Capitolo 15

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Sono passate ormai due settimane da quel fatidico giorno alle stalle e la situazione non si è ridotta per nulla.

Interrogando poi il cocchiere ho scoperto che Helena e Jon sono andati in città, facendo quello che avrei voluto fare io giorni prima, travestendosi per non farsi riconoscere e origliando le conversazioni durante le rivolte. Dopo quel giorno l'hanno fatto spesso, o hanno mandato qualcuno al posto loro.

Per non essere da meno anch'io ho mandato alcuni membri della servitù di palazzo ad investigare, ma la cosa non ha portato i frutti sperati. A ripensarci avrei dovuto mandare dei membri della guardia reale in incognito, ma avevo troppa paura venissero comunque riconosciuti.

Come immaginavo Helena è davvero riuscita a prendere la situazione in mano in un istante. Dopo aver acquisito non so quali informazioni ha mandato l'esercito in piazza dai più sovversivi e, miracolosamente senza ferire nessuno, ha arrestato i maggiori responsabili, riportando così un po' di pace e tranquillità.

Il potere di mia sorella sull'esercito è davvero troppo grande, così come lo è il potere dell'esercito sul popolo. Se voglio pensare di riuscire a diventare regina devo in qualche modo ridurre la sua influenza.

La notte della nostra rottura finale mi è venuta un'idea che ho fatto in modo di mettere in pratica dal giorno successivo.

Io non sarò forte ma posso certamente circondarmi di persone che lo sono. Primo tra tutti il principe Edward, capo di stato di un regno esterno, a seguire Charles, il capo delle guardie cittadine nonché capo delle guardie reali, poi Marcus, uno dei consiglieri più fidati di mio padre, e Lord Philip, il portavoce del re di un regno vicino deciso da tempo ad annettersi al nostro.

Con questo consiglio a mia disposizione siamo riusciti negli ultimi giorni a portare a numerosi trattati di pace con regni confinanti, stabili e duraturi. In questo modo il prestigio e potere dell'esercito di mia sorella è nettamente diminuito, mandando gran parte dei soldati a casa senza più un impiego, ma purtroppo non è stato abbastanza.

Devo ammetterlo, ammiro questo lato di mia sorella, questo suo sapersi adattare ad ogni situazione in poco tempo.

Nel giro di una settimana, vedendo gli effetti di quanto stavo facendo, anche lei ha istituito un suo consiglio. Ovviamente non poteva mancare suo marito Jon, re del suo territorio e principe consorte nonché grande stratega, il generale Sebastian, comandante dell'esercito e leale servitore di nostro padre, Oliver, l'altro fidato consigliere di nostro padre specializzato in politica economica, e Bradford, un ambasciatore proveniente da uno dei regni più ricchi con cui il nostro commercia.

Paradossalmente, o forse strategicamente, ognuna di noi si era circondata di persone che potessero sopperire alle proprie mancanze o di alleati preziosi che non ci avrebbero abbandonate. Dico paradossalmente perché avevano tutti accettato di buon grado, senza restituzione di favori o minacce, ma anzi si erano in certi casi proposti spontaneamente.

Nessuna delle due aveva il permesso di stare nella sala del trono, sarebbe stata una vera dichiarazione di guerra. I vari concili si riunivano in sale secondarie, il mio nella più grande biblioteca del castello mentre quello di Helena nella sala di addestramento accanto all'armeria.

Il clima in casa era diventato gelido.

Nostro padre non dava segni di miglioramento, ma il fatto che non fosse nemmeno peggiorato era comunque un buon segno. Da quel giorno io ed Helena ci alternavamo incessantemente ogni due ore al suo capezzale. Era l'unica cosa su cui andavamo d'accordo e l'unico momento in cui non litigavamo. Per il resto non comunicavamo.

Non ci vedevamo nemmeno per i pasti, facendo in modo che l'altra fosse da nostro padre in quei momenti, per evitare screzi e parole forti.

Un paio di volte ci eravamo incrociate nei corridoi e, dopo un primo momento di silenzio in cui ci fissavano negli occhi, ognuna andava per la propria strada.

-Come ci siamo ridotte così?-

Persino quando ci davamo il cambio da nostro padre non ci rivolgevamo la parola.

Ovviamente nessuna delle due gli aveva detto niente, non volevamo rischiare di aggravare le sue condizioni con uno shock del genere, noi che eravamo sempre state così unite, ora completamente divise. Anche se sospettavo che se qualcuna gliene avesse parlato lui non avrebbe mosso un muscolo, come al solito purtroppo. Una parte di me sperava in una scena di risveglio improvviso al sentire quelle parole, vederlo talmente agitato da riuscire a svegliarsi, ma il resto di me non voleva rischiare di peggiorare il tutto.

L'aiuto e il sostegno di Edward erano stati molto preziosi. Nonostante ad Alan continuasse a non piacere, si sforzata di limitare i suoi commenti e di nascondere le sue espressioni di rabbia e disgusto.

A questo punto avevo davvero bisogno dell'aiuto di tutti.

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