"Ora però è il momento che io me ne vada" mi disse Hel subito dopo essersi staccata dal nostro abbraccio.
"COSA?! Stai scherzando?! No, non se ne parla neanche! Hai sentito tuo marito! Tu non uscirai da questa stanza! Te lo proibisco! Se non vuoi seguire le sue parole, segui le mie. Sei incinta, non dimenticarlo. Porti con te l'erede del regno, non puoi rischiare così la vita!" le urlai dietro, spiazzata dalle sue parole. Ci eravamo appena riappacificate e lei voleva subito mettere tutto a rischio, la sua vita, il suo bambino...
"Ma non posso neanche lasciare che questi invasori arrivino fin qui e ci facciano del male. Né a te, né a nostro padre" ribatté con voce ferma. Da quando eravamo state svegliate da quei bombardamenti non avevo più pensato a nostro padre, troppo impegnata com'ero a scappare e nascondermi.
"Sappiamo entrambe che il tuo posto è in questa sala, su quel trono, e il mio è sul campo di battaglia" mi disse infine, accarezzandomi la guancia e aspettando una mia risposta, o il mio implicito consenso.
Non avevo modo di ribattere alle sue parole. Le uniche motivazioni a mio favore oltre a quelle che le avevo appena elencato erano l'affetto e l'amore che provavo per mia sorella, le quali sapevo essere per lei solo parole al vento.
"Ti prego, tiprego tiprego tiprego, fai attenzione, d'accordo?! Non posso perdere anche te, chiaro?!" cedetti, offrendole l'unica cosa che potevo darle, il mio appoggio, come per ogni sua scelta di cui mi metteva all corrente. Detto questo mi sorrise, mi abbracciò e prese l'altra spada appesa alla parete, accanto a quella che poco prima aveva raccolto suo marito e lasciando così la parete spoglia.
"Ti voglio bene anch'io, sorellina" disse col sorriso, poco prima di attraversare la porta e lasciarmi completamente da sola. Anche se questa volta avevo con me le parole che ancora riecheggiavano per quella sala e nel mio cuore a tenermi compagnia, insieme ad un sorriso, quanto mai preoccupato ma pur sempre un sorriso, ormai fisso in volto.
Rimasi per un po' in piedi in mezzo alla stanza, mentre sentivo il furore della battaglia provenire da fuori la porta, pregando incessantemente che Hel, Jon ed Alan stessero bene. Finché improvvisamente sentì dei passi alle mie spalle.
"Chi è la?!" domandai allarmata. Nessuno aveva sfondato la porta e a quanto ne sapevo quello era l'unico accesso alla sala.
Sentì il rumore di una pesante porta che cigolava alle mie spalle, che mi fece girare di scatto, completamente atterrita.
Dalla parete di pietra, accanto al tavolo della mappa del regno, si aprì un varco dal quale sbucò la cameriera che il giorno prima mi aveva dato le indicazioni verso la minaccia in paese che si era poi rivelata infondata.
"Ah, sei tu! Mi hai spaventato a morte. Che ci fai qui e come hai fatto ad entrare? Non sapevo di quel passaggio" le dissi. Ancora non ricordavo il suo nome, ma in quel momento non era rilevante.
"Ah no? Eppure pensavo che conoscessi ogni cunicolo e passaggio del castello" disse una voce alle spalle della donna
"Ma in fondo, non ci si può certo aspettare che una principessa conosca i segreti di un castello meglio delle persone che ci lavorano, non ho ragione?"
La sua voce mi era così familiare, ma il mio cervello si rifiutò di abbinarla ad un volto finché non me lo trovai davanti. Sconcertata e completamente sorpresa rimasi immobile mentre varcava la soglia del passaggio segreto, il quale venne subito richiuso alle sue spalle dalla cameriera, che così ci lasciò soli in quella stanza.
"Edward! Cosa...cosa ci fai qui? Pensavo fossi nelle tue stanze...Non dovresti essere qui!"
Nonostante lo volessi al mio fianco, soprattutto dopo il bacio che c'era stato tra di noi appena il mattino precedente, mai mi sarei aspettata di vederlo varcare in quel modo un passaggio segreto, dritto nella stanza del trono e in un momento del genere per giunta.
"Oh ma io sono qui per te, principessa"
Aveva un'aria diversa, più cupa e sinistra. Non era lo stesso principe che avevo baciato. Nei suoi occhi azzurri c'era un gelo polare, tanto freddo da bruciare. Non potei far altro che arretrare di un passo, impaurita.
-Ma che sta succedendo?! Perché...perché sto facendo così? È il mio Edward quello! No?-
Un rumore sordo contro la porta mi fece sobbalzare. Non sapevo se essere più atterrita per quanto stava succedendo fuori da quella stanza o al suo interno.
Edward sembrò non dargli peso. Si avvicinò a me, poggiò una mano sulla mia guancia e si chinò leggermente per baciarmi. Se fosse stato lo stesso uomo del giorno precedente mi sarei sciolta per quel gesto così romantico e rassicuratore. Ma non lo era. Quel suo sguardo lo tradiva, e così il suo atteggiamento. Per questo motivo invece di avvicinarmi per baciarlo a mia volta, strinsi più forte le labbra, cercando inutilmente di allontanarmi un po'.
"Oh Layla...mi dispiace" mi sussurrò quando ormai le nostre labbra stavano per incontrarsi, sfoggiando un sorriso di scherno e lasciando finalmente la presa che teneva su di me.
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Due capitoli dello stesso libro
ChickLitSequel di "Due cuori sotto scacco" Racconta la storia delle due sorelle, riprendendo da dove le avevamo lasciate Questa volta però a raccontare la storia sarà la nostra Layla Tra nuovi amori e vecchi rancori questo racconto andrà ad esplorare e app...