Mese del Colore
Evianne torna nella Biglia con il passo di un burattino dai fili aggrovigliati. La decisione di Shadee ha reciso ogni speranza, l'ha lasciata sospesa nel vuoto. Affonda piano, di una spanna alla volta, senza avere la forza di spiccare il volo con le sue ali e di salvarsi, perché non ricorda più come si faccia a respirare, a camminare, a librarsi in un cielo sereno dove potrà essere di nuovo felice. Shadee si sposa, non per costrizione, ma per scelta, e lei vorrebbe solo chiudere gli occhi per non vedere, per fingere che presto sarà tutto finito. Le palpebre però non si abbassano, restano sollevate e le permettono di guardare il sovrano che a fatica si è tirato seduto.
Deve avere decifrato da solo il significato delle campane, e infatti cerca di vestirsi in modo dignitoso per assistere alla cerimonia.
«Aspettate.» Evianne lo aiuta a indossare la casacca dagli arabeschi dorati e gli butta in spalla un mantelletto di ermellino per impedire che prenda freddo. «Ripartiremo con la terapia domani, dopo che...»
Un nodo impedisce la risalita della parola. Dopo che Shadee si sarà sposato e lei lo avrà perso per sempre. Cerca di appigliarsi alla sua forza interiore per non scoppiare a piangere, soprattutto davanti a un nemico che nasconde segreti sulla morte dei suoi genitori e non perde l'occasione di sminuirla. Negli ultimi giorni il re ha sviluppato il bruttissimo vizio di fissarla a lungo senza dire niente, e poi, a fine analisi, di rilasciare un sospiro stralunato.
Dopo l'ennesimo sbuffo, Evianne perde le staffe. «Cos'avete da ridire, adesso?»
Riesce sempre a farla sentire sciocca e non perché appartiene allo schieramento nemico, ma perché in lei vede qualcosa che non soddisfa mai le sue aspettative.
«Davvero non intendi andare al matrimonio di mio figlio?» Ha origliato la conversazione e non ha nemmeno la decenza di nasconderlo. Arrogante e presuntuoso, il classico Spillo che crede di poter regnare anche sull'aria e sul fuoco.
Evianne allaccia l'ultimo bottone di madreperla, nei riflessi della sferetta osserva la sua stessa espressione rassegnata. «Non dovreste andarci nemmeno voi. State migliorando, ma non siete ancora fuori pericolo.»
Re Tavare arriccia le sopracciglia. «Ti ho sopravvalutata, ragazzina. Non hai un minimo di grinta.»
«Perdonate la schiettezza, ma siete stato voi a incastrare Shadee in questo matrimonio, quindi perché mi state spingendo a mandarlo all'aria?»
Il sovrano libera un sospiro misurato e guarda fuori dall'oblò. «L'essere umano è incoerente. A volte perde di vista il principio naturale delle cose, se ne ricorda solo quando un evento imprevisto lo costringe a percorrere un'altra strada.»
«Non pensavo che un re potesse cambiare idea.»
«Non sono più il re. Ho riversato su di me tutto ciò che chiedeva la casata sin da quando ero un ragazzino, anche a costo di annullarmi. La mia gente prima di ogni altra cosa, ma adesso che ho sfiorato l'Aralla e rivisto mia moglie lo capisco. La corona spetta a Shadee e alla sua regina. Saprà essere diverso da me.»
Evianne si ricorda della prima volta in cui ha adocchiato il famigerato sovrano di Spinarupe. Rivede un essere sgradevole che picchiava il figlio durante gli allenamenti, che ha condannato a morte innocenti, tagliato la lingua di Maissa, affamato i Secondi per decenni, eppure, ora che lo guarda da vicino, le sembra che sotto la pelle di un mostro si rannicchi un uomo piccolo, vittima delle convinzioni e degli ideali che gli sono stati inculcati dentro.
«Non parteciperò al matrimonio» sussurra. In lontananza sente uno sferragliare di ruote. I soldati sono venuti a prendere il loro re e senza saperlo hanno interrotto quell'assurda conversazione. «È arrivata la vostra carrozza. Dovete andare.»
*
Sembra che in tutta Fontebella non ci sia un solo angolo capace di offrirle un attimo di pace. Con una bestia che scalpita al posto del cuore, Evianne cammina a passo svelto nella foresta d'argento. Un tempo lo stormire dei rami spazzava via le preoccupazioni, ma adesso il vento sbuffa, assume la melodia di un inno funebre. In ogni nota c'è la voce di Shadee che canta alle serre; il suo respiro quando dormiva; le risate che riusciva a strappargli. Perché il mondo le si è rivoltato contro? Ci saranno mille altri Shadee nel suo futuro. L'amore non è che una sciocchezza, un'ostinazione, soltanto un capriccio che prima o poi si dimentica. Sarebbe così bello credere alle sue stesse bugie, ma quando arriva all'Antro d'Argilla, è così arrabbiata da voler prendere a calci le anfore del Vecchio Saggio.
L'uomo la attende a gambe incrociate al centro dello slargo. Dal compluvio intagliato nella roccia entra una brezza delicata che muove le piume di uccello cucite alla fascia da capelli.
«Evianne, oggi è un giorno speciale.»
«Speciale un corno!»
Il Vecchio Saggio sbircia nell'anfora più vicina, un vaso colmo di un liquido nero che si muove, disegna piccole onde concentriche, come se un sasso ne avesse forato la superficie. «Ah, capisco adesso. Il principe di Spilli. Un bell'imprevisto.»
«Non è stato un imprevisto, è stato...» Nemmeno lei sa cosa sia stato. «Tu puoi vedere la storia nelle tue anfore, il futuro e il riflesso delle Tavole del Destino. Dimmi cosa devo fare!» Le serve una guida, una freccia che le indichi in maniera precisa la strada migliore per tutti.
«Forse non dovresti essere qui» ipotizza il Vecchio Saggio.
«Me lo dici sempre, ma allora dove?» Al tempio di Rasa dove Shadee si sta sposando, oppure di nuovo con Chenzira e gli Erranti, o all'orfanotrofio per raccogliere informazioni sui bambini scomparsi? «Perché devi parlare sempre per enigmi?»
Il Vecchio Saggio smette di sbirciare nell'anfora e inclina la testa di lato. «A volte bisogna seguire un desiderio per trovare la giusta via.»
Un furore improvviso preme le unghie nei palmi delle mani. «Dimmelo chiaramente. Sono stanca dei tuoi indovinelli.»
«Non posso. Gli uomini non hanno il diritto di alterare il fluire della storia, possono solo disseminare lungo il tracciato dei campioni che combattano la loro causa.»
Soltanto parole, ancora enigmi. Da bambina credeva che il Vecchio Saggio sapesse tutto. Dopo la morte dei suoi genitori si è illusa che fosse il suo punto guida, l'unica persona in grado di capirla e di indirizzarla nei momenti in cui si sentiva smarrita. Si sbagliava: «Ha ragione Snorre. Sei solo un vecchio ubriacone».
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Una storia di ali e spilli
FantasyLe Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...