La donna, bianca come il latte, scosse il capo. «Non c'è niente da capire! Siete solo un mostro!»
Fermi in un piccolo boschetto accanto alla Loira, l'uomo fissava la donna, in mano un pugnale.
Forse no, davvero non c'era niente da capire.


Cambogia 1891

L'aveva pedinata tutto il giorno. Era come se lei sapesse quel che doveva accadere. Forse qualcuno le aveva detto qualcosa in merito a lui. Forse, in quel posto sperduto da dio, qualcuno lo aveva riconosciuto. Forse...
Non ebbe pietà.
Le corse incontro fino a raggiungerla, mentre l'acqua del fiume Sangkae schizzava ovunque.
Voleva fuggire in barca, lei. Non ci sarebbe mai riuscita.
Nonostante ella avesse la testa sott'acqua, egli poteva vedere i suoi occhi a perfezione. Avrebbe potuto disegnarne ogni geometria, ogni pagliuzza dorata, ogni luce che si spegneva in vista della Fine.
«Miserère mei, Deus. Miserère...»
Con quello che parve sommo rammarico, l'uomo cominciò a salmodiare, ma neanche tutte le parole sacre del mondo avrebbero potuto cancellare lo scempio che stava commettendo.


Alaska 1994

Il paesaggio era latteo. La neve si estendeva a vista d'occhio. Fermo al limitare del bosco, egli guardava dritto davanti a sé.
Tutto era bianco. Calò lo sguardo. Bianco macchiato di cremisi.
La pozza s'ingigantiva sotto di lui. Non riusciva a lasciar andare quel corpo ancora caldo. Lo abbracciava, lo stringeva, ne carezzava i capelli. Cercava un modo per poter tornare indietro, ma nessuna lacrima sarebbe mai bastata.
«Ma guarda guarda... chi non muore si rivede!»
Non l'aveva sentita arrivare. Forse, nemmeno gli importava.
Erano in una landa ai piedi dei Monti Brooks. Faceva freddissimo, ma lei indossava abiti leggeri.
«Non sei riuscita a proteggerla...» gracchiò, ma la donna fece spallucce.
«Poco importa. Il tuo compito non è comunque finito.»
«Cosa?» Era incredulo. Guardò la Morte, i suoi capelli di fuoco. La stringeva ancora. Com'era possibile che..?
«Pronto per un nuovo giro del globo?»
Egli scosse il capo.
«Non dirmi che ti arrendi.»
«È tua» borbottò. «Non ho voglia di cercarla.»
La donna era a dir poco incredula. S'inginocchiò davanti a lui per poterlo guardare meglio in faccia.
«Cosa pensi di fare, mh?»
«Non lo so» e davvero non lo sapeva. «Me ne andrò in Grecia o... ritornerò in Italia. M'inventerò qualcosa.»
«Stai rischiando grosso.»
«E allora?» si strinse nelle spalle. Sorrideva amaramente. «Magari lui mi ucciderà.»
«O magari no!»
C'era troppa complicità tra loro, egli se ne rendeva perfettamente conto. Era totalmente sbagliata.
D'improvviso seppe che il suo compito davvero non era finito. Aveva ancora un omicidio da compiere. Forse, il più difficile.
Lasciando il cadavere al suolo, egli s'alzo in piedi, lo sguardo minaccioso.
Nel silenzio della notte, un grido si stagliò dritto contro il cielo. Nessun Dio lo avrebbe mai perdonato. Non dopo questo.


Nevada, 2007

Prima o poi le cose sarebbero cambiate – non faceva che ripeterselo e chissà, forse un po' ci sperava.
Si augurava che le linee nemiche potessero fermarlo anche stavolta, o chissà, magari per sempre. Quel che non si aspettava era lei.
Aveva una forza senza pari. Era intelligente, astuta, scaltra.
Fermi fuori a un vecchio edificio abbandonato della periferia di Las Vegas, i due si fissavano.
«È da un po' che mi perseguiti. Che vuoi?» gli ringhiò addosso lei.
La cosa lo fece sorridere. Sembrava un'avversaria degna. Sarebbe davvero riuscito a ucciderla?
«Niente di che in realtà» rispose. «Faremo in fretta, vedrai.» Con lei si divertiva.
«Vuoi uccidermi?»
Però era ficcanaso. Troppo ficcanaso. Capiva ogni cosa e quindi non c'era gusto. Per trascinarla lì si era dovuto inventare la qualunque. Non le rispose.
«Capisco. Almeno dimmi il perché!» 
L'uomo tolse la sicura alla pistola. «Be', un motivo ci sarebbe...»
C'erano tante cose che non aveva considerato. Se ne rese conto troppo tardi. La donna aveva preso tempo. Il tempo necessario a far scattare il coltellino a serramanico che nascondeva nella manica, per pugnalarsi dritto al cuore. Fu una stilettata secca, impressionante, ma poco precisa. Egli avvertì chiaramente il suono di una costola graffiata dalla lama. L'osso le avrebbe premuto sul polmone.
«No!»
«S-sì...» La donna sorrideva.
Cadde in ginocchio. Poi, trovò la forza per pugnalarsi un'altra volta, dritta allo stomaco.
Per un attimo, contro ogni possibile previsione, egli fu felice. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 22 ⏰

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