1. Out of this world

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L'amore è illusione o magia

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L'amore è illusione o magia.
La differenza sta nel crederci o meno.






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      Prairie
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Nessuno resta a Fairy Fort, tutti vogliono andare via. E chi non riesce a farlo può solo sperare di morire prima che la maledizione si abbatta su di sé.

Io, invece, la amavo follemente.

Se ognuno di noi ha un posto del mondo, quello era il mio. Una vecchia cittadina dove i giovani non avevano futuro e le persone avevano creduto così tanto a vecchie storie, da abbandonare le loro case e permettere agli animali di conquistarne il suolo. Probabilmente la ragione per cui mi piaceva tanto era proprio questa.

«Andiamo, Jolene.»

La paglia scricchiolò sotto i suoi zoccoli nervosi, un rantolo le travolse la gola.

«Forse dovremmo aiutarla» suggerì mia madre, stringendosi nella sua giacca fin troppo pesante per quel periodo dell'anno.

Alzai gli occhi verso il cielo, la notte era a caccia di stelle. In quel mare celestiale, nemmeno un baluginio.

«No», mio padre la interruppe prima che potesse farsi avanti.

«Possiamo solo guardare da lontano.» Le parole mi uscirono flebilmente dalle labbra mentre con insistenza, a qualche metro di distanza, osservavo una delle nostre cavalle entrare in travaglio. «O potrebbe innervosirsi e prolungare il parto per far nascere il puledro quando noi non potremo guardare, rischiando così solo complicazioni.»

Avevo smesso di badare all'odore della stalla da quando era diventata un'abitudine entrare lì dentro, il mio olfatto aveva fatto i conti da tempo con quella tolleranza. Ma il mio organismo non si sarebbe mai abituato alla felicità che mi travolgeva ogni singola volta che varcavo la soglia.

«Colette, per favore, credo ci serva più paglia.» Mia madre allora si mosse sotto gli ordini di mio padre, mentre con una certa dimestichezza si avvicinava per aggiungere alla lettiera la poca paglia che avevamo già a disposizione.

L'animale non sembrò spaventarsi. Lir Mulligan l'aveva vista nascere, ora la vedeva diventare madre e nonostante questo mi meravigliavo ancora di quanto profondo potesse essere il rapporto tra uomo e animale, due specie incapaci di parlare la stessa lingua, ma che trovano sempre il modo di comunicarsi l'affetto reciproco.

Il legno consumato della staccionata iniziava a graffiarmi i palmi, ma non riuscii a fare a meno di stringerlo forte mentre osservavo con ammirazione il parto. I camperos ai miei piedi rimasero ancorati al suolo nel tentativo di non intralciare quel processo naturale nemmeno con il più minimo dei movimenti rumorosi, mentre mio padre si avvicinava solo quando gli sembrava che la situazione lo necessitasse.

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