Capitolo 17

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Dopo aver chiesto se c'erano altre novità lasciai che il concilio si sciogliesse per permettere a ciascuno di metabolizzare le informazioni e ritrovarci dopo qualche ora per proporre delle soluzioni al neo problema del regno di Edward e al rinnovato problema delle rivolte cittadine.

Senza nessuno a disturbarmi iniziai a stilare un rapporto sulla seduta, mi piaceva tenere traccia di tutto ciò che accadeva, le parole scritte mi aiutavano a tenere tutto a mente. Sarà per questo che ricordo a memoria le trame di ogni libro che ho mai letto.

Non appena tutti se ne furono andati, Alan batté un colpo di tosse.

"Un vero cliché Alan. Se vuoi dirmi qualcosa basta che lo dici. Sai che apprezzo sempre i tuoi consigli" gli dissi con un velato sorriso, il primo genuino della giornata. Anche se lui non poté vederlo dato che ero piegata sui miei appunti.

"Lo so, ma non le piacerà. Per cui preferisco aspettare che mi dia il permesso di parlare, Altezza" da quel giorno alle stalle aveva cominciato a chiamarmi così e non più solamente principessa se non di rado e sempre quando eravamo da soli. Era l'unico a farlo.

Alzai lo sguardo dal rapporto della seduta che stavo redigendo, mi girai verso di lui e lo invitai a sedere al tavolo. Ad ogni seduta imperterrito rimaneva in piedi alle mie spalle, a volte per ore, senza mai dar segno di stanchezza, non so se per far colpo su di me o sul suo capo seduto al tavolo. Caso strano si mise a sedere al posto di Edward.

"Lasciami indovinare. Hai delle perplessità su Edward non è così?" ormai lo conoscevo sin troppo bene, ogni volta che aveva qualcosa da ridire centrava sempre lui. E infatti non mi sbagliavo.

"Proprio così..." iniziò dopo aver poggiato la spada al tavolo e aver incurvato leggermente le spalle, come a proteggere me e se stesso da occhi indiscreti alle sue spalle.

"Siamo sicuri di poterci fidare di lui?" mi chiese con sguardo sincero. Non c'era malizia o gelosia in quegli occhi verdi, solo sincera preoccupazione, il che li rendeva veramente brillanti.

Rimasi a fissarlo un attimo. Quel suo sguardo mi aveva pietrificata come ogni volta. Fosse stato chiunque altro avrei sospettato un secondo fine e avrei liquidato la conversazione all'istante. Tutte le persone con cui avevo parlato negli anni perseguivano sempre un proprio scopo, ma non Alan. Quella sua sincera premura mi spinse a voler sapere di più.

"Insomma..." riprese lui poco dopo, mi conosceva bene da capire che volevo che continuasse "...vedere come lato positivo il fatto che le rivolte cittadine siano riprese non mi sembra proprio un buon segno. E poi come ha avuto queste informazioni? Se ne avesse parlato il capitano Charles ci avrei creduto di buon grado. Ma quali informatori ha lui che girano per le strade? Le nostre strade! La sola idea mi spaventa. Per non parlare del suo regno. Il problema è suo, eppure è l'unico a non proporre idee o soluzioni. E nonostante tutto pure lì ha degli informatori fidati che gli girano queste informazioni?

Non mi fido principessa!

Sembra quasi che cerchi di fomentarti ancora di più contro tua sorella"

Nominarla mi fece risvegliare da quel breve momento di trance in cui ero caduta. Aveva tutto senso, almeno in parte, ma il solo sentire il nome di Helena mi fece montare la rabbia.

"Se così fosse, e non sto dicendo che lo sia, non mi avrebbe detto nulla sul suo regno e si sarebbe concentrato solo sulle novità del mio" cercai di mantenere un tono calmo. In fondo era il mio amico Alan che mi stava parlando, quello che più di tutti mi era stato vicino in tutti questi anni, si meritava almeno questo mio comportamento calmo e tranquillo, da amica.

"Invece è stata proprio una mossa astuta. In un modo o nell'altro presto saremmo venuti a conoscenza dei disordini provenienti da casa sua e se non li avessimo ricevuti da lui sarebbe stato fin troppo sospetto" riprese lui. Doveva aver pensato a questa eventualità e chissà a quante altre. Però tutto questo mi sembrava una sciocchezza.

"Stai vaneggiando. Mi sta aiutando contro mia sorella, mi sta spingendo a..."

"Attaccarla? In modo da ottenere il trono per voi? E una volta fatto sposarvi per potersi sedere lui stesso su quel trono?" mi interruppe lui.

-In effetti potrebbe avere un senso, ma...

No, non voglio crederci! Edward non farebbe mai una cosa del genere, non lui, non a me-

Dopo qualche istante riprese con l'unica cosa che non avrebbe mai dovuto dire.

"Sappiamo entrambi che il vostro più grande desiderio, più ancora di quel trono, è l'amore"

Avevo distolto lo sguardo dal suo mentre mi esponeva le sue sensazioni e teorie su Edward, più che altro per cercare di ragionare oggettivamente e non essere influenzata da quei suoi occhi, ma non appena disse queste ultime parole il mio sguardo glaciale lo fulminò in un lampo.

"Stai esagerando ora. Torna al tuo posto!" gli ordinai.

-Come può avermi detto seriamente una cosa del genere?!-

Ovviamente era vero. Non era un segreto per le persone che mi conoscevano meglio che io avessi sempre agognato l'amore. Ma in questo momento, quando più che mai mi consideravo vulnerabile, ricordarmi questo mio punto debole era veramente un colpo basso. Troppo basso per essere perdonato facilmente.

-Chi è lui per dirmi una cosa del genere?-

E detto questo mi guardò negli occhi per un'istante prima di riprendere la sua spada e l'elmo che aveva precedentemente appoggiato sul tavolo e rimettersi nella sua posizione in silenzio alle mie spalle.

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora