2. Back from the grave

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Come una terra contesa,ti raderei al suolo per farti mia

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Come una terra contesa,
ti raderei al suolo per farti mia.






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Dublin
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Tutti credono che i cattivi ragazzi siano i peggiori, la verità è che sono quelli all'apparenza bravi e di buona famiglia che si portano dentro una dose pesante di crudeltà.

Io ero uno di loro e aspettavo solo che qualcuno si avvicinasse troppo per tediarlo con la mia tossina. Ed ero sempre stato così e non sarei mai cambiato.

Ero cresciuto nei pressi Dublino, la villa fuori città era rimasta immutata agli anni '20. Quelli disputati tra le gang dell'epoca, e forse era anche appartenuta a qualcuno di importante, prima di noi.

Dublin. Il nome di quella città ce l'avevo marchiato addosso. Glashtyn. Il mio cognome era l'appellativo di un goblin. Che il tutto faceva rima era un divertente scherzo di mio padre, che amava perseguitarmi da sempre.

Ma il vero male che mi portavo dentro era quella città.

E più tentavo di scapparle via, più mi ci rituffavo dentro. Come incatenato e spinto indietro da un effetto frusta che non riuscivo a controllare. Ma avevo bisogno di una tregua e per questo ero giunto fin lì. A Fairy Fort.

«È stata un'Odissea», esordì Gus, mentre suo padre gli poggiava il piatto colmo di cibo sotto il naso e la madre invece gli stringeva una delle spalle in una presa rassicurante. «Siamo partiti questa mattina dopo l'ennesima conferenza, ma Travis ci ha messo un'eternità a raggiungerci.»

Dopo aver assistito ai primi passi del puledro, senza troppo entusiasmo a causa della stanchezza e della fame, i coniugi Mulligan mi avevano accolto insieme ai figli nella loro cucina.

A essere onesto, mi rendevo perfettamente conto di essere una macchia nera su una tela bianca in quello che sarebbe dovuto essere un grazioso quadretto di famiglia. Ma se potevo considerare Gus uno dei miei amici più stretti, si poteva dire che si erano già spesi abbastanza per farmi sentire il benvenuto.

Chiariamoci, non era mia intenzione rovinargli quell'estate. Se avevo accettato la proposta di Gus era stato solo dietro molteplici e insistenti inviti da parte sua e dei suoi genitori e sebbene avessi già una ragione più che valida per stare lì, alla fine ero quasi stato costretto a cedere.

Travis alzò gli occhi al cielo, afferrando la forchetta per infilzare la bistecca che gli aveva servito la più piccola dei Mulligan. «C'era traffico a Dublino», scrollò le spalle.

A quel punto, mentre il signor Mulligan si occupava di servire anche Julian, la piccola Mulligan si ritrovò costretta a lasciar scorrere il piatto colmo di cibo sotto il mio naso. Non c'era nulla di lei che faceva minimamente intendere che potesse sentirsi a disagio, la postura era dritta, ma rilassata e gli occhi le brillavano come due gocce di rugiada.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 28 ⏰

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