capitolo unico

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Luci soffuse e colori vibranti che danzavano nell'aria, come se il bar stesso invitasse a svelare i pensieri più profondi. Attraversando l'ampio spazio si trovavano tavoli finemente decorati e disposti per ospitare anime in cerca di riposo. C'erano gruppi di amici che ridevano, sorseggiando bevande fumanti, e solitari che si rifugiavano in libri e schizzi creativi.

Nel cuore del locale un piccolo piano rialzato, una sorta di palcoscenico, si stagliava con eleganza; al di sopra di questo, una biblioteca affollata di storie aspettava avida di lettori, mentre pouf invitanti promettevano riposo e riflessione; accanto, una cassettina traboccante di colori, penne e fogli.

Accanto alla porta, dove al di sopra ondeggiava un carillon del vento, un barattolo di vetro custodiva stelline di carta colorate. Era un dettaglio curioso: chiunque varcasse quella soglia misteriosa ne prendeva una, senza un apparente motivo, era come se le stelline chiamassero silenziosamente ogni anima.

In quel bar incantato, ogni oggetto e ogni angolo narrava miriadi di storie; sulle pareti, centinaia di fogli: scritte, tantissime parole e disegni ben curati più colorati e bambineschi animavano quei fogli di carta.

Jane ci passava le serate davanti quei fogli, immersa in tutte quelle storie, facendosi scappare una lacrima quando trovava qualche disegno colorato.

Un'atmosfera leggermente melancolica aleggiava nell'aria mentre Jane fissava quelle scritte e quei disegni. La luce soffusa del bar metteva in risalto le diverse sfumature dei fogli, ognuno raccontando una storia unica e personale. Era un luogo di passione, creatività e talvolta di dolore, riflesso nelle sfumature delle opere esposte.

Un caldo pomeriggio, due piccoli angioletti, Harry e Emma, fratello e sorella, dai visi vivaci e occhi curiosi, di 10 e 8 anni, si avvicinarono a Jane, intenta a portare alcuni bicchieri vuoti sul vassoio. La ragazza sentendosi tirare il pantalone appoggiò il vassoio sul bancone e abbassò lo sguardo verso i due bambini che le porsero quattro fogli di carta che avevano diligentemente decorato con una storia di supereroi.

Il fratellino prese coraggio e disse, «Abbiamo disegnato una storia di supereroi e volevamo mostrarla a te. Forse potresti appenderla qua, accanto agli altri disegni?»

Un sorriso affettuoso si dipinse sul volto di Jane mentre osservava i disegni dei piccoli artisti. Prese con delicatezza i fogli e li esaminò uno per uno. I disegni erano pieni di colori brillanti e dettagli, raccontavano la storia avventurosa di eroi che lottavano contro il male.

«Sono veramente bellissimi!» esclamò Jane.

Con premura, Jane attaccò i disegni alla parete, i bambini sorridevano radiosi, pieni di orgoglio per il loro lavoro. «Mi raccontate di più sui vostri supereroi?» chiese la barista.

Il fratellino prese il foglio e iniziò a raccontare con entusiasmo la storia. Parlava di 'Fulmine Dorato', un eroe capace di controllare il tempo, e di 'Stella Argentata', una guerriera dotata di forza sovrumana.

Intanto, la sorellina afferrò un pennarello e iniziò a disegnare su un foglio bianco vuoto. Creava nuovi personaggi, ampliando l'universo della loro storia. Era evidente quanto amassero quel momento creativo e come fossero immersi nel loro mondo fantastico.

La luce del pomeriggio iniziava a cambiare, il sole stava scendendo, e i clienti cominciavano ad affollare il bar. Jane chiese gentilmente ai bambini di conservare il disegno per continuarlo l'indomani e promise che sarebbero stati accolti in qualsiasi momento per continuare le loro avventure artistiche.

Quella sera, mentre Jane lavorava dietro al bancone, ammirava i disegni dei piccoli supereroi. Si sentiva grata per quei momenti di innocenza e creatività che i bambini avevano portato nel suo piccolo bar. Eppure, sotto quella gratitudine, la sua tristezza persisteva, un costante richiamo alla realtà che si faceva sempre più vicino.

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