Capitolo 26

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"Da quanto lo sai?" mi chiese poco dopo. Ormai giocavamo a carte scoperte.

"Ha importanza?" non volevo ammettere che ci ero appena arrivata dalla conversazione a cui avevo assistito poco prima. Finalmente tutti i tasselli si stavano sistemando e rimettendo al loro posto. Perché Hel mi sembrasse così emotiva, perché avesse scelto settimane fa di usare una carrozza invece di cavalcare come suo solito, perché si trovava alla tomba di nostra madre ed era sembrata più che mai materna con me durante quella nostra tregua. Per non parlare di tutti gli sguardi e i sussurri con suo marito...

-Come ho fatto a non accorgermene prima?! Ero troppo impegnata ad avercela con lei per rendermene conto-

"Perché non me ne hai mai parlato? Da quanto...da quanto sei in attesa?" le domandai. Non importava quale guerra ci fosse fuori dalla porta o tra di noi, lei era pur sempre mia sorella e quello che aveva con se, mio nipote, e già solo per questo gli volevo un bene dell'anima.

"Non volevo che si sapesse, e poi con tutte le cose che sono successe, mi sembrava potesse essere solo un pretesto, una distrazione..." disse lei tranquillamente, carezzandosi la pancia con dolcezza.

"È successo tutto così in fretta... Non avrei mai pensato di essere la prima di noi due a sposarsi e a mettere su famiglia. Mi sembrava di farti un torto a parlartene. Hai sempre sognato l'amore e io non volevo rubarti così questo tuo sogno. Quando siamo tornati dalla luna di miele ero già...al settimo cielo, veramente. Ma poi le cose sono precipitate una dopo l'altra"

-Come? Lei aveva paura di farmi un torto?! Ma questo...-

Mi avvicinai a lei e le presi le sue mani tra le mie

"Non potrai mai farmi un torto perché sei felice, non lo capisci?

Sei mia sorella! La tua felicità è la mia, ed io ti vorrò sempre bene, mi spiace solo essere arrivate a tanto per capirlo" le dissi col cuore in mano. Ma non potei evitare che una lacrima si facesse strada sul mio viso. Ovviamente ero felice per lei, ma una parte di me si sentiva nuovamente alienata da tutto questo, un nuovo motivo per sentirmi un'estranea in questa casa. Non volevo sentirmi così, volevo essere felice per lei, lo volevo davvero, con tutta me stessa. Per questo per tanti anni non avevo parlato.

"A me queste non sembrano lacrime di gioia però" disse lei, asciugandomi le lacrime con il pollice.

"Non è niente, è solo che..."

-Devo dirglielo, ora o mai più. Lei è stata sincera con me, ora è il mio turno.

E se poi dovesse odiarmi per quello che le dirò? Mi sono appena riavvicinata a mia sorella, non voglio perderla di nuovo!-

"Solo che cosa?" mi domandò lei con tono dolce. Ci stavamo aprendo come mai prima. Forse solo il momento in cui Hel mi aveva confessato di sentirsi in colpa per la morte della mamma alle "sue nozze" con Eredan era paragonabile a questo.

Mi allontanai un attimo da lei. Mi sentivo debole e non volevo lei mi vedesse così. Ma nonostante tutto decisi che era arrivato il momento di abbattere tutti i miei muri.

"Solo che...mi sento sempre più un'estranea in questa famiglia, ecco tutto" le dissi, girandomi infine verso di lei, sfoggiando un meraviglioso falso sorriso, rovinato solo dalle lacrime che ormai mi scendevano a fiumi.

"Ma che dici Lay..."

"È così Hel, non puoi dirmi diversamente. Cos'ho io di paragonabile a te o a nostro padre? Nulla! Sono sempre la seconda scelta, la seconda presa in considerazione, quella che parla dopo che voi avete esaurito i vostri argomenti. Quella che si perde nei suoi libri invece di vivere nella realtà" era un colpo basso rinfacciarle quelle parole che mi aveva urlato settimane prima, ma erano vere all'epoca tanto quanto lo erano oggi.

"Lay..."

"Tu stai vivendo una favola. La vita che io avrei sempre voluto e desiderato. Hai l'amore di nostro padre, quello di tuo marito, e presto quello di tuo figlio. Hai il rispetto del nostro popolo e la loro lealtà. Io sono solo quella ragazzina che si preoccupa di indossare un bel vestito e leggere un buon libro. La verità è che non sono mai stata all'altezza di quello...del trono di nostro padre. È sempre spettato a te e questo mi ha sempre fatto impazzire di gelosia perché dentro di me sapevo che tu avresti fatto un lavoro assai migliore del mio!" ormai non provavo nemmeno più a trattenere le lacrime che non avevano intenzione di fermarsi. E certo non aiutava il fatto di trovarsi nella sala del trono completamente da sole, sovrastate da quell'enorme simbolo che ci squadrava dall'alto.

"Tu sei molto più di questo. In molte cose sei meglio di me, come..." provò a consolarmi lei, avvicinandosi a me e provando a prendermi per mano, ma avevo le idee fin troppo chiare al momento.

"Come con la mamma? Tu sei stata una madre per me da quando lei è morta molto più di quanto io pensassi di poter essere per te!" ci avevo messo mesi per arrivare a questa conclusione, ed era vera, come tutte le cose che avevo sputato fuori poco prima come un vulcano in eruzione. Non una sola delle parole che avevo detto avevano l'intenzione di sminuirmi per poi farmi consolare, era tutto ciò che realmente pensavo di me, di lei e della nostra famiglia in generale.

Hel si avvicinò nuovamente, stavolta più decisa. Non aveva intenzione di lasciar perdere questa battaglia e mi prese di nuovo stavolta entrambe le mani.

"Tu non sei seconda a nessuna Lay, soprattutto non a me!

Dimmi una cosa, chi è sempre stata al fianco di nostro padre in tutti questi anni? Chi ha incontrato tutti gli ambasciatori, proprio qui, in questa sala? Chi ha stipulato più trattati di pace di quanti ne possa contare? Chi è sempre stato alla sinistra di nostro padre in tutti questi anni? Chi mi ha sempre spinta ad andare avanti quando ne avevo più bisogno? Chi mi ha sostenuta quando mi ero innamorata di Jon e chi si stava sacrificando per sposare Eredan non più tardi di un anno fa?

Mi sembra sia sempre stata tu, sorellina. Sei sempre stata in prima linea nella mia vita.

E certamente non puoi dire di non esserlo stata nella vita di nostro padre. Ti ha sempre voluta al suo fianco, in ogni occasione. Quando doveva prendere una decisione che riguardasse me cercava sempre il tuo sguardo e la tua approvazione!" mi disse tutto d'un fiato. Non avevo mai visto questo lato della mia vita, con lo sguardo vero di mia sorella.

"Se qui c'è qualcuno che negli anni è stata gelosa dell'altra, quella sono io" mi disse con una leggera risatina amara mentre io la guardavo incredula.

"Tu? E perché mai?" le domandai, senza alcuna idea di che risposta potesse darmi.

"Per il modo in cui ti guardava nostro padre, come rivedeva in te la mamma mentre in me vedeva solo guai e problemi" una lacrima cominciò a scendere, stavolta sul suo volto, rendendoci ben più simili di quanto lo fossimo state in giorni.

"Lui non ti ha mai visto così Hel! Forse come carattere non sei esattamente come la mamma, ma sei da sempre identica a lui, e questo lui lo sapeva bene!" le dissi. Ora era il mio turno di asciugarle le lacrime che iniziavano a rigarle il viso.

Queste erano le parole che entrambe avevamo bisogno di sentire. Non cattiverie e pugnalate alle spalle, quelle non eravamo noi, non inganni né soprusi, ma le dolci parole di due sorelle, unite dal solo desiderio di essere abbastanza per questa famiglia.

Ci abbracciammo mentre fuori dalle porte dirompeva la battaglia. Finalmente avevo ritrovato mia sorella.

-Comunque in tutto questo non ha risolto la questione dell'amore...- 

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora