Il mondo era totalmente immobile.
L'aria sembrava più limpida senza i frastuoni della città, il sole brillava nel cielo e io ero qui a guardare il computer davanti a una stupida lezione.
Il Covid-19 aveva bloccato la mia vita, non solo l'intero pianeta, e mi sembrava di vivere un incubo. Erano giorni che avevo perso la percezione del tempo e l'unica cosa che avevo da fare era studiare. Forse concentrarmi su quello mi avrebbe fatto bene, forse... ma speravo che entro giugno questo incubo sarebbe finito. Era solo metà marzo 2020, dico così perché ero piuttosto certa che ci saremmo rimasti almeno per un mese buono se non di più... i casi non accennavano a diminuire e io mi sentivo palesemente incline alla depressione.
Entrai in cucina dove mia madre era intenta a fare la pizza e l'aiutai accennando un sorriso. Misi la Coca-Cola a tavola, osservai i suoi tratti dolci dopo che aveva dormito ore anche di pomeriggio, lo sguardo brillante e i suoi capelli ramati legati in una coda. Le pareti della nostra cucina color ambra davano all'ambiente un tocco di calore, il frigo in legno scuro, particolarmente vecchio, come tutto il resto.
«Valentina, tutto ok?», domandò dolcemente e annuii perché mi ero fissata su di lei. Vanessa sistemò la teglia con molta attenzione nel forno, lo chiuse per poi osservarmi mentre sbuffavo.
«Sono solo un po' stufa», ammisi facendo spallucce. Misi le posate lentamente sul tavolo, il tempo era come se non passasse mai.
«Lo so amore, senti, dobbiamo parlare», mormorò guardandomi negli occhi, facendomi alzare un sopracciglio.
«Che c'è?». Lei mi porse il bicchiere di Coca-Cola, lo bevvi scettica per poi ascoltarla con i suoi occhi color nocciola che mi osservavano preoccupati. Era qualcosa di grosso a quanto pare.
«Hai presente Daniele? Insomma, è un po' che pensavamo di vivere insieme e...», si toccò il braccio come per darsi forza.
«Quando?», la interruppi alzando un sopracciglio. Erano tre anni che uscivano insieme, lo conoscevo bene abbastanza da dire che era un uomo che le voleva molto bene e che la rispettava come doveva essere. Ero d'accordo, per me avevano aspettato anche troppo. L'avevano fatto per me, perché ero molto difficile con le persone, non mi fidavo facilmente e neanche il figlio di Daniele avrebbe avuto grandi problemi di adattamento. Ma io sì, però volevo vedere mia madre felice più di ogni altra cosa.
Volevo solo proteggere mia madre da un lato, perché sapevo che era una bella donna e per molti era solo un bel visetto, ma per Daniele sapevo che era molto di più. Non capiva nulla quando si trattava di lei, era palesemente attratto come se fosse una dea e la vedeva come la sua fortuna più grande. L'ultima volta che eravamo andati a pranzo insieme eravamo noi tre, ero felice che avesse preso questa decisione per loro.
L'unico scoglio era il mio rapporto con il figlio, l'unica cosa bella di quel ragazzo? Il fatto che volesse fare il medico, per il resto era totalmente insopportabile. Signor precisino, sono tutto io e si credeva chissà chi. Detestavo ogni sua cavolo di accezione, speravo che avessero deciso di lasciarlo da solo in una casa così non avrei avuto la sua faccia da cavolo sempre sotto gli occhi.
«Domani verrà anche il figlio naturalmente», spiegò facendomi sgranare gli occhi, nulla non la scampavo. Si passò una mano fra i capelli, mi osservò preoccupata e mi morsi il labbro.
«Alessandro?».
«Sì, che fa, lo lascia solo a casa?», ironizzò mentre alzai un sopracciglio incazzata.
«So che non lo sopporti, ma devi imparare a conviverci».
«Speravo non ci fosse questo problema», ammisi facendola ridere perché sapevo di avere un talento da comica nato, «almeno non vedevo la sua faccia ogni giorno».
«Vale, impara a conviverci», disse incrociando le braccia fissandomi negli occhi, «non è male, mi vuole bene ormai e tu devi imparare a sopportarlo».
«Ok, sappi che lo faccio solo per te mamma», la indicai facendola sorridere.
«Sai che ti amo piccolina», mi baciò la guancia per poi tornare in cucina.
Mio padre era morto, non c'era più da almeno quindici anni e lei aveva bisogno di qualcuno, era giusto così.
«Avanti, festeggiamo l'ultima sera tra donne, uno spritz?». Diavolo, sapeva proprio come corrompermi facilmente. Amavo lo spritz. Risi annuendo per poi iniziare a riflettere sul fatto che avrei dovuto condividere la stanza con quell'idiota.
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CURA DI TE
RomanceMarzo 2020. La vita scorreva così lenta e noiosa per Valentina che era convinta di impazzire. Ma forse sarebbe successo comunque: qualcuno avrebbe sconvolto la sua esistenza dentro quelle quattro mura. La persona che odiava di più al mondo, dopo il...