Capitolo 30

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La gioia nel rivedere mia sorella durò poco purtroppo.

Il solo fatto di vederla ricoperta di sangue mi fece impallidire come un cadavere, avevo paura si fosse fatta del male o che qualcuno ne avesse fatto al suo bambino. Solo in un secondo momento mi resi conto dei pochi graffi che aveva sulle braccia e ne dedussi felicemente che tutto quel sangue doveva appartenere agli uomini di Edward.

Iniziai poi a chiedermi come stessero Alan e Jon, se anche loro fossero nelle stesse condizioni, o peggio e quanti dei nostri uomini fossero morti.

Ma i miei pensieri vennero interrotti dal freddo acciaio di una daga premuto contro il mio collo.

-Cavoli, come ho fatto a dimenticarmene! Ero qui apposta per trovare il passaggio segreto e mi sono fatta ingannare in questo modo, come una dilettante?!-

Amelia era comparsa dietro di me e mi teneva sotto scacco, senza possibilità alcuna di muovermi.

Potevo vedere la momentanea espressione di panico sul viso di Edward che si era formata quando era entrata in scena mia sorella, ridiventare il suo ghigno malefico, avendo trovato il punto debole di Hel.

Lei, infatti, non appena aveva visto Amelia comparire dalla parete aveva provato a fare qualche passo per raggiungermi con la spada alzata, ma si era arrestata l'istante successivo, non appena la nostra cameriera mi aveva minacciata. Ora era il suo il volto ad essere pieno di panico.

Non so spiegarmelo ma in realtà io ero abbastanza calma. Certo non avevo le forze di proferire parola e sentivo le gambe tremare sotto il mio stesso peso, ma non avevo il respiro affannoso ed ero ancora sorprendentemente più lucida di quanto mi aspettassi.

"Bene, bene...La faccenda si fa interessante. Due principesse, due eredi al trono qui, insieme, nella stessa stanza. Entrambe in attesa di un mio semplice schiocco di dita" disse, mostrando le sue due dita pronte a schioccare, in chiaro segno di sfida, rivolto più che altro a mia sorella. io non ero un vero degno avversario in questo scontro, soprattutto non in quello stato, e la cosa mi andava bene così.

"Non oseresti" controbatté mia sorella, cercando di mostrarsi come la solita guerriera impavida che era, anche se la conoscevo bene da sapere che dentro di lei stava tremando di paura. Lo leggevo nei suoi occhi che stava rivivendo in quell'istante il trauma della morte di nostra madre, momento per momento.

"A far cosa, mia cara? Ad uccidere tua sorella?

Lo ammetto, avrei preferito averla viva a regnare al mio fianco, ma troppe volte ha scelto te, ha preferito te a me, e questo è inaccettabile!

Sono un uomo paziente, ma come tutti gli uomini pazienti prima o poi finisco la mia dose e inizio a reclamare ciò che è mio" disse a denti stretti con una buona dose di sarcasmo, continuando a giocare con le sue dita, iniziando a girare per la sala, senza però mai avvicinarsi a me o ad Hel. Era pazzo, non stupido. Sapeva che io ormai ero in trappola e se le fosse passato troppo vicino ad Hel, lei non avrebbe esitato, nonostante la posta in gioco.

"Tu hai ucciso mio padre, e suo figlio..." continuò, indicando Amelia alle mie spalle

"...mi sembra giusto che noi ti restituiamo altrettanto, non trovi?"

Finalmente riuscivo a vedere in lui Eredan, suo padre. Cosa che gli altri erano stati in grado di fare da mesi e di cui mi avevano messa in guardia, senza successo.

"Suo figlio? Ma che stai dicendo!" domandò sbigottita mia sorella. Non riusciva a comprendere come qualcuno potesse accusarla di quella morte. Chiaramente lei aveva ucciso il padre di Edward, ma il figlio di Amelia, era tutta un'altra storia. Lei non ricordava nemmeno il ragazzo, anzi probabilmente non aveva nemmeno idea che fosse suo figlio o del destino che gli era toccato.

"Lo hai condannato a morte assegnandogli un compito più grande di quanto un ragazzo come lui potesse portare a termine. Lui credeva in te e nel regno. Ha dato la sua vita, e per cosa? Per uno stupidissimo diario" cominciò a gridarle Amelia da dietro le mie spalle. Sentivo dalla sua voce rotta che oltre alla rabbia irrefrenabile e la sete di vendetta provava anche una grandissima tristezza e disperazione per l'aver perso il suo unico figlio. Nel parlare, la daga che teneva puntata alla mia gola tremava sempre più.

Lo sguardo di Hel in quel momento non necessitava di alcuna spiegazione.

-Ha capito-

"Onestamente non mi importa chi di voi due morirà. Ma qualcuno deve pagare il debito della corona, il debito che la corona ha con me!" continuò imperterrita Amelia, premendo leggermente di più la daga alla mia gola, riprendendo il controllo della sua mano e tenendola sempre più ferma.

Hel sarebbe potuta scappare, avrebbe facilmente potuto raggiungere la porta alle sue spalle, oppure, più nel suo stile, si sarebbe potuta accanire verso Edward, dopotutto non era così lontano dalla sua portata. Entrambi questi scenari però avrebbero avuto lo stesso esito per me. E lei lo sapeva, le strategie di guerra erano il suo pane quotidiano. In più non era la prima volta che sperimentavamo la nostra telepatia.

Con una lacrima che mi rigava il volto, lo sguardo di chi sa di non avere altra scelta e il più bel sorriso che potevo offrire, mossi le labbra senza quasi emettere un suono.

-Due parole-

"Va bene"

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora