63. A ovest del sole che sorge

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Tre settimane dopo


Mildri si stiracchia le braccia e torna a sonnecchiare con la schiena appoggiata alla facciata esterna della casa di betulla. «Evi, abbiamo setacciato tutte le proprietà private di Ordon, conosciamo il suo albero genealogico meglio della sua defunta madre. Non si trova nulla.» Non trattiene uno sbadiglio scomposto, incapace com'è di svegliarsi dopo l'ennesima nottata passata a indagare sul consigliere scomparso.

Accanto a lei Snorre russa a bocca aperta, un rivoletto di saliva che scivola dall'angolo della bocca. Hanno fatto le ore piccole per la millesima volta nell'arco di un mese e, tanto per non rompere la monotonia del copione, è stata una caccia senza tregua.

Non è giusto, non può finire così. Evianne balza in piedi e pigia i talloni in una danza che chiunque scambierebbe per un inno di guerra. «Non è possibile che sia sparito all'improvviso. Una persona non scompare senza lasciare traccia, non così a lungo, non quando abbiamo un intero esercito pronto a salpare. Basta un segnale della regina e sarà troppo tardi.»

Si mangiucchia le unghie per placare un attacco di rabbia frammista a nervosismo. La situazione le è sfuggita di mano, sul palmo sonnecchia la consapevolezza di essere stata sconfitta. Ordon è a un passo dalla vittoria. Tempo qualche settimana e avrà la guerra che ha sempre sognato. Non si perderebbe quello scontro per nulla al mondo, non dopo averlo cercato con tutte le forze, e allora dov'è? Perché non rincasa, nemmeno ora che le navi sono state caricate di vettovaglie e armi, e i soldati scalpitano bramosi di una carneficina?

Snorre si stropiccia gli occhi per non cedere al richiamo del sonno. «Non che il tuo principe sia da meno. Non mi sembra stia sventolando la bandiera della pace.»

La sua affermazione le fa passare la voglia di ballare. Evianne smette di calpestare l'erba rivestita di rugiada che si stende a tappeto tra i tronchi di betulla. «È più complicato di così.»

Nelle anfore del Vecchio Saggio, Nandi ha visto uno schieramento di Spilli disposto sulla riva di Sabbiafine, oltre il deserto, in attesa di un segnale del loro re. La visione risale a tre settimane prima, ed Evianne vuole credere che da allora qualcosa sia cambiato. Quando ha incontrato Shadee nel sogno, ha pensato che sarebbe stato tutto più semplice, eppure dopo quell'ultima volta non l'ha più trovato addormentato a Reggia Blu. Durante i suoi tuffi nelle anfore magiche ha visto soltanto un letto vuoto, si è schiantata contro un'assenza che ha fatto nascere in lei l'impulso di aprire le ali di rugiada e di volare da lui. Ma come può, se non ha ancora trovato Ordon e annullato ogni minaccia di guerra?

Sospira e si scosta un ricciolo ribelle dalla fronte. «Ritenterò con Nandi e le anfore del Vecchio Saggio.»

La bocca di Snorre si storce nella smorfia che fa una persona quando mastica un frutto acerbo. «Chiamalo pure Soumano, ormai non è più un mistero.» Per lui non lo è stato dal momento stesso in cui è tornato come ostaggio da Spinarupe. Quand'era a Reggia Blu è risalito alla sua identità, ma una volta rimpatriato ha preferito tacere, ha tenuto per sé l'ennesimo segreto che avrebbe potuto modificare la storia.

Evianne lascia che una brezza mattutina si infili tra i capelli e la risvegli con una carezza refrigerante. «Non importa come si chiami. Importa che ci sappia aiutare.»

Teme che sarà l'ennesimo viaggio a vuoto, l'ennesima speranza vana, ma appena varca la soglia dell'Antro d'Argilla si deve ricredere: davanti a lei, vicino a Nandi e al vecchio addormentato, c'è un enorme falco da griot, appollaiato sulla spalla di una ragazza che cerca di nascondersi sotto un mantello nero mentre borbotta indispettita.

«Questa bestia rumorosa ci aspettava al porto.» Cerca di liberarsi del pennuto con pessimi risultati. «Ha osato beccarmi finché non lo abbiamo seguito. Va' via, uccellaccio, via!»

Una storia di ali e spilliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora