Capitolo 21

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Devo ammetterlo, non sono abituata ad indossare questo genere di abiti, con colori così tristi, spenti e pieni di pezze. Però sono perfetti per mimetizzarsi tra la folla e l'assenza di un corsetto li rende molto più comodi di quanto si possa sognare.

Il viaggio fu molto breve. Nonostante non adori andare a cavallo riesco comunque a resistere quel tanto che basta per raggiungere il paese.

Alcuni ostacoli si frapponevano tra me e la mia missione di ricognizione.

Punto uno: non ero mai andata in paese da sola, ma sempre accompagnata, o quantomeno in carrozza; quindi non ero in grado di girarci. In genere avevo una guida con me che mi accompagnava nei luoghi di interesse, come il sarto o il gioielliere, o una volta il mercato, mentre stavolta potevo contare solo su me stessa e sul mio intuito.

Punto due: dovevo fare attenzione a non farmi riconoscere. Dato che mia sorella ed io abbiamo lo stesso volto, per le persone è più facile distinguere una principessa da chiunque altro. Due volti al prezzo di uno. In aggiunta a ciò, molti commercianti e tantissimi soldati conoscevano bene mia sorella, il che era un grosso problema, avrebbero potuto scambiarmi per lei e in quel momento il solo fatto che mi riconoscessero come una principessa, indipendentemente da quale, rappresentava un grosso pericolo per me e la mia missione. Motivo in più per cui spostarmi era difficile, non potevo chiedere indicazioni a nessuno.

Punto tre: ero completamente sola. So di averlo già detto prima ma non mi riferisco solo alla mancanza di una guida. Non c'era Alan con me, né nessun'altra guardia del palazzo a proteggermi. Se mi fosse successo qualcosa, se mi fossi fatta scoprire, se mi fossi cacciata nei guai sarei dovuta uscirne da sola.

Arrivata in città iniziai a guardarmi intorno e feci l'unica cosa che mi sembrava furba: controllai le insegne.

-In fondo una principessa deve sempre tenere la testa alta-

Come non smetteva mai di ricordarmi la mia tutrice da bambina.

Mi ci volle più di mezz'ora ma alla fine riuscì a trovare il fabbro di cui mi aveva parlato la cameriera. Era aperto ma decisi che era più sicuro restare fuori e guardarmi intorno.

-Aveva parlato di una cantina...trovata!-

Trovai una finestra sul retro dell'edificio che mostrava una stanza all'interno al di sotto del livello della strada. Mi abbassai per guardare meglio ma non c'era assolutamente nulla. O meglio, la stanza era piena, scatole, barili e non so che oggetti imbullonati al pavimento, talmente piena che un bambino di dieci anni avrebbe fatto fatica a girarci, figuriamoci tenere riunioni segrete per decine di persone.

Mi chiesi se magari c'erano altre officine di fabbri in città, ma il paese era piccolo ed era impossibile che ce ne fosse un altro.

Le possibilità erano due, o aveva capito male il luogo del ritrovo, oppure, più probabilmente, era solo una notizia infondata, una voce che girava senza senso e a cui non avrei dovuto dare ascolto come mi ripetevano di continuo i miei consiglieri.

Mi misi l'anima in pace su questa seconda opzione e tornai a prendere il mio cavallo diretta nuovamente al castello, felice più che mai di non aver detto nulla ai miei uomini della mia gita in paese dati gli scarsi risultati ottenuti, che avrebbero portato esclusivamente ad una ramanzina. Non che non me la sarei meritata, ma non ero in vena di sentirmi rimarcare un altro mio fallimento.

Mentre cavalcavo però continuavo a pensare perché quella donna avesse tanto insistito, insomma, era entrata addirittura nelle mie stanze. Avrebbe potuto parlarmene in un qualunque momento, certo non in uno così privato.

-Non sono forse sempre stata cordiale e disponibile con le altre cameriere e domestiche? Non è per questo che la guardia cittadina ha scelto di seguire me?-

Tornai a casa tranquillamente. Ormai avevo speso quasi interamente le due ore che normalmente passavo con mio padre, purtroppo inutilmente.

-Vabbè, lo vedrò prima di cena e gli darò la buonanotte. Mio padre capirà-

Riportato il cavallo nelle scuderie mi precipitai in camera per cambiarmi gli abiti ben poco regali, ma prima che potessi entrare mi ritrovai un Alan super preoccupato sulla soglia della mia stanza che mi guardava con un visibile panico negli occhi.

"Principessa?! State bene?! Ero così in pensiero! Dove siete stata? Vi ho cercata dappertutto?!" mi chiese preoccupato, quasi senza fiato.

"Sto bene, non temere. Sono solo uscita un attimo, tutto qui" non volevo dirgli che ero andata in paese senza di lui e senza avvisarlo, né delle voci che si erano rivelate false. Anche se almeno una parte di questo doveva averlo intuito dagli abiti che portavo. Tuttavia non ne fece parola. Mi squadrò da capo a piedi, probabilmente per cercare possibili ferite e non trovandone fece un grosso respiro di sollievo. Entrambi lo facemmo.

Non mi ero resa conto di quanto fossi nervosa all'idea di che lui in particolare fosse preoccupato fino a quel punto per me. Mi ripromisi che non mi sarei mai più comportata così, non con lui, non se lo meritava.

Gli passai davanti ed entrai nelle mie stanze. Pochi minuti dopo ne uscì vestita come sempre, con un abito semplice ma elegante, arancione e con sfumature gialle sulle maniche.

Mentre mi rivestivo mi ero decisa a dirgli cosa era successo, ma non ne ebbi il tempo. Non appena varcai la porta e incontrai il suo sguardo che a fatica nascondeva il terrore che fino a poco prima aveva provato, Marcus ci raggiunse, se possibile con un viso ancora più pallido di quello di Alan di poco prima.

"Il re" disse con voce tremante "sta morendo."

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora