Lo dedico a te!

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Non c'era più l'oscurità.

Quell'oscurità dilagante che mi si infilava in gola, che mi scioglieva le viscere.

C'era però l'armadio.

Quell'armadio che incarnava sia il mio paradiso che il mio inferno.

Davanti a me, alto, eretto, con le ante chiuse, il legno antico, color cognac bruciato.

Là dentro c'ero stata io.

Là dentro ero stata trovata da mio fratello, salvata e amata da lui.

Là dentro c'ero stata io.

Là dentro ero stata torturata, seviziata e odiata.

C'erano le tenebre dell'incubo e le luci dei miei sogni più grandi.

E c'ero anche io.

Davanti a quel mobile, con un martello gigante in mano, comprato proprio quel giorno.

C'ero anche io.

A guardare quell'ultimo pezzo di me che avrei dovuto lasciare andare per sempre.

Quel nucleo di ricordi fragili e intensi, quel vortice di sentimenti e bestialità.

Il martello pesava come non mai tra le mie mani, ma comunque trovai la forza di sollevarlo in aria e iniziare a colpire.

Ancora, ancora, ancora.

Il legno si fracassò come tutti i miei incubi, distrutti per sempre sotto i miei colpi.

Rumori, voci, suoni croccanti, lamenti sofferenti da parte mia e di quell'inferno, le memorie di quei giorni a sfaldarsi come le sue ante.

Si rompeva tutto, mi rompevo io, ma non c'era solo dolore, non c'era solo tormento.

C'era la luce di Jesse che schiudeva le porte, il divertimento di quando giocavamo a nascondino.

C'ero io e c'era lui.

C'eravamo noi.

Ci saremmo sempre stati noi.

Alla fine, dopo un bel po' di tempo, troppo per poterlo contare, di quell'armadio non ne era rimasto più nulla che potesse ricordarne la sua forma iniziale, la sua origine.

Solo una montagna di legno rotto, spezzato, trucioli e ceppi senza valore, odore di polvere, la sofferenza di una libertà finalmente trovata.

Posai il martello a terra, ancora affannata, ricoperta da uno strato spesso di sudore dalla testa ai piedi, mi risollevai.

Alzai le braccia, guardai le mie mani.

I miei polsi.

Le cicatrici che li dilaniavano, quei bracciali di pelle che mai se ne sarebbero andati, che sempre mi avrebbero incatenata, fino alla fine dei miei giorni, ma non più come prima.

Mai più come prima.

Sorrisi.

«Jesse! Questo goal» urlai a gran voce, con tutta la forza, il coraggio e l'amore del mondo, «lo dedico a te!»

E le baciai.







Nota autrice:

Il prossimo capitolo sarà L'ULTIMO ufficiale, prima dell'epilogo, e sarà molto, MOLTO particolare.

Capirete, vedrete.

E sì, li pubblicherò tutti insieme.

È giunta l'ora di porre fine una volta per tutte a questa storia.

Che in verità non finirà mai, perché SEMPRE i fratelli Murray si ameranno, ben oltre l'epilogo, ben oltre la morte.

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora