Capitolo 13

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Erano trascorsi alcuni giorni. Pascal aveva avuto la chiamata che Rodríguez era stato assassinato in carcere e, in più, non riuscivamo ad avere informazioni utili sul fuggitivo.

Avvisammo la polizia portuale e aeroportuale, anche quella di frontiera, per intensificare i controlli. Nessuna segnalazione.

Eravamo tutti in una stanza, io, Pedro, Jack e Wilson.

"Possiamo visualizzare i veicoli via satellite", offrì l'agente Wilson, "monitorare spostamenti strani", continuò.

"E' qui, deve essere per forza qui...", pensai a voce alta, portandomi le dita alle labbra.

"Cosa propone Miller?" chiese il bruno che era al mio fianco.

Lo guardai senza nemmeno girarmi.

"Cisco... una volta mi ha detto di un deposito dietro la distilleria in periferia di Bogotà...", iniziai a ricordare.

"Ci sei mai andata?", si fece sentire Jack.

Rimasi in silenzio per qualche secondo.

"Ci sono, seguitemi".

I tre uomini mi seguirono e ci mettemmo in macchina. Io con Pedro e Jack con Miller.

"Karen, sei sicura?"

"Pedro so quello che dico, lo stronzo sarà lì", risposi certa della mia ipotesi.

Il bruno appoggiò la mano destra sulla mia, mente guidava, stringendola nella sua. Dopo una ventina di minuti feci parcheggiare le auto.

"Sosta qui, ci arriveremo a piedi". Pascal fermò il veicolo e scese, raggiungendomi dall'altra parte della macchina.

"Karen, ti prego, resta qui". Non ci pensavo proprio. Lo abbracciai. Ogni istante era prezioso. Mi strinse a sé e lasciò un caldo bacio sul mio collo.

"Andiamo", gli dissi, avvisando anche i colleghi.

Accerchiammo il capannone. Notammo, difatti, uomini intorno a fare la ronda, con cambi ad intervalli di 10 minuti.

"Jack io passo dal retro, tu vai sul lato ovest, Pascal è ad est".

"Chiamo i rinforzi, aspettiamo qualche minuto", si fece sentire la voce di Pascal.

"Ricevuto".

Ci avvicinammo quatti. Intorno all'edificio vi era erba alta e secca che al solo contatto procurava prurito alle braccia. Spensi la radio. Ero proprio dietro ad uno degli scagnozzi. Furtiva mi avvicinai alle spalle e strinsi la sua gola tra bicipite e avambraccio, spezzandogli il collo con un colpo secco. Trascinai il corpo nell'erba per nasconderlo. Riaccesi il woky-toky. "Fuori uno", sussurrai. "Entriamo e facciamo presto, prima che si accorgano dell'assenza".

"Abbiamo circondato l'edificio", informò un agente. I rinforzi erano arrivati.

"Lo vuoi vivo o morto?", spostai la frequenza su quella di Pascal, isolando la conversazione.

"Karen, a te la decisione", gracchiò. Spensi di nuovo la radio e mi accostai alla parete del capanno. Mi avvicinai all'angolo e vidi Jack soffocare un altro uomo. Ci guardammo ed annuimmo. Percorremmo insieme lungo il perimetro, fino ad arrivare all'entrata principale. Dall'altro lato c'era Wilson, ma non vedevo Pedro. Veloce, scrutai intorno, niente.

Entrai per prima, mentre Jack mi copriva le spalle. L'ambiente era quasi al buio. Vidi Pedro dietro una cassa di liquori, piegato. Mi fece segno della presenza di una guardia e mi abbassai dietro un'altra cassa di legno. Mi affacciai all'angolo e vidi tre uomini che si dirigevano verso una porta, con un vassoio con del cibo.

AMOR LOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora