Capitolo 4

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Il resto della giornata di ieri passò normalmente: trascorsi il pomeriggio in stanza leggendo e ascoltando la musica, in particolare le musiche delle coreografie del saggio di danza, al quale ormai non avrei più partecipato come aveva ordinato la dottoressa Lisandri.
Tutte le volte che ci pensavo mi veniva da piangere, perché la danza era la mia vita e l'unica cosa che riusciva a distrarmi da tutti i miei pensieri.
La mattina successiva mi svegliarono alle 7 per farmi un'altra flebo prima di prepararmi per la mia prima visita dalla psicologa.
Avevo ansia per la visita: avrei dovuto parlare della mia vita e dei miei problemi a qualcuno, che già è una cosa che odio fare, figuriamoci a una sconosciuta.
Così dopo aver fatto colazione con un caffè, mi diressi verso il reparto psicologia.
Arrivata, mi sedetti in sala d'attesa in anticipo come al solito. Arrivo sempre in anticipo perché è una cosa che mi mette tranquillità invece che essere in ritardo e avere l'ansia di non riuscire ad arrivare oppure dimenticarsi di qualcosa.
Così aspettai pazientemente il mio turno per una mezz'oretta fino a che non vidi un ragazzo uscire dalla stanza insieme ad una donna che mi chiese se fossi Alice Bianchi. Annuii e lei mi fece cenno di entrare.
Una volta entrate, mi fece accomodare in una poltroncina di fronte alla sua. La psicologa prese un quadernino e una penna e mi disse: - Allora Alice, questa è la prima volta che ci vediamo. Insieme inizieremo un percorso nel quale ti aiuterò a superare le tue difficoltà, con il cibo ma anche con altri aspetti della tua vita, ma per farlo occorre che tu ti fidi che ti apra con me. Puoi iniziare a parlarmi di te, della tua famiglia, i tuoi amici... insomma vedi tu-.
Anche se il suo discorso mi mise a mio agio, non riuscii ad aprire bocca.
Lei però sorrise e aggiunse: -Prenditi il tuo tempo, non abbiamo alcuna fretta-.
-È che faccio fatica ad aprirmi e a parlare di me stessa...-
-Capisco, ma io sono qui per aiutarti. Tutto ciò che dirai rimarrà dentro queste mura, non racconterò niente a nessuno. Puoi anche non entrare nei dettagli oggi, parlami di te-.
Così parlai del difficile rapporto con i miei genitori, degli amici i quali ormai avevo respinto e allontanato e della mia grande passione per la danza.
La psicologa mi ascoltò attentamente e dopo un'ora la visita terminò, così mi alzai e uscii dalla stanza.
Ma appena uscita vidi qualcuno che avanzò verso di me: mia madre.
-Mamma, cosa ci fai qui?- chiesi.
-Alice, come stai?-.
-Bene- risposi. - Non hai risposto alla mia domanda però-.
-Che c'è? Non posso trovare mia figlia in ospedale? Io, tua padre e tua sorella siamo molto preoccupati per te-.
Si certo, adesso sono tutti preoccupati, ma prima di questo nessuno mi considerava... tutte le attenzioni erano sempre rivolte alla mia "perfetta" sorella.
- Non te l'ho chiesto- dissi indifferente.
La mamma cambiò subito espressione, da una felice a una arrabbiata.
-Puoi per una volta accennare un sorriso? Non ti vedo mai felice!- esclamò.
- Non è che non mi vedi mai felice, tu non mi vedi proprio mai! Non mi dedichi mai attenzioni, non passi mai del tempo con me, anzi mi metti pressione addosso e ti aspetti mille cose da me!-.
-Sei sempre la solita esagerata... adesso pure l'ansia hai-.
-Forse se venissi apprezzata per come sono non avrei tutta questa ansia e magari non mi sarei mai ammalata di anoressia!- gridai, sperando di non essere sentita da nessun' altro.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, fino a che lei non dichiarò: -Ok, se proprio non vuoi non verrò più a trovarti. Ciao-.
Così se ne andò arrabbiata e delusa, e io mi dovetti sedere a causa di un giramento di testa a causa del fiato sprecato.
- Pure tu?- sentii chiedermi poco più lontano da me.
Oggi non vogliono proprio lasciarci in pace...
Era un ragazzo, che avrà avuto più o meno la mia stessa età, forse un anno più grande.
Era più alto di me, con capelli neri e ricci e con occhi marroni scuro; era esattamente l'opposto di me, che avevo lunghi capelli biondi e occhi azzurri.
-Pure io, cosa?-
-Ti ho sentita prima. Pure tu sei anoressica? Ormai sembra essere diventata una moda...- sbuffò in modo arrogante.
-Tu chi sei scusa? E poi che cosa ne vuoi sapere di queste cose?- chiesi infastidita.
-Io sono Davide, e poi ne so perché una mia cara amica, Cris, ne ha sofferto fino a un anno fa- rispose.
"Ecco perché ieri mi guardava così" pensai, ma non dissi nulla.
-Io mi chiamo...-
-Alice, giusto? Sei il nuovo membro dei Braccialetti? Io sono "il bello", non per vantarmi- disse sghignazzando.
Alzai gli occhi al cielo: mi davano fastidio le persone vanitose.
-Senti il mio amico Toni ha piacere che noi diventassimo amici- disse in modo scocciato.
Se tutti gli altri mi avevano fatto una buona impressione, lui era tutto il contrario.
-Perché te sei ricoverato qua?- domandai, per cambiare discorso.
-Ho dei problemi al cuore, ma se tutto va bene tra poco me ne vado finalmente-.
Perché ti sta guardando così tanto.
-Cos'hai tanto da guardare?-
-Ma come hai fatto a ridurti in questo modo? Ti si vedono tutte le ossa. Quanto pesi 35 chili?- insinuò ridendo.
In quel momento mi sentii umiliata e mi venne voglia di piangere, ma mi trattenni.
-Ascolta, io vado. Non so cosa ci vedano gli altri in te!-.
Detto questo mi alzai e feci per andarmene, ma ovviamente Davide voleva avere l'ultima parola.
-Mamma mia come sei permalosa, stella, stavo solo scherzando-.
Ti ha chiamata Stella?

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*spazio autrice*
Ciao lettoriii,
Finalmente abbiamo conosciuto il nostro Davide, sfrontato e arrogante come lo conosciamo.
Questa volta sono riuscita a scrivere un capitolo un po' più lungo del solito; anche se il finale non mi fa impazzire però avevo fretta di pubblicarlo.
Se vi sta piacendo la storia ricordatevi di lasciare una stellina e ci vediamo al prossimo capitolo😘

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