'il numero 10'

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Non ho il tempo di parlare con Kessie perché la squadra avversaria è entrata, e questo segna l'inizio della partita. I giocatori si lanciano occhiate di fuoco, tra cui sinceramente non vorrei mai trovarmi in mezzo, mentre si posizionano.

Quindi ora l'unica cosa che posso fare è pregare di ricordare qualcosa delle spiegazioni di Francesco su come si gioca a football.

Ed ecco che, per miracolo, la voce di Francesco inizia a girarmi in testa...

"Ci sono 11 giocatori per squadra. Obiettivo? Fare più punti. Come? Questo non me lo ricordo..."

Fisso il tabellone, sperando che almeno quello possa aiutarmi. La partita inizia e vedo i giocatori passarsi la palla mentre corrono sul campo.

Un ragazzo della squadra avversaria placca a terra uno della nostra, e sinceramente io non mi sarei più rialzata.

Mentre si passano la palla a vicenda e quasi non la vedo, eccola, ce l'hanno gli avversari. E ora la nostra squadra... aiuto, non ci sto capendo un cavolo.

Fine primo tempo? Si chiamano così? Non credo, ma ecco di nuovo i giocatori che si riuniscono al centro. Guardo il tabellone: 6-0 per l'altra squadra.

"Come hanno fatto ad arrivare a sei?" chiedo a Kessie, confusa.

"Praticamente devono portare la palla dall'altra parte del campo; se ci riescono, sono sei punti... credo."

Siamo una peggio dell'altra...

Non chiedetemi come ci siamo arrivati, perché non lo so neanch'io, ma stiamo perdendo e ormai ci sono pochissime azioni da fare, anzi, una. Il che significa che o la facciamo da sei punti... o la vittoria se la porta a casa l'altra scuola con un 12-7.

Ripunto gli occhi sul campo ed ecco che incrocio il suo sguardo. I suoi occhi marroni mi fissano, e forse sto sognando, ma anche da questa distanza intravedo il suo sorrisetto.

Ed ecco, c'è la palla! La prende il numero 12, Francesco, che la passa a uno al centrocampo per poi essere passata al suo compagno... al numero 10... che corre, schiva un difensore mentre la tensione si può tagliare con il coltello. Il cronista, un ragazzo del terzo anno, cerca di seguire il passo dei giocatori.

Mancano 20 secondi.

Sento tutti accanto a me trattenere il respiro.

"ED È TOUCHDOWN!!!" urla il cronista, e la folla esplode con lui.

Fine secondo tempo... la mezz'ora più tesa di tutta la mia vita.

Io e Kessie ci guardiamo: c'è l'intervallo, il che significa che dobbiamo scendere, salutare Francesco, andare a prendere le bibite e poi tornare al nostro posto in quindici minuti.

"Tu saluti Francesco, io vado a prendere le bibite, poi io saluto Francesco e tu torni qui ai nostri posti, ci stai?" propongo, sapendo che Kessie non chiederebbe mai al cassiere qualcosa, neanche se la pagassero.

Lei annuisce e io raggiungo il bar.

Al bar è qui che si svolge la vera partita... gente che si insulta, chi si blocca per il posto in fila, chi litiga per l'ultima barretta energetica e per chi è il miglior giocatore mentre sento parlare un gruppo di ragazzi.

"Secondo me questa scuola spende troppo per l'attrezzatura sportiva... tra poco avranno anche la kiss cam," commenta un ragazzo che indossa i colori della scuola avversaria.

"Forse vogliono nascondere il fatto che non sanno giocare," commenta un altro, e scoppiano a ridere.

"O forse è proprio il fatto che sappiamo giocare che fa spendere soldi alla scuola... Sapete, a differenza vostra, i nostri giocatori sanno la differenza tra premio di consolazione e medaglia," sbotto, afferrando le bibite.

"Guarda che la nostra scuola ha vinto medaglie!" sbotta il biondo che aveva messo in dubbio la squadra.

"C'è una differenza tra l'oro e il bronzo," rispondo allo stesso tono tagliente.

Per poi andarmene, sentendo ancora i loro sguardi seguirmi.

Vado verso gli spogliatoi per dare il cambio a Kessie.

"Moon, siamo qui!" mi chiama da un punto vicino al campo e io li raggiungo.

"Hey," mi saluta Francesco.

"Hey, da quando in qua giochi a football?!" gli chiedo, guardandolo un po' scioccata... non era da lui.

"Sono nelle scorte per una stupida scommessa... quindi se manca un giocatore, c'è la possibilità che mi chiamino..."

"A proposito, perché hai la maglia di Marcus?!" chiede Kessie curiosa.

"Ha avuto un infortunio... dicono una rissa," risponde. Il coach lo chiama, e noi lo salutiamo mentre torna in campo.

"Chi mai avrebbe il coraggio di colpire uno dei ragazzi più popolari della scuola?" chiedo.

"Non che il capitano della squadra..." risponde Francesco, e io e Kessie ci guardiamo.

"Ho solo un nome in mente..."

"Jack..." diciamo all'unisono.

Don't Leave Me AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora