chapter 3

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Prima o poi
il sole splende
per tutti, no?


Sconosciuto

Le mani tremano al contatto con la mia stessa pelle. Il fiato corto.
È tutto così astratto ed imminente.
Lo scricchiolio delle assi a me ben noto comincia a risuonare tra le pareti.
La porta si apre e Travis entra nella stanza.

"Rey, siamo agli sgoccioli. Sta per arrivare" annuncia entusiasto.
Come mio solito non mostro alcuna emozione.
No... non voglio che accada. Devo fare il possibile affinchè non accada.
Non deve venire qui.

Si avvicina a me.

"Forza, alzati da quella sedia. Dobbiamo prepararci. Lo accoglieremo nel migliore dei modi" lascia la stanza dandomi una pacca sulla spalla.

Non può e non deve accadere.

Sia

Quanto è complesso non poter provare emozioni? Quanto è difficile non poter reagire a nulla?

"È normale, sei ancora piccola" mi ripeteva mia madre quando sbadatamente ruppi il mio peluche preferito.
Ma lei mi aveva mentito... non piansi neanche quando si ruppe un pezzo di me.
Lei era consapevole delle menzogne che mi stava cucendo addosso, ma le saldava con il sorriso in volto. Quel sorriso che portava via ogni sua colpa.

Ho sempre amato i giochi pericolosi: quei giochi in cui la vita è completamente circondata dal puro rischio.
Forse io ed Emily abbiamo giocato un po' troppo.

Abbiamo nascosto quasi anche a noi stesse la morte di nostra madre. Qualche settimana fa abbiamo lasciato il suo corpo accanto ad una costiera qui vicino, e pochi giorni dopo è stata ritrovata.

È stata una grande cazzata, ma non potevo abbandonare il mio ultimo appiglio: Emily.
È andato tutto bene alla fine... nessuno si è fatto male.

E anche se dentro brucio fuori stiamo bene entrambe. Questo è l'importante.

Osservo l'orario sullo schermo del telefono.
7:15.
Devo prepararmi, o farò tardi.
Prendo il vestito elegante nero di mia madre.
Con uno spacco all'altezza della gamba sinistra e un altro che scopre interamente la schiena, osservo il mio riflesso esageratamente alto grazie ai tacchi allo specchio.

In me rivedo lei. Con questo vestito addosso mi sembra di averla ancora qui con me, ma come lei ripeteva sempre: "Nulla è come sembra". Non so perchè lo ripeteva, ma trovava sempre il pretesto per farlo.

"Sia ma tu non mangi?" Emily si avvicina a me con il piatto di zuppa tra le mani.
"Emily, tranquilla... termina il tuo piatto" le rivolgo un sorriso. "M-" la blocco prima che possa dire qualsiasi altra cosa portando un dito sulle sue labbra. "Devo andare, ci vediamo dopo" le rivolgo un altro sorriso vedendola sparire nel corridoio.

Guardo ancora per qualche minuto la mia figura allo specchio.
Sono davvero troppo magra. Questo vestito è quasi troppo grande per me... ed è la misura più piccola.
Non devo pensarci. Voglio solo fare buona impressione a lavore e magari anche divertirmi.
Sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed esco di casa.

Sono le 7:30. Orario perfetto. Nel silenzio più totale della città il frastuono che provocano ad ogni passo i miei tacchi è l'unica fonte di rumore.

Dopo soltanto dieci minuti arrivo davanti al vicoletto che nasconde il "Comet". Faccio un respiro profondo e ricomincio a camminare.
L'insegna al neon si riflette sui miei occhi lasciando il suo marchio ben in profondita.
Apro la porta ed entro.

CHIHIRO: le due regineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora