Capitolo 19

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Nonostante la mia iniziale idea di passare la notte a leggere quel libro appena ritrovato, quella sera non riuscì a concentrarmi. Nella giornata erano successe due cose che mai mi sarei aspettata: la tregua con mia sorella e soprattutto la discussione con Alan.

In tanti anni non avevo mai alzato la voce con lui, come non l'avevo mai fatto con Helena prima di qualche settimana fa

-Magari sono io il problema...-

E con questo pensiero mi addormentai dopo qualche istante, un sonno tutt'altro che tranquillo dato il tarlo che si stava continuamente insinuando nella mia mente, alimentato da tutti gli altri pensieri che già avevo su me stessa. Eredità di tutti questi anni.

Passarono altre due settimane da quel giorno. Al mio risveglio sembrava che la giornata precedente non fosse accaduta e questo stato perdurò nei giorni.

Io ed Helena riprendemmo a non incrociarci mai, se non quando ci davamo il cambio da nostro padre, e con Alan proseguimmo come se non ci fossimo detti nulla, con lui che continuava a stare cinque passi dietro di me e a lanciare occhiate fulminanti ad Edward quando questi si avvicinava troppo.

Tutto era tornato come prima, o quasi.

L'unica nota positiva di questi giorni era che nostro padre sembrava rispondere positivamente al trattamento che gli stava somministrando il dottore. Sembrava ancora un fantasma e non parlava, ma ogni tanto emetteva qualche leggero suono, come una persona che sta facendo un incubo e cerca di svegliarsi.

Altra nota positiva, le rivolte cittadine avevano trovato una soluzione, così come il problema delle razzie ai danni dei nostri commercianti. Nota negativa, l'idea era venuta a mia sorella, ed era riuscita a metterla in pratica egregiamente in pochissimo tempo.

Non ci avevo pensato ma stipulando tutti quei trattati di pace con gli altri regni confinanti, avevo tolto il lavoro a molti cittadini che lavoravano per l'appunto nell'esercito. In questo modo pensavo di indebolire il potere e prestigio di Helena. Tuttavia questi uomini erano veramente molto leali a lei e, una volta "liberi" dal loro incarico, potevano lavorare in concorrenza con la guardia cittadina.

Sfruttando ciò, mia sorella li aveva incaricati di proteggere i commercianti e i civili, formando delle vere piccole squadriglie per i carri che lasciavano la città e una guardia di sicurezza per quelli che rimanevano.

Per di più, così facendo molti soldati sono potuti tornare a casa, lavorando all'interno delle mura della città, e riabbracciare i propri cari, sedando così gli ultimi rivoltosi rimasti.

Una mossa davvero geniale.

-Peccato non l'abbia avuta io...-

In questo modo era riuscita a risolvere con una mossa sola tutti i problemi che si erano formati. Così buona parte dell'ex-esercito abbandonò la città per seguire i mercanti in giro per il regno.

-Devo ammetterlo, è davvero un'ottima stratega-

Per un primo periodo dopo la serata insieme dalla mamma avevo iniziato a vedere mia sorella e le sue gesta sotto una luce positiva. Sarebbe stata una buona regina, che dico, una grande regina. Ma dopo poco mi tornava in mente la conversazione che avevo sentito alle stalle ed invidia, rabbia e gelosia si impossessavano di me. Col passare dei giorni e l'assenza di parole da parte di mia sorella il secondo pensiero prese nuovamente il controllo della mia mente a discapito del primo, anche se non in tutti i momenti.

"Ottimo, sono davvero felice di sapere delle condizioni del re" disse Marcus con un grosso sospiro di sollievo, dopo che lo ebbi aggiornato sulle condizioni di mio padre.

"Si, lo siamo tutti. Ma il dottore ha consigliato comunque di non illuderci. Il colpo che ha subito lo ha destabilizzato molto e non si è ancora affatto ripreso...Ma comunque la cosa ci fa ben sperare" commentai, cercando di rimanere oggettiva, ma con un briciolo di speranza in più nella mia voce. Quanto avrei voluto che tutto tornasse seriamente come prima...

"Invece voi avete altre novità di cui dovrei essere informata?" chiesi agli altri membri del concilio.

Lord Philip prese la parola elencandomi tutte le voci e dicerie di cui era venuto a conoscenza dall'ultima nostra riunione. Alcune di queste non mi interessavano molto ma non avevo il cuore di dirglielo. Si stava impegnando veramente un sacco per me e la mia causa.

"Beh...allora...Vostra Altezza...ho sentito alcune nuove" disse tirando fuori un biglietto dalla manica in cui si era appuntato le cose da dire.

"Tanto per cominciare, è a conoscenza che le mucche del pastore Brown hanno improvvisamente smesso di produrre latte? È così, dovete credermi..."

-Ecco, che dicevamo...-

"Poi si dice che una grossa nave proveniente dalle colonie sia in arrivo al porto, e con una gran quantità di pesce e rum nella sua stiva, forse per la locanda di paese, quei soldati bevono più di quanto sia consigliabile. Poi ci sono voci che un gruppo di rivoltosi potrebbe attaccare il regno nel giro di tre settimane. Infine..."

"Come scusa? Hai detto che dei rivoltosi ci potrebbero attaccare?" tipico di Lord Philip, non era in grado di discernere informazioni importanti e superflue.

"Con tutto il rispetto, vostra Altezza, come ha detto Lord Philip sono solo voci. Da settimane stiamo sentendo di rivolte in piazza che non sono mai avvenute, o manifestazioni con i forconi diventati semplici giorni di mercato" commentò Edward dopo la mia risposta di sorpresa.

"Sono d'accordo con il principe Edward" disse il capitano Charles "abbiamo avuto fin troppi falsi allarmi ultimamente. In più sembra che vostra sorella abbia tutto sotto controllo su quel fronte"

"Avete ragione" dissi dopo un sospiro di sconforto. Effettivamente se mai ci fosse stata una vera minaccia sicuramente Helena avrebbe saputo come risolverla in un lampo. In più se lo diceva anche il capitano Charles, io non avevo di che preoccuparmi. Lo stesso sembrò pensare Alan, al quale sentì rilassarsi i muscoli dopo le parole del capitano, dato il tintinnio della sua armatura. Poteva non rispettare Edward ma non sarebbe mai andato contro il suo capo.

"Proseguite pure Lord Philip, stavate dicendo?"

"Dov'ero rimasto...Ah sì! Infine il sarto reale si è rotto il braccio provando a quanto pare a tirare di scherma e non potrà lavorare per i prossimi due mesi" concluse il nostro portavoce.

Ancora rimembrando le parole dei miei consiglieri, feci un ultimo sospiro pensando che ogni cosa sarebbe andata al posto giusto.

"Molto bene. Se non c'è altro allora la seduta può dirsi conclusa!"

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora