Champagne.
Non so quando ho cominciato a farci l'abitudine, ho sempre odiato il sapore.
L'effervescenza, il gusto secco a volte fruttato. Ne avrò bevuti troppi nella mia vita e troppo presto. Il primo l'avrò assaggiato a quindici anni, ricordo ancora il brindisi per l'apertura dell'ennesima azienda di mio padre. Non mi era piaciuto affatto ma qualche mese dopo, un altro evento, un altro calice. E così via.Poso il calice sul tavolino di vetro continuando a chiedermi perché lo continuai a bere per i successivi nove anni, abituandomi al pessimo sapore.
Mi guardo attraverso l'enorme specchio della sala, credo che questo vestito sia perfetto per la serata. Domani sarà il mio ventesimo compleanno e i miei genitori hanno organizzato un enorme festa, in stile Baker. Amano dare party e invitare tutti gli amici dell'alta società. Sempre se amici si possono chiamare. Faccio ancora fatica a capire se Ashley e Kim posso definirle con quel termine. A volte mi sembra di non avere niente in comune con loro, ma ci conosciamo da sempre, siamo cresciute assieme e condividiamo la stessa situazione familiare o per meglio dire finanziaria. Eppure a volte sento di non appartenere a questo mondo, di essere completamente diversa da tutti loro.
Attraverso lo specchio vedo Kim uscire dal camerino con un nuovo vestito, ne avrà provati almeno trenta, metà dei quali sono certa porterà a casa. La commessa sembra particolarmente felice di aver trovato l'ennesimo vestito che adora. Continua a versare champagne nei nostri bicchieri e professionalmente accontenta ogni nostra richiesta.
Chissà cosa pensa - le farò bere fino ad ubriacarle, chissà che portino a casa almeno metà di questi vestiti costosissimi e che escano da qui in fretta.
Se potessi leggere nella mente credo che i suoi pensieri sarebbero questi."Lo prendo" dico ad alta voce, notando un piccolo cenno da parte della commessa che sono certa stia pregando che sia arrivata l'ora di pagare e che tutto il tempo che ci ha dedicato non sia perso.
"Sapevo l'avresti scelto, ti sta d'incanto Je" Ashley si avvicina con in mano due calici, pieni.
Brindiamo, ci guardiamo allo specchio soddisfatte e sorseggiamo lo champagne.
Arriccio il naso, nascondendo il disgusto sotto un semplice sorriso mentre deglutisco.
I lineamenti dolci e l'espressione da stronza, non ricordo chi mi descrisse così una volta ma aveva ragione. A dire la verità credo sia un marchio di fabbrica di tutti i figli ricchi. E odio essere una di loro ma ammetto che il mio faccino non mi dispiace.Con il sorriso più falso del mondo o la felicità incontrollata nel vederci andar via, la commessa ci passa le borse con i nuovi vestiti e ci saluta con estrema formalità. Ashley e Kim non ci fanno caso ma io lo percepisco, il pregiudizio dietro quel sorrisetto.
Mentre cammino verso l'uscita guardo le tre borse che porto sull'avambraccio. Mi fa tristezza e rabbia accettare tutto questo, la ricchezza che ho per nascita senza muovere un dito. Sto bene, non mi posso lamentare e sono felice di questo. Allora perché sento costantemente questo velo di malinconia?
Giudico le persone del mio ceto e vivo nel lusso che mi concede la mia posizione sociale. Amo la vita senza pensieri e mi sento triste quando me la concedo.
Perché non riesco a darmi pace?
Mi innervosisce anche il solo pensare a queste cose. Mi metto il bastone tra le ruote e mi arrabbio con me stessa, tutto ciò non ha senso.Esco dal negozio, il traffico pedonale di questo piazzale è sorprendentemente elevato. Mi stupisce l'afflusso costante di persone che spendono giornalmente i loro soldi in felicità materiale. Sembriamo un gruppo di pesci che nuota all'unisono, tutti uguali, tutti qui. Come ogni branco che si rispetti c'è un unico esemplare che va controcorrente, a livello mentale sono sicuramente io. Ma in questo piazzale, spicca come se fosse fuori posto, un ragazzo con gli occhiali e il cappellino, un borsone poggiato sulla spalla, telefono e caffè d'asporto in mano. Guarda lo schermo, poi la strada, ripetutamente. Cammina veloce come se non vedesse l'ora di uscire da qui, allontanarsi da noi. Come biasimarlo.
Cammina nella mia direzione, rapidamente. Facendosi spazio tra la gente sbatte il borsone contro un palo, l'impatto brusco fa volare qualche goccia di caffè."Merda" lo sento imprecare, si succhia il dito per asciugare il liquido.
Sospiro dallo spavento.
Senza nemmeno accorgersi dei danni, andandosene via come se fossi invisibile, rimango qui, con il suo caffè macchiato sulla mia camicetta bianca di seta.
Ashley e Kim cominciano a chiedermi se è tutto ok, agitandosi contro il ragazzo di corsa.
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BLUE || H.S.
FanfictionLui uno chef di alto livello, lei una giovane ricca e annoiata. L'unica cosa che hanno in comune è il padre di lei che è il capo di lui. Potrebbe davvero funzionare? O rischiano di perdere lavoro e famiglia per una fissa passeggera? Might delate la...