'la casa sull' albero'

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Moon pov's

Avete presente quel posto che sembra magico ai vostri occhi quando in realtà è completamente normale?
Quel luogo dove, da piccoli, sembrava che tutti i problemi svanissero e che i sogni potessero diventare realtà.

Io ne avevo tanti:
Con Francesco era un palazzo abbandonato da cui si vedevano delle stelle mozzafiato.
Con Kessie era un albero in un parco dove chiacchieravamo, arrampicandoci sui rami per sederci più comodamente.

Ma uno dei miei preferiti era sicuramente quello che avevo con Jack: una casa sull'albero... quella casa sull'albero.
Quella in cui era iniziato e finito tutto, e forse, quel luogo lo rendeva magico la compagnia con cui ci andavo.

Ero seduta sul divano a fare zapping tra i canali quando sentii il campanello e, visto che mia zia ormai dormiva, andai ad aprire. Ma l'ultima persona che mi sarei mai aspettata davanti a quella porta era Jack.

"Che ci fai tu q—"
"Possiamo andare alla casa sull'albero...? Solo cinque minuti, ti prego..." Non l'ho mai visto così, sembra... vulnerabile, e per Jackson essere vulnerabile era una cosa che non si sarebbe mai permesso di mostrare a nessuno.

"Certo, fammi mettere la giacca..." Non me la sento di dirgli di no... un po' perché si vede che gli serve un po', un po' perché mi manca stare con lui nel nostro luogo magico.

Infilo la giacca e il casco e salgo dopo di lui sulla moto.

Dopo un paio di minuti arriviamo in un parco e, dopo esserci inoltrati un po' negli alberi che lo circondavano, arriviamo vicino a un albero. Molto probabilmente il rampicante che lo avvolgeva lo stava uccidendo lentamente, ma con quei stupendi fiori che lo accompagnano e quella chioma folta che, nonostante tutto, continua a resistere, lo rendeva ancora più bello.

Arrivati alla casa, guardo le coperte gettate in un angolo, dove di solito facevamo i pigiama party quando da piccoli ci rifiutavamo di tornare a casa.

La pioggia picchietta leggermente sui rami che ci circondano, rendendo tutto più accogliente.

"Che è successo?" gli chiedo, e non posso fare a meno di guardarlo mentre si accende la sigaretta, affacciandosi leggermente dalla casetta, i ricci umidi che gli ricadono sulla fronte.
"Che intendi?" No, infatti, sono io la pazza. Si è solo presentato a casa mia di sera, chiedendomi di andare, nonostante piovesse, su una casa sull'albero. Tutto nella norma.

Bipolare che non sei altro.

"Beh, stiamo qui... Ti sei presentato davanti casa mia con un casco in più... Che è successo?"
"Mi andava." Dio, mi fa venire voglia di tirargli un pugno.
"Non ti sopporto," borbotto infastidita.
"Non mi pare che fossi tanto contraria a venire qui."
"Beh, lo sono ora!" Faccio per scendere, ma lui mi raggiunge, buttando la sigaretta e afferrandomi il polso prima che possa raggiungere la scaletta. Mi ritrascina dentro.
"Ok, ok, scusa, però rimani..." mormora, a pochi centimetri dal mio viso.

Mi perdo nei suoi occhi marroni e sento il respiro accelerare quando lui mi tira ancora più vicino a sé, finendo col suo petto contro il mio.

"Che è successo?" Lui distoglie lo sguardo e si allontana frustrato, sedendosi sulle coperte.
"Non ne voglio parlare," mormora, sospirando.
"Allora perché sono qui?"
"Perché..." Fa una pausa e sento il respiro più corto... Perché effettivamente, neanch'io sapevo perché ero lì.

Neanch'io sapevo perché avevo seguito lo stesso ragazzo a cui non volevo rivolgere la parola.

"Perché mi mancava... Mi manca... Mi mancano i pigiama party, mi mancano le sere a guardare le stelle, mi manca litigare per le altane, mi manca essere un bambino... E pensavo che se avessimo fatto questa cosa... saremmo stati un po' bambini insieme..."

Ascolto le sue parole, sentendo una fitta allo stomaco... Mi mancava anche a me, ma, a me, mancava lui.

Mi siedo accanto a lui.
"Jack... noi non siamo più bambini..." mormoro, perché voglio sapere cosa lo turba, voglio sapere a cosa sta pensando.

Lui non mi risponde, quindi mi metto davanti a lui, in ginocchio tra le sue gambe, e gli afferro il viso con le mani, costringendolo a guardarmi.

Ci guardiamo negli occhi, e io mi ci perdo di nuovo. Succede ogni volta.

"Avevi ragione..." mormoro, a qualche centimetro dal suo viso.
"Su cosa?" mormora, facendo cadere per qualche secondo lo sguardo sulle mie labbra.
"Gli occhi parlano... I tuoi sono particolarmente chiacchieroni."

Don't Leave Me AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora