Furono i venticinque minuti più lunghi della sua vita. Un interminabile viaggio colmo di preoccupazione. L'auto sfrecciava tra le strade,zigzagando tra i vari veicoli che a colpi di clacson e improperi tutt'altro che piacevoli dimostravano tutta la loro rabbia.
Ma a Nadia poco importava perché il suo unico pensiero era di arrivare il prima possibile.
Ogni minuto,ogni secondo passato lontano dalla sua bambina le faceva male,verghe acuminate le frustavano le viscere,facendole sanguinare.
Mentre il sole giocava a nascondino tra le montagne,colorando il cielo di un tenue rosa pastello con sprazzi magenta e turchese il navigatore la avvisò che la sua destinazione si trovava poco più avanti sulla destra. Il cuore le martellava nel petto e il suo rimbombo sembrava percepirsi in ogni sua parte del corpo.
Si guardò intorno nella strada desolata,affiancata da grandi arbusti e pochi scheletri di strutture che avevano ormai fatto il loro tempo. Non c'era anima viva e la cosa non la sorprese perché quel luogo sembrava la scena perfetta di un film horror,resa ancora più lugubre dal lento calare del sole e l'avanzare inesorabile delle tenebre.
Svoltò alla sua destra e oltrepassò quel che restava di un cancello ormai distrutto,che riversava al suolo inghiottito dalla fitta vegetazione. Grandi rovi con spine acuminate sembravano divorare ogni cosa lungo il loro cammino.
Nadia si trovò al cospetto di un edificio enorme che si stagliava sullo sfondo verde.
Uno stabile di almeno cinque metri che veniva affiancato da un altro di egual misura,ma di altezza differente. Avanzò lungo il viale che portava all'entrata disseminato da enormi voragini che si erano create sull'asfalto.
Quando fu a pochi metri dal grande corpo centrale notò la presenza di tre uomini,i quali sentito il rumore di un'auto spostarono la loro attenzione su di lei. La scrutavano fermi al loro posto,solo un movimento appena accennato della mano che si avvicinava al calcio della pistola ancora custodita nella fondina.
Tutti ben armati,che cosa ti aspettavi Nadia che ti accogliessero a braccia aperte con un brindisi di benvenuto?!... Pensò Nadia tra sé, proprio lei che a quell'incontro con il suo destino aveva portato con sé solo paura e incoscienza. Sentiva un nodo alla gola che le impediva persino di deglutire normalmente.Stava volutamente entrando nella tana del serpente ,conscia della pericolosità del suo morso, consapevole che una volta varcata quella soglia avrebbe trovato enormi denti pronti a conficcarsi nella sua pelle,lacerando i tessuti e lasciando scorrere il suo veleno senza dare via d'uscita. Ma quella tana era la sua meta,il suo obiettivo,il luogo dove avrebbe potuto perdere la sua vita nel tentativo di salvarne un'altra,ben più importante,molto più preziosa.
Tutto il fervore che l'aveva condotta fino a lì stava dando i primi segni di cedimento lasciando penetrare la consapevolezza della sua avventatezza. Aveva creduto di poter risolvere le cose da sola,ma una vocina costante ed estenuante continuava a ripeterle che era stata una scelta errata,che aveva sopravvalutato sé stessa,che per la prima volta il suo istinto l'aveva spinta nella direzione sbagliata . Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto. Avrebbe potuto chiamare Nicolas,lo avrebbe informato che la loro bambina era stata rapita,che era tra le mani di un folle,che aveva bisogno di lui,ma era troppo tardi per avere ripensamenti. Nicolas si trovava troppo lontano da lei e se avesse dovuto aspettarlo l'unica che ne avrebbe subito le conseguenze era Clarissa.
I se e i ma erano ormai inutili fonti di tentennamento che non potevano capovolgere la situazione.
Fermò l'auto e con gambe tremanti scese vedendo il mondo ruotare davanti a lei . Respirò a fondo cercando di ritrovare almeno un po' di quell'ardore che solo pochi minuti prima sembrava infiammarle la carne,mentre ora l'unica cosa che bruciava erano le lacrime nei suoi occhi. Si avvicinò ai tre uomini con un'espressione indifferente sperando di riuscire a mascherare bene i suoi veri sentimenti.
I tre si misero subito all'erta, così lei camminò più lentamente e disse<Sono Nadia.> .
Quello più alto e più robusto portò l'indice sull'auricolare<È qui!>Informò il suo interlocutore e dopo aver ricevuto indicazioni si avvicinò a lei.
<Seguimi.>Comandò abbassando lo sguardo sulla pistola per poi guardarla nuovamente negli occhi,un avvertimento di non fare nulla di sciocco.
Nadia fece come le era stato detto . Attraversarono la piccola porta sulla sinistra ed entrarono. La stanza era enorme quanto l'intera struttura . Nastri trasportatori,vecchi scatoloni e altri attrezzi a lei sconosciuti erano stato accantonati di lato sulla parete. La luce offuscata del tramonto filtrava attraverso le finestre che si trovavano sul punto più alto delle pareti.
Spostò il suo sguardo verso il centro della sala e lo vide. Antonio era lì su una sedia con le gambe incrociate e un bicchiere nella mano. Al suo fianco c'era un piccolo tavolino in ferro battuto con sopra una bottiglia di liquore piena per metà.
L'energumeno al suo fianco le diede una spinta che la fece avanzare di qualche passo con scarso equilibrio. Lo guardò truce poi rivolse lo sguardo nuovamente su Antonio che con fare disinteressato continuava a sorseggiare il suo drink. Ingurgitava piccole porzioni del liquido ambrato e poi lo osservava mentre creava onde circolari nel bicchiere. Solo dopo un paio di minuti posò il bicchiere sul tavolino interrompendo così il silenzio.
Con le mani sui braccioli si issò su e posò il suo sguardo su di lei.
Quando i loro occhi si incrociarono si sentì soffocare. Ciò che le aveva detto Magda non era un'esagerazione.
Il suo corpo fu pervaso da brividi di puro terrore che sembravano riverberare persino nei suoi capelli.
Era l'esatta copia di suo padre solo molto più giovane. Alto e magro. Gli stessi capelli ricci e castani,lo stesso naso aquilino,solo gli occhi erano differenti. Se il padre poteva vantare un'apparenza normale, le due pozze nere che aveva di fronte non avevano nulla di normale. In realtà non avevano alcun accenno a qualcosa di umano,ma solo e soltanto tanto buio.
Lui osservò la sua espressione di terrore e sorrise,le labbra si allungarono in una linea che non aveva nulla di ironico o gioioso,era un riso beffardo,un riso di soddisfazione perché per Antonio il timore e la sudditanza altrui erano autentica estasi.
<Sei stata veloce devo ammetterlo.>La voce roca riecheggiò tra gli alti soffitti risuonando nelle orecchie prima e nel cuore dopo. <Ma guarda un po' la mia cara cuginetta>Avanzò verso di lei giocando con il suo coltellino richiudibile,facendo scattare l'apertura e richiudendola subito dopo con un clic mettallico<Chi l'avrebbe detto che quella bambina piagnucolona sarebbe diventata una donna così bella.>
Quel suo modo di guardarla la mise ancora più a disagio facendola sentire nuda di fronte a lui. Le passò accanto sfiorando la spalla con le dita e provocandole delle scosse, impulsivamente se le scrollò di dosso provando disgusto per quel contatto non voluto.
Lui non apprezzò quel gesto,si fermò e afferrò la sua spalla mutando la sua carezza immorale in una stretta dolente.
Nadia strinse le labbra tra i denti soffocando un grido di dolore ed evitando di regalargli un'ulteriore soddisfazione.
Antonio lasciò andare la presa e ricominciò a giocare con il suo coltellino.
<Bene bene.>continuò lui che si posizionò proprio di fronte a lei, così vicino da permetterle di sentire l'odore di alcol del suo alito.
<Dov'è mia figlia?>Chiese lei con un tono di voce molto più stridulo di quel che voleva.
<No.no.no.no.>Disse lui accompagnando le parole con il movimento dell'indice che andava a destra e sinistra ripetutamente<Qui parlo io e soltanto io.>
<Voglio solo vedere la mia bambina,voglio vedere se sta....>
<Cazzo.> Proruppe lui massaggiandosi l'incavo tra il naso e gli occhi nel tentativo di mantenere la calma,cosa che non doveva essergli facile,era evidente il suo sforzo di non cedere al suo primo istinto,quello più brutale e metterla a tacere una volta per tutte<Sei proprio arrogante e boriosa come quell'idiota di tuo padre>
A Nadia non piacque quel paragone che le fece stringere lo stomaco,il quale sembrava volersi attorcigliare su stesso pur di non sentire più assurdità del genere.
<Voglio vedere mia figlia.>Il tono si fece duro ritrovando un po' di fiducia. Lui voleva qualcosa da lei e lei gleil'avrebbe concessa solo in cambio della sua bambina. In quel momento si trovavano in una situazione di stallo e se lui desiderava davvero qualcosa da lei allora avrebbe anche dovuto cedere.
In un attimo la mano di lui avvolse il suo collo,erano così vicini che i loro nasi si sfioravano<Cosa non riesci a capire? Qui sono io a comandare.> Il suo fiato si infranse sulla sua pelle. Lei non oppose resistenza le sue braccia rimasero ancorate al corpo contrastando il primordiale istinto di sopravvivenza,che continuava a gridarle di reagire.
Reagire per cosa?! Se voleva ucciderla poteva farlo in qualsiasi momento. Era da sola in una fabbrica abbandonata con un pazzo omicida e tutta la sua combriccola di criminali senza scrupoli.
<Se non vedo la mia bambina, se non sono certa che stia bene.>Disse con voce strozzata mentre annaspava in cerca d'aria<Non farò nulla di ciò che mi dirai.>
Antonio si lasciò andare ad una grassa risata che echeggiò nella grande stanza. La liberò dalla sua presa e riavvicinò i loro volti.
<Degna figlia di tuo padre eh?! Niente vi fa paura,neanche la morte? Mi piace. Sarà ancora più divertente>fece un passo indietro e con un cenno del capo ordinò all'uomo che l'aveva galantemente condotta dentro di andare a prenderla. Quello aprì una porta nella parete alla loro destra e scomparve dietro di essa.
Doveva essere l'apertura che collegava l'edificio centrale con quello laterale.
La porta si riaprì dopo pochi secondi con un cigolio e finalmente la vide.
La sua piccolina.
Con il suo inseparabile ciuccio si guardava intorno curiosa,ignara di ciò che stava succedendo,incapace di comprendere quanto fosse inquietante la realtà.
Per fortuna.. pensò lei,così almeno non rimarranno cicatrici dolorose sulla sua anima,quel momento non sarebbe diventato un ricordo doloroso del suo passato,ma sarebbe fluito come un fiume verso valle senza lasciare alcuna traccia.
Fece qualche passo verso di lei ma il suo tentativo di raggiungerla si scontrò con il braccio teso di Antonio che le sbarrò la strada.
Nadia lo guardò confusa.
<Avevi detto che dovevi vedere se stava bene e lo hai fatto quindi adesso parliamo.>Disse voltandosi e avvicinandosi alla sedia.<Ora torniamo ai nostri affari.>Afferrò la bottiglia e riempì il bicchiere. Si accomodò e dopo aver bevuto un lungo sorso puntò i suoi occhi su di lei,avvisandola con il solo sguardo che i giochi erano finiti e che da lì in poi era lui a condurre la partita.
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Non Ti Odio
RomanceFuggire dal passato non è mai semplice. Quel buio che ti porti dentro è sempre lì,presente,come un'ombra,un'oscura entità che sarà con te eternamente. <<<Personaggi, eventi e luoghi sono interamente frutto della fantasia dell'autore. >&g...